L'Esperantismo

 

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L’Esperanto stava forse per diventare la lingua di un gruppo settario o ideologico? Quando Zamenhof arrivò a Boulogne-Sur-­Mer per il primo congresso mondiale di Esperanto, gli organizzatori locali considerarono prudente evitare ogni troppo esplicita espres­sione di religiosità o di politicità. Essi temevano che la voce o il tono di un profeta ebreo in un paese allora razionalista e bigotto avrebbero provocato aspre critiche o una derisione mortificante. Essi non potevano impedire a Zamenhof di esprimere le sue spe­ranze ma condussero il congresso sul terreno della pura e sempli­ce comunicazione con una "dichiarazione sull'essenza dell’esperantismo", che dissociava la lingua internazionale da qual­siasi ideologia: "L'esperantismo è un impegno di diffondere nel mon­do intero l'uso di una lingua umana neutrale che senza pretendere di inserirsi negli affari interni dei popoli e senza mirare assoluta-mente ad eliminare le lingue nazionali esistenti, permetterebbe agli uomini di differenti nazionalità di capirsi tra loro, che potrebbe ser­vire come lingua di pacificazione presso le istituzioni pubbliche nei paesi dove etnie diverse lottano tra di loro a causa della lingua, e nella quale potrebbero essere pubblicate opere che si rivelano di uguale interesse per tutti i popoli. Ogni altra idea o aspirazione che qualsiasi esperantista voglia associare con l'esperantismo sarà cosa puramente privata di cui l'esperantismo non sarà responsabile" (originala Verkaro, pag. 237).

L'anno successivo, il congresso di Ginevra adottò la dichiarazione sulla neutralità dei congressi di Esperanto, sulla base della dichiarazione di Boulogne. "Ha diritto di chiamarsi esperantista ogni persona che conosce e usa la lingua Esperanto per qualunque scopo la voglia usare. La conoscenza generalizzata della lingua internazionale avrà, dopo un tempo più o meno lungo, importanti conseguenze per la vita dei popoli nei campi politici, religiosi e sociali. Tuttavia quelle conseguenze sono possibili soltanto attra­verso grandi trasformazioni delle istituzioni e dei costumi". 8u quel­le modifiche gli esperantisti possono essere di idee divergenti ma, poiché la trasformazione finale delle società dipende prima di tutto dal successo dell'Esperanto, è necessario lavorare unitariamente per la vittoria della lingua internazionale. Per questo, si evitino discussioni e opposizioni. A tale scopo si deve garantire la neutrali­tà e l'armonia nei congressi. Perciò i programmi congressuali "non devono consentire, durante riunioni generali, trattazione di questio­ni politiche, religiose e sociali; gli interessati a quegli argomenti possono trattarli tra di loro soltanto in riunioni private" (Leteroj de Zamenhof, voi. I pag. 287-88>.

Con quella dichiarazione gli esperantisti e lo stesso Zamenhof rifiutarono di collegare l'esperantismo a qualche idealogia filosofica o religiosa, compresa quella dell'hillelismo, e cercaro­no così di rendere possibile la coesistenza tra di loro di tutte le tendenze. Ma mentre Zamenhof considerava neutralità e universa­lità come sintesi di quelle tendenze, la Dichiarazione le concepiva come un equilibrio tra idee prive di riferimenti e poiché anche un piccolo movimento può essere causa di alterazione di un equilibrio, una neutralità di quella specie divenne presto un immobilismo. L'atteggiamento neutrale ben presto portò ad uno scisma, perché poneva implicitamente la questione fondamentale sullo scopo della lingua internazionale: a cosa serve tale lingua?, forse questa, avendo aspirazione all'universalità, non contiene già una vocazione specifi­ca che non si possa esprimere con le lingue nazionali?, può vivere e diffondersi senza motivazioni più incisive che non la comunica­zione pratica?, l'invito ad impararla è per un immediato vantaggio o per la speranza di future conseguenze favorevoli per la vita dei popoli? Il problema non è ancora stato risolto, ma anche nelle organizzazioni esperantiste più strettamente neutrali sembra tro­varsi un ideale e un complesso di idee come base minima comune. Questo ideale tipicamente esperantista e' la "idea interna" (la interna ideo).

 

Programma Multimadiale ESPERANTO realizzato nell'anno scolastico 2000/2001 dagli studenti:
            Di Fazio Andrea e Maurelli Francesco                      nuvola.bianca@tiscalinet.it - fran.mau@infinito.it 
Per domande o commenti su questo programma fare riferimento a:
                                                   ROMA ESPERANTA JUNULARO
                                                          info_rej@hotmail.com
Aggiornato nel mese di giugno 2001.