LA CUCINA CARNICA ED I SUOI INGREDIENTI

 

Le parole chiave della cucina carnica sono: ingredienti genuini e fantasia. L'ingrediente che certo più impreziosisce questi piatti è la cura, l'attenzione, la creatività con cui, scegliendo i prodotti forniti e colti sul territorio, i cibi vengono preparati. Si tratta quindi di una "cucina povera" caratterizzata da sapori autentici e che riflette il carattere e il modo di vivere degli ingegnosi abitanti carnici.
Ma si tratta anche di una cucina legata alle stagioni perché sfrutta quanto ogni stagione può offrire: si pensi, ad esempio all'utilizzo delle erbe che ingentiliscono i sapori in primavera, o dei funghi in estate ed in autunno.
Ma veniamo ai piatti ed agli ingredienti più tipici di questa cucina.

Polenta

Frico

Formaggio

Cjarsons

Brovade e Muset

Crostoli, dolci e grappe

Le Esse di Raveo

Sapori di Carnia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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La Polenta (la polente)

La cottura della polenta
È sicuramente il simbolo incontrastato della cucina del Friuli Venezia Giulia e della Carnia, in particolare. Preparata oggi con farina di mais ed acqua (in origine era più semplicemente un impasto di acqua e di farina ottenuta dalla macinazione di semi, soprattutto di graminacee, ma non ancora di mais), viene fatta cuocere per più di 40 minuti nell'apposita caldaia di rame, rigorosamente su fuoco a legna. La polenta ha rappresentato per secoli la base dell'alimentazione locale. Maestro Martino, cuoco del Patriarca di Aquileia ha tramandato ricette, risalenti al XV secolo, di polenta di castagne, di polenta di miglio e polenta di spelta. Conosciuta presso i Romani che la chiamavano puls juliana, ad indicare la preferenza che l'imperatore Giuliano accordava a questo alimento, ebbe in realtà origini ben più remote.
Nella nostra cucina ormai da tempo polenta significa polenta di mais, per lo meno dalla scoperta dall'America, quando giunse in Europa dalla cultura dei popoli Inca ed Atzechi. Alla fine del XVI secolo il mais era quotato sul mercato di Udine ed già era presente nelle cucine friulane. In principio era impiegato solo in condizioni di estrema necessità e miseria nella preparazione del cibo, essendo per lo più utilizzato come mangime per animali. Solo in un secondo tempo, quindi, divenne abitudine quotidiana preparare la polenta per cena.
La cottura della polenta rappresentava un vero e proprio rito per la famiglia carnica che si radunava attorno al fogolâr, in attesa dell'ambito pasto.
Il fogolâr
La polenta fumante
Il rito cominciava con un segno della croce tracciato con il mestolo sull'acqua bollente e si creava spesso una contesa tra i bambini ghiotti delle croste che si formavano durante la cottura della polenta e che erano molto gradite anche ribollite nel latte (crostes di polente). Ma anche nel tagliare la polenta fumante appena rovesciata sul tagliere si ripeteva (e si ripete tuttoggi) il "disegno" della croce. La polenta che avanzava era accuratamente riposta in un cestino e ribollita nel latte per colazione. La polenta viene variamente accompagnata da carne, da cacciagione, da pesce ed anche da funghi. Davvero ottima abbinata al frico.

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Il Frico (il frico)

Il frico
La ricetta del frico compare per la prima volta in un manoscritto di inizio '400.
Oggi rappresenta un antipasto goloso offerto nei migliori ristoranti tradizionali, ma le origini di questo piatto sono in realtà piuttosto umili. Nasce infatti dall'usanza contadina di lasciare sulle braci del focolare, prima di uscire nei campi, una padella con le croste avanzate di formaggio per trovarle fuse al ritorno, in una specie di frittella dorata. Nella versione classica è formaggio a media maturazione (montasio o latteria) fritto in pochissimo burro fuso e a fuoco lento per più di mezz'ora, fino a raggiungere la consistenza di una specie di focaccia croccante. Ma ve ne sono tipi morbidi più complessi, che vedono il formaggio amalgamato con patate (a volte anche con cipolle), con verdure o mele.
Solo con l'arrivo delle patate si diffuse la versione di frico che le include nella preparazione, mentre precedentemente esso si accompagnava prevalentemente alla polenta. L'ingrediente principale e immancabile del frico rimane comunque sempre il formaggio. Montasio o Latteria più volte si alternano ed anche la cottura varia a seconda del risultato che si vuole ottenere (frico croccante, frico filante,...). Il risutato è in ogni caso molto saporito e gradevole.

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Il Formaggio (il formadi)


Il formaggio: ingrediente fondamentale della cucina carnica
Il formaggio è un alimento antico nato dall’esigenza di far durare a lungo un prodotto deperibile, non sempre disponibile e difficilmente trasportabile come il latte. La nascita del Montasio si fa risalire al 1200 nell’Abbazia di Moggio Udinese e lo si attribuisce all'ingegno dei Frati Benedettini. La tecnica di produzione messa a punto dai Benedettini si diffuse rapidamente in Carnia.
Da allora si è naturalmente evoluta, ma è rimasto il principio di trasformare il latte in formaggio utilizzando tecniche poi tramandate dai casari: fuoco moderato, caglio, sale ed una certa esperienza. Il latte crudo di due munte giornaliere conferisce un sapore morbido e delicato tipico del formaggio di queste valli.
FORMAGGIO CARNIA
Formaggio friulano di pasta compatta, elastica, di colore giallo paglierino con crosta piuttosto dura che tende al marrone con la stagionatura. È ricavato da latte crudo vaccino intero o parzialmente scremato. Stagionato, presenta sapore marcato e dolce.
LATTERIA
Il nome deriva dal fatto che era prodotto nelle vecchie latterie turnarie. La razza bovina, l'alimentazione, il tipo di allevamento determinano un sapore diverso a seconda della zona in cui è prodotto. Si tratta di un formaggio duro o semiduro, stagionato e grasso.
MALGA
Come dice il nome, la lavorazione avviene nelle malghe.
Le malghe rappresentano una preziosa risorsa per la Carnia. Situate ad alta quota, sono aperte dall'inizio dell'estate fino all'autunno.
L'erba e l'aria incontaminata di questi luoghi rendono il latte, e quindi il formaggio, ed ogni altro prodotto di malga pareticolarmente saporito e nutriente.
Al latte vaccino è aggiunto spesso quello di capra per accentuare il tipico sapore piccante e leggermente amarognolo. Si tratta di un formaggio stagionato e grasso. Di solito si stagiona per un paio di settimane, ma anche per periodi più lunghi.
Formadi salât
FORMAGGIO SALATO (Formadi salât)
Caratteristica è la tecnica di lavorazione originariamente usata per conservare un formaggio magro nelle dispense di montagna per tutto l'inverno. La maturazione avviene in una salina, la "salmuerie", composta di acqua, sale, latte e/o panna. La base di partenza è un formaggio fresco ed a latte intero. I formaggi non subiscono pressatura ma, in pezzi quadrati del peso di 2-5 kg, sono immersi direttamente in salamoia, dove restano per un periodo variabile tra i due e i sei mesi, a seconda che si voglia ottenere un prodotto tenero o duro.
Le salamoie utilizzate per l'occasione, infatti, non sono semplici preparati a base di acqua, panna e sale: le più vecchie raggiungono anche i 25-30 anni d'età. Naturalmente, periodicamente vengono reintegrate con panna e sale e filtrate per eliminare eventuali residui della lavorazione (di solito, pezzetti di forme che possono rompersi durante l'immersione), ma non vengono mai completamente sostituite. Il risultato di questa lavorazione è un formaggio dalla struttura compatta e pasta morbida e bianca, nel tipo fresco e più dura in quello stagionato. Sapore deciso, delicatamente salato e leggermente acidulo; il profumo intenso e caratteristico si accentua con la maturazione. Ottimo con le patate.
FORMAGGIO "FRANT" (Formadi frant)
Riscoperto dall'azienda agricola San Juri che lo produce dal 1985 e valorizzato dalla manifestazione di Sapori di Carnia, il formadi frant è preparato secondo un'antica ricetta locale. Esso è ottenuto dalla frantumazione di formaggi di latte vaccino carnici di diversa stagionatura assieme a panna, latte, sale e pepe che vengono lasciati stagionare in appositi stampi. È un tipo di formaggio dal sapore marcato leggermente piccante che risulta ottimo abbinato alla polenta, alle patate o a gelatina ridotta di verduzzo o pere.

Si può assaggiare all'agriturismo San Juri di Enemonzo che ne ha, tra l'altro, da poco, registrato il marchio come "Formadi Frant Carnia". L'agriturismo San Juri deve il proprio nome all'antica chiesetta, ricca di affreschi cinquecenteschi, costruita dagli abitanti di Raveo il cui territorio si

Formadi frant
Scuete fumàde

spingeva fin qui e che sorge nelle immediate vicinanze. Oltre a degustare le prelibatezze della cucina carnica all'agriturismo di San Juri è anche possibile soggiornare per assaporare magari con più calma la tranquillità di un luogo che regala forse il più bel panorama di Raveo. Per saperne di più puoi scaricare la brochure sul tuo computer (file pdf per Acrobat Reader 671 Kb).

Ottime sono pure le ricotte, in particolare nella variante affumicata.

RICOTTA AFFUMICATA (Scuete fumàde)
Caratteristica della Carnia, si presenta nelle caratteristiche forme ovali, schiacciate da una parte, con crosta sottile, di colore ocra bruciato e la pasta bianca e compatta. È una ricotta affumicata, ricavata dal siero di latte vaccino. Durante la lavorazione, alla pasta si aggiungono infusi o erbe per l'affumicatura, che va dai due ai quattro giorni;

poi la si fa stagionare per almeno un mese. L'inconfondibile sapore deriva dall'affumicatura, di durata variabile a seconda delle esigenze di conservazione e dell'utilizzo e si ottiene con la combustione del legno di faggio.
Si utilizza sempre di più in cucina, specialmente gratuggiata e come condimento (magari sugli gnocchi di zucca o di patate) o accompagnata ad una bella fetta di polenta.

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I Cjarsòns (o Cjalsòns)

I cjarsòns
Noti fin dal 1300 non ne esiste un'unica ricetta, perchè ogni vallata della Carnia ha la sua e spesso ogni casa ne individua una nuova variante.
Ed è proprio questa varietà di preparazioni - concludeva Cosetti - che ha sempre suscitato la mia curiosità e mi ha spinto nel 1973 ad indire un concorso per tutte le donne carniche: tema "I cjalsòns", risultato: 40 concorrenti con 40 ricette diverse. Questo rispecchia ancora una volta il carattere del carnico: "ognuno per proprio conto."Sono agnolotti con ripieni diversi da paese a paese, generalmente di magro ma saporiti e nutrienti tanto da essere, generalmente, piatto unico: ci sono quelli preparati con una pasta (in cui più tardi entrarono anche le patate), ripieni di un impasto di cipolla arrostita, (più tardi anche farina gialla),
strutto, pangrattato, uvetta, cannella, zucchero, pepe, sale, conditi con ricotta, burro fuso, formaggio grattato; in altri entrano ricotta affumicata e fichi secchi, chiodi di garofano, menta, mele; in altri ancora uova e cacao, oppure bietole, cavolo rapa, pere, mele; e così via in una continua e fantasiosa avventura di sapori.

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Brovade e musèt

Brovade e musèt

Il muset è un tipo particolare di cotechino, forse il più noto degli insaccati friulani. E' un misto di carne suina, variamente aromatizzata e insaccata dopo essere stata macinata. Il muset è composto anche da carne magra del muso del suino (dalla quale deriva appunto il nome), la più saporita e gustosa di tutto il suino, unitamente ad un pò di lardo sodo. Questo insaccato viene cotto molto lentamente a fuoco basso, immergendolo interamente e con il suo involucro in una padella contenente acqua fredda per circa 1,5 - 2 ore.
Il suo gusto è eccezionale specialmente se servito con la brovade.

Quest'ultima è preparata con rape inacidite nella vinaccia.

Piccole rape vengono coltivate nei declivi delle valli e, una volta raccolte, in autunno, vengono lavate e riposte, alternate a strati di vinacce di uva rossa (da cui prendono il colore rosato), in piccole botti o recipienti di legno, dove vengono fatte macerare.
Dopo più di un mese sono pronte per essere consumate, vengono quindi gratuggiate e cotte. Diverso dalla brovade è il craut che è invece preparato con cavoli inaciditi, ottenuti dalla fermentazione dei cappucci in aceto e sale.

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Crostoli, dolci e grappe

I crustui

I crostoli (i crustui) costituiscono il tipico dolce di Carnevale, ma in Carnia è facile trovarli durante l'inverno in genere. Le strisce rettangolari ricavate da una sottile sfoglia di farina di frumento, uova, zucchero e buccia di limone gratuggiata, vengono fritte e cosparse di zucchero a velo. Friabili e dal sapore gradevole vengono preparate e consumate in grande quantità.

 

La crostade

Molto buone anche le crostate alla frutta, gli strudel e le torte di mele in genere o i dolci preparati con le castagne o le nocciole.

Da queste parti non possono poi non essere ricordate le grappe (las sgnapes) aromatizzate alla frutta come quelle ai mirtilli, alle more, ai mirtilli, ai ribes, ai lamponi, alle prugne, alle fragole, alle ciliegie di bosco, ai semi di mela. Ma sono ottime anche le grappe alle erbe come quelle alla salvia, al basilico, alla ruta, alla menta, alla liquirizia, all'erba luisa, al cumino, al ginepro, al pino mugo o al radicchio di montagna (pianta spontanea che cresce in alta montagna e che è davvero prelibata anche conservata sottolio e servita con la carne). A voi la scelta!

Las sgnapes

Le Esse di Raveo

Discorso a parte merita questo tipo particolare di biscotto a cui si deve la notorietà di questo piccolo paese, altrimenti per molti sconosciuto. E si tratta certamente dell'iniziativa dolciaria più importante della Carnia.
Biscotti dorati e fragranti, dalla caratteristica forma e dall'inconfondibile sapore, sono preparati ancora secondo un'antica ricetta e costituiscono in fondo un simbolo di Raveo. Il titolare di un piccolo panificio del paese, per incrementare le entrate familiari, cominciò cuocendo pochi chilogrammi di questi biscotti a base di farina di grano tenero, zucchero, uova, vaniglia e burro. Ed il profumo che ancor oggi i forni diffondono in tutto il paese costituisce, già di per sè, un invito all'assaggio. Per saperne di più puoi visitare il sito http://www.essediraveo.it/

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