Charbel Makhlouf

Martirologio Romano

Santi San Charbel (Giuseppe) Makhluf, sacerdote dell'Ordine Libanese Maronita, che, alla ricerca di una vita di austera solitudine e di una più alta perfezione, si ritirò dal cenobio di Annaya in Libano in un eremo, dove servì Dio giorno e notte in somma sobrietà di vita con digiuni e preghiere, giungendo il 24 dicembre a riposare nel Signore.

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L'eremita che visse di contemplazione

Questo umilissimo eremita ha vissuto la vita nel nascondimento assoluto, nella preghiera, nella meditazione e nella penitenza.
La radicalità del suo cammino nella sequela di Cristo lo annovera tra le stelle più luminose ed è riuscito a riflettere la luce celeste nella sua vita, come un faro che squarcia il buio spirituale di questo tempo.

Frequentò la scuola imparando a leggere con i salmi e i testi liturgici in siriaco. A 14 anni già si ritirava a pregare in una grotta appena fuori del paese, oggi chiamata "la grotta del santo". Nessuno come lui ha mai operato in modo così sorprendentemente e incisivo.

Biografia

Youssef Makhluf, nacque l'8 Maggio dell'anno 1828 nel villaggio di BqaaKafra, che sorge a 1800 metri di altezza sopra la valle santa, del distretto di Basharre settentrionale del Libano. Era il quinto figlio di una famiglia contadina, il padre Antun e la mamma Brigitte Chidiac. Fu preceduto da due fratelli, Hanna e Bechara, e da due sorelle Kaoun e Wardé.

Nel 1831 Youssef rimase orfano del padre all'età di tre anni, passò sotto la tutela di Tannous lo zio paterno. A quattordici anni si ritirò in una grotta fuori del paese a pregare per ore (oggi è chiamata "la grotta del santo").
A ventidue anni, pur essendo osteggiato dallo zio, e sentendosi chiamato alla vita monastica, va al monastero di Nostra Signora di Mayfouq, ed entra come novizio scegliendo il nome di Charbel, che in siriaco significa "storia di Dio".

Trascorso il primo anno di noviziato, fu trasferito da Annaya al monastero di Maifuq per il secondo anno di studi. Il primo Novembre 1953 il novizio vestì l'abito monastico e pronunciò i voti solenni davanti al superiore, padre Antonios Al Bani.

Fu trasferito al Monastero di San Cipriano di Kfifane, dove studiò filosofia e teologia per cinque anni, sotto la guida di Nimatullah Al-Hardini, detto "il santo di Kfifane".

Fu ordinato sacerdote presso la sede patriarcale di Bkerkè il 23 luglio 1859. Padre Charbel tornò nel monastero di Annaya, dove rimase per quindici anni; in seguito alla sua richiesta ottenne di farsi eremita nel vicino eremo a 1378 metri sul livello del mare a soli venti minuti dal convento di Annaya, dove si sottopose alle più dure mortificazioni.

La sua pratica della povertà fu totale, sia nell'abbigliamento sia nel cibo che nella sua cella. Non accettò mai il minimo denaro. S'impegnò con vigilanza a custodire il voto di castità e a vegliare sui suoi sensi, il che ci fa pensare a quali dure lotte dovette affrontare. Charbel.

La preghiera di padre Charbel diventò continua. Trascorreva gran parte della notte in preghiera. Celebrava la Messa con molta attenzione, implorando la misericordia divina per gli uomini.

Padre Charbel riservava, accanto alle sue attività missionarie e contemplative, un posto importante al lavoro manuale. In ogni stagione si dedicava ai lavori domestici e campestri.

L'ascesi di padre Charbel fu discreta, senza nulla di spettacolare, aveva una adorazione profonda e una straordinaria semplicità di cuore con un abbandono filiale a Cristo.

Vivendo di Dio e per Dio, padre Charbel diventò un tramite tra cielo e terra. Sacerdote fra gli uomini, non rimase mai indifferente alle loro afflizioni e intercedeva presso Dio per tutti quelli che gli erano raccomandati o che erano stati condotti a lui.

Mentre celebrava la S. Messa in rito Siro-maronita, il 16 dicembre 1898, al momento della sollevazione dell'ostia consacrata e del calice con il vino e recitando la bellissima preghiera eucaristica, lo colse un colpo apoplettico; trasportato nella sua stanza, vi passò otto giorni di sofferenze e agonia finché il 24 dicembre lasciò questo mondo.

Dopo alcuni mesi dopo la morte accaddero fenomeni straordinari sulla sua tomba, questa fu aperta e il corpo fu trovato intatto e morbido, rimesso in un'altra cassa, fu collocato in una cappella, e poiché il suo corpo emetteva del sudore rossastro, le vesti erano cambiate due volte la settimana.

Una commissione di medici verificò l'integrità del corpo e la persistenza del sudore misto a sangue rilevato già mezzo secolo prima.

Nel processo di canonizzazione sono citate: la guarigione miracolosa e istantanea da un'ulcera maligna di Suor Maria Abel Kamari il 12 luglio 1950. Il recupero della vista di un cieco, certo Iskandar Obeid, avvenuto mentre il fedele stava pregando sulla tomba del futuro Santo nel 1937 e la guarigione da un cancro alla gola in fase terminale di Myriam Aouad avvenuta invece nel 1967.

Papa Paolo VI il 5 dicembre 1965 dichiarò beato Charbel Makhlouf e lo proclamò santo il 9 ottobre 1977 durante il sinodo mondiale dei vescovi. A convincere la Chiesa a fare questo passo furono soprattutto le guarigioni scientificamente inspiegabili attribuite al grande mistico.

Questo eremita libanese ha trascorso la vita nel nascondimento, e dopo morto ha illuminato la vallata intorno alla sua tomba. Il suo corpo è rimasto incorrotto per settantanove anni, dal 1898 al 1977 e ha continuato a stillare un liquido rossastro dalle proprietà miracolose. È stato definito il Padre Pio della Chiesa Orientale del 1800.

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