Antonio Montanari

Gli elefanti di Federico II.
Da "L'Europa dei Malatesti"

Carta canta/7

Appendice a "Gli elefanti di Federico II".
Da A. Montanari, "L'Europa dei malatesti" [Scribd]

Rimanda al discorso sulle origini tedesche dei Malatesti anche quanto accade a Rimini nel 1226 e nel 1231. Cominciamo da quest'ultimo evento, non «citato né dalla storiografia locale, né dalle fonti documentarie e cronachistiche coeve» [1]. Esso infatti può contribuire a comprendere i legami tra la città di Rimini ed il potere imperiale, di cui essa stessa è considerata un «caposaldo» [2]. Nel 1231 Federico II transita nel territorio riminese, come attesta l'epigrafe di San Martino in XX venuta «alla luce nel 1973-74» [3]. Tale epigrafe è considerata da Anna Falcioni «una preziosa testimonianza storica a conferma della costante presenza di Federico II di Svevia nel mondo romagnolo, quale roccaforte nel programma di restautazione imperiale da attuare nel Regnum Italiae» [4]. Presenza che nel 1226 ha avuto attestazione di grande rilevanza, quando proprio da Rimini Federico II ha promulgato la sua Bolla d'oro.
I due episodi del 1226 e del 1231 non possono essere disgiunti dai fatti successivi che avvengono a Rimini sul finire del sec. XIII. Abbiamo già ricordato che nel 1295 il guelfo Malatesta da Verucchio mette in fuga il capo dei ghibellini Parcitade, il cui fratello Montagna è ucciso in carcere dal figlio di Malatesta. Con la vittoria sul partito imperiale, ogni richiamo alle origini tedesche di casa Malatesti poteva suonare contraddittorio rispetto agli interessi contingenti della politica.
Possiamo riepilogare i fatti che li documentano. Il re dei Romani Rodolfo d'Asburgo, in cambio della corona imperiale nel 1278 lascia al papato il dominio della Romagna, piena di moti di ribellione. I magistrati riminesi, per aver imposto collette alle terre arcivescovili, sono scomunicati (1279), mentre restano per il momento ottimi i rapporti fra la Chiesa e Malatesta. Martino V nel 1281 elogia la sua devozione e l'aiuto in armi ricevuto, però gli intima di non dare in moglie una sua figlia ad un figlio di Guido da Montefeltro. Come ringraziamento per altri interventi armati, il papa nel 1283 conferma ai riminesi gli antichi privilegi. Nel 1285 Malatesta scampa a Cesena ad un attentato, ed è ancora podestà di Rimini mentre suo figlio Giovanni lo è a Pesaro. Il loro potere si estende alle città vicine.
Onorio IV attraverso il conte di Romagna tenta di soffocare le tendenze autonomistiche. Malatesta cerca di eliminare le controversie locali per costituire un fronte antipapale. Fa pace nel 1287 con i faentini, al cui signore (Francesco Manfredi) dà in sposa la figlia Rengarda. Sfugge ad un altro attentato, preparatogli dal conte di Romagna sulla strada tra Cervia a Rimini: suo fratello Giovanni da Sogliano, è catturato con molti del seguito. La loro liberazione gli costa 4.000 lire ravennati.

Per aver assediato la Rocca di Cervia e aver fatto ribellare alcuni Comuni, Malatesta il 3 febbraio 1288 è accusato di lesa maestà, con l'ordine di discolparsi entro cinque giorni. Disattesa l'ingiunzione, è condannato a morte. Il 22 febbraio viene eletto il nuovo papa, Niccolò IV, che mira ad una politica di conciliazione. Per avervi aderito, Malatesta viene cacciato da Rimini quale ribelle, benché podestà. Per ristabilirsi in patria si allea con il conte di Romagna, mentre i suoi figli Giovanni e Malatestino occupano Santarcangelo e Montescudo. Rimini lo grazia, obbligandolo a pagare le collette e sottostare alle imposizioni come ogni altro cittadino.
Nel 1290 fallisce una rivolta popolare contro il dominio papale. Il nuovo conte, Stefano Colonna, perdona le offese. La 'giustizia' tuttavia fa il suo corso. Un capopopolo, Martin Cataldi, torturato confessa la congiura e finisce alla forca. Rimini è sottoposta all'interdetto, da cui sarà prosciolta nel 1295, e viene privata dell'elezione del podestà. Ravenna si solleva contro Colonna, e lo imprigiona. Malatesta ed altri capi guelfi delle città vicine, cacciano da Forlì il Legato pontificio: «tutta Romagna fu tolta agli Ufficiali della Chiesa» (L. Tonini, III, p. 161). Rimini ripassa nelle mani di Malatesta che chiama come podestà Rodolfino da Calisese. Nel 1294 incaricherà il proprio genero, Bernardino Da Polenta.
Durante la sede vacante (1292-94) si forma una vittoriosa lega romagnola contro la Chiesa. Malatesta è podestà di Cesena; Malatestino, di Bertinoro; Giovanni, di Faenza. Il governatore di Romagna, dopo l'elezione di Bonifacio VIII (1295), vorrebbe umiliare i Malatesti, e medita di atterrare le loro case. I guelfi ottengono in ottobre un nuovo conte, Guglielmo Durante, subito omaggiato dai ghibellini. Cresce dovunque la tensione. I partiti avversi si armano anche a Rimini. Nessuno si decide a cominciare lo scontro. Finché arriva il 13 dicembre 1295, con la nascita della signoria malatestiana.

NOTE
[1] A. FALCIONI, Federico II di Svevia e l'epigrafe di S. Martino in XX di Rimini, Rimini 1997, p. 12.
[2] Ibidem, p. 11.
[3] Ibidem, p. 3. Una traduzione di Alberto Roncaglia (1982) ci propone questo testo: «Nell'anno del Signore 1231, sotto il papato di Gregorio e l'impero di Federico, nella quarta indizione, al tempo in cui l'imperatore Federico venne a Rimini…».
[4] Ibidem, pp. 8-9.

A "Gli elefanti di Federico II".

Antonio Montanari
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