Una finestra su Ravanusa

 

SCUOLA MEDIA STATALE "A. MANZONI" RAVANUSA

Questa esperienza didattica, frutto di un lavoro interdisciplinare, concentra l’attenzione su alcuni aspetti della nostra Città per offrire, attraverso notizie e fotografie, uno sguardo rapido sul patrimonio storico-culturale. Il lavoro viene presentato sia in lingua madre che nella versione inglese. Hanno collaborato gli alunni della II G:

Ilaria Bonelli, Candido Cani, Maria E Cipriano, Irene D’Auria, Giovanni Di Caro, Angelisa Di Rosa, Stefano Falletta, Vincenzo Favata, Antonino Gattuso, Calogero Gattuso, Liliana Mancuso, Cristina Messana, Vincenza Notarstefano, Maria I. Paternò, Cristina Sciascia, Maria Sciascia, Valerio Sciascia, Giuseppe Scibetta, Agata Tasca, Angelo Vicari, Salvatore Vicari.

I professori:

Cettina Galatioto insegnante di materie letterarie

Carmela Gallo insegnante di S.M.C.F.N.

Liliana Fadda insegnante di lingua inglese

Gaetana Montaperto insegnante di educazione artistica

con la gentile collaborazione del Dirigente Scolastico Dr. Francesco Provenzano


Ancora una volta la Scuola Media "A. Manzoni" di Ravanusa, attraverso la definizione e la realizzazione di un itinerario progettuale forte, rende un servizio alla nostra comunità. È un servizio che, lanciato da un valido team di docenti (le prof.sse Cettina Galatioto, Carmela Gallo, Liliana Fadda e Gaetana Montaperto) e da un impegnato gruppo-classe (la IIG dell’a.s. 1997-98), ha assunto un rilievo via via più ampio, dal momento che ha comportato alla fine una interessante presentazione del territorio nei modi e nelle forme dell’ "offerta turistica" ragionata. Al progetto, pertanto, il nostro istituto scolastico, nello stile che lo caratterizza da oltre un decennio, ha dato il supporto organizzativo che meritava. Questa integrazione di elementi ha determinato alla fine il risultato che è sotto gli occhi di tutti, e cioè una intrigante "vista" su Ravanusa offerta dai giovani "researchers" di una scuola che continua a promuovere formazione e cultura.Vi sembra poco?                  

Francesco Provenzano (Dirigente scolastico)


 

IL TERRITORIO

Ravanusa si trova a 320 m.s.l.m. ed è una cittadina in provincia di Agrigento. Ha una superficie di 49,57km e dista dal capoluogo 49km. Confina con la provincia di Caltanissetta ed è divisa dal fiume Salso. Ravanusa è situata in un lieve pendio che parte dal Canale e arriva al Convento fino alla Matrice e segna un pianoro abbastanza ampio. Si estende ad ovest verso la Croce, a sud verso Tintoria, a nord verso 5. Michele. Ai piedi della Croce ripiglia una salita che manda a destra verso il Poggiorotondo detto in siciliano "lu Paitunnu" e a sinistra verso la Fiumarella. Il nostro paese è ricco di chiese e dai documenti risulta che in passato cinque sono scomparse. Attualmente se ne coniano sette, nei vari quartieri. Quelle di maggior interesse artistico sono: Chiesa Madre, Convento, San Giuseppe, Madonna di Fatima.

Monte Saraceno

Recenti scavi hanno rilevato, presso il Monte Saraceno l’esistenza di una città di epoca greca, probabilmente l’antica KAKYRON. 11 nucleo urbano è formato da due strati: il primo risale al VII-VI secolo a.C., con costruzioni in forma quadrata, mentre il secondo del VI-V secolo a.C., presenta una planimetria regolare a scacchiera. Nella parte più alta è l’acropoli dove testano blocchi di un antico santuario composto da un tempio e da "thesaurai". Abbondante è il materiale votivo trovato all’interno: maschere di Demetra, altari dipinti e un grande otre in terracotta con fori di sospensione (museo di Agrigento) . Gli scavi hanno portato alla luce alcune necropoli (V-IV secolo a.C.) Essi si estendevano sulle pendici meridionali e occidentali del monte (corredi al museo di Agrigento).

Ravanusa:cenni storici

Hibla è il nome che, secondo alcuni studiosi, era dato al territorio di Ravanusa; esso prende origine dal nome di una divinità sicana protettrice della terra. Ravanusa ha una storia di tre millenni, le sue origini risalgono al periodo protostorico come testimoniano le grotte presenti nella zona della Bifara, Grada, Fiumarella e del morire Saraceno. Al monte Saraceno si devono anche i ritrovamenti di monete d’argento e di bronzo, di vasi e statuine che testimoniano una colonizzazione greca che si può datare intorno al VII secolo a.C.Non è mancata a Ravanusa, come in buona parte della Sicilia, la presenza araba che ha inizio nel IX secolo e dura sino al 1086. Gli Arabi sono, in Sicilia, più comunemente chiamati Saraceni, e da essi sembra abbia preso il nome il Monte Saraceno. Anche lo stesso nome Ravanusa probabilmente deriva dall’arabo "Ravim" che significa fortezza. Nel 1086 i Normanni sconfissero gli Arabi quando Ruggero d’Altavilla conquistò Kerkent, odierna Agrigento. Una leggenda narrata da Luigi Natoli nei"Vespri Siciliani" è legata al territorio di Ravanusa. Si narra che sul Monte Saraceno ci fosse un castello dei musulmani e che il conte Ruggero lo avesse assediato, ma il suo esercito era assetato per il molto caldo e la carenza d’acqua. Ruggero invocò la Vergine che gli chiese di scavare sotto il fico che si trovava ai piedi del monte. Il re seguì il consiglio e dal fico sgorgò l’acqua. L’esercito disse-raro sconfisse i Saraceni. Vicino al fico Ruggero fece costruire il primo tempio cristiano, dedicato alla Madonna del Fico o della Fonte.
I cristiani superstiti scesero dal Monte e formarono il primo nucleo di un nuovo paese. I normanniintrodussero nei territori conquistati un nuovo ordinamento politico ed economico-sociale: il feudalesimo. Il feudo di Ravanusa venne concesso da Ruggero a Salvatore Palmeri che si era distinto nella lotta contro i Saraceni. Vicende alterne vedono il succedersi di signorotti su questo feudo finché nel 1449 Giovanni Andrea Crescenzo lo ricevette in dote dalla moglie. Questi ottenne dal re il permesso di elevare il feudo da semplice a nobile e dal 30 dicembre 1472 ha inizio la Baronia di Ravanusa. Quando Ferdinando di Borbone abolì le feudalità in favore dei Comuni i feudatari furono costretti a cedere i loro palazzi. L’ultimo barone Giuseppe Bonanno Branciforte cede per il nuovo municipio di Ravanusa parte del suo palazzo, sito oggi nell’odierna piazza 1° Maggio.

La Chiesa del Convento

Le storiche case abbattute per la frana e che i nostri anziani ricordano come sede del municipio, delle scuole e del carcere nel passato remoto erano state la sede del Convento di 8. Giorgio in Alga e della Chiesa di S.Maria, custodite premurosamente dalla Comunità dei Canonici secolari fino al 1668, anno della loro soppressione voluta dal Papa Clemente IX. La Chiesa di S.Maria e il Convento, nel 1706, per intercessione di Filippo Bonanno, principe di Roccafiorita, furono affidati dal vescovo di Girgenti ai Religiosi Minori Osservanti di S.Francesco. Nel 1800 una frana mise in pericolo la vecchia Chiesa dei Canonici, perciò si pensò di costruire una nuova Chiesa più vicina all’abitato ed a destra di essa il Convento. Nel 1866, ai tempi dell’Unità, i frati furono allontanati e i loro edifici incamerati. Dal convento francescano si ricavò la sede del municipio, le prime scuole elementari ed anche un carcere. Col tempo i frati, che mai avevano cessato di esercitare il loro ministero, presero a costruirsi un nuovo conventino a sinistra della Chiesa; successivamente al Convento fu aggiunto un piccolo giardino. All’interno si possono ammirare delle statue lignee molto preziose, in particolare quella di Maria Immacolata e di S.Pasquale Baylon e sull’altare un bellissimo crocifisso. A sinistra è situato su una mensola un’interessante statua in cartapesta del Sacro Cuore. Sulle pareti si possono vedere sei tele. Anche il soffitto è adorno di tele che rappresentano le storie normanne:

la Madonna del Rosario con i Santi Caterina e Domenico attribuibile al Provenzani (700);

Il Conte Ruggero che cinge d’assedio la fortezza musulmana su Saraceno;

Ruggero in ginocchio di fronte alla Madonna, che fa scaturire l’acqua;

Il trionfo di S.Francesco.

La Chiesa Madre

Fondata dal Duca di Montalbano Giacomo Bonanno, fu inaugurata dopo il 1622. Lungo il corso dei secoli ha subito diversi lavori e rifacimenti nelle strutture e nell’abbellimento. Attualmente la Matrice all’esterno è rialzata sul livello della piazza antistante e vi si accede salendo per una larga scalinata. Il prospetto è adornato da una nicchia e da un finestrone, nel quale traspare una vetrata con la trasfigurazione di Cristo ed è completato ai margini laterali da due agili torrette campanarie. L’interno è a navata unica. Nel soffitto si notano due grandi quadri in tela: la conversione di San Paolo e Gesù che scaccia i venditori dal tempio. Nel soffitto del transetto in stucco è rappresentato il Trionfo della Croce. All’interno si trova la statua della Madonna della Misericordia che in seguito a recenti studi è stata attribuita al Biancardi e nel lato sinistro è posto un fonte battesimale molto antico che risale al 1666.

Chiesa di S. Giuseppe

Poche notizie si hanno sulla chiesa di S.Giuseppe; essa fu forse costruita per iniziativa di un arciprete o di alcuni falegnami devoti del Patriarca. Al fondo della navata il Santo troneggia su un altare di marmo.

Madonna di Fatima

La chiesa è divenuta ultimamente famosa per la presenza di un dipinto di Silvio Benedetto che rappresenta la "Madonna incinta". La tela è ritenuta da alcuni blasfema. Silvio Benedetto nato a Buenos Aires, pittore, incisore, scultore, realizza numerose mostre personali e partecipa come inviato d’onore al "Selar Nacional" di Buenos Aires. Si occupa anche di fotografia, cinema, scrive poesie e testi teatrali.

Tradizioni Popolari

Carnevale

Una ventata di allegria e di spensieratezza compare per le strade della città quando arriva il Carnevale. Questa festa è cara ai giovani e ciascuno cerca di divertirsi, dandosi alla pazza gioia. Si organizzano cortei di maschere, di carri allegorici, che fanno accorrere visitatori da ogni zona vicina ed al suono di musiche si danza e si ride fino a tarda notte. Coriandoli, luci ed insegne colorate, addobbi variopinti, rallegrano il corso e creano una lieta atmosfera.

San Giuseppe

La Festa di San Giuseppe abbina la festa religiosa ai folklore paesano. Alcune famiglie che hanno ricevuto una grazia e fanno voto a San Giuseppe preparano, molti giorni prima, la cosiddetta tavola e la recita dei Santi.La tavola non è altro che una ricca esposizione di dolci e frutti vari sempre più strani e più belli.I Santi fanno la loro comparsa in una cappella abbellita con veli, piante luci e due o tre giorni prima della festa la gente si riversa per le strade per visitare le tavole e i Santi che indossano vestiti ornati con ori e trine e, sistemati nelle cappelle recitano brani del loro repertorio che ricorda la fuga in Egitto di Giuseppe, Maria e Gesù.Il giorno della festa, gli Angeli accompagnati da una banda musicale, si recano prima da Giuseppe, poi da Maria e infine da Gesù Bambino.Come nella tradizione Maria e Gesù montano su un asino che li porta nella chiesa di San Giuseppe.Dopo la Messa i Santi, accompagnati dalla moltitudine di fedeli, si avviano verso la casa della Tavole nelle cui vicinanze è pronto un palco per la recita. Il pomeriggio la recita si svolge in piazza Matrice.Non tutto quello che è sulla tavola viene consumato dai Santi; buona parte viene data ai poveri.

La Scinnenza

La Scinnenza è una rappresentazione drammatica della morte di Gesù. Il giorno del Venerdì Santo davanti alla chiesa Santa Croce si svolge la rappresentazione del sacrificio di Cristo su un palco preparato per l’occasione. Gesti partendo dal Convento con la croce sulle spalle attraversa Corso della Repubblica preceduto dai soldati romani a cavallo.Durante questo percorso Gesti cade tre volte, viene aiutato dal Cireneo, incontra la Veronica che gli asciuga il volto con un panno bianco, su cui rimane impresso il suo volto. Tutti i personaggi sono vestiti con costumi tradizionali dell’epoca. Sul palco si svolge il processo a Gesù da parte dei sommi sacerdoti con a capo Caifa; il pentimento e la morte di Giuda sono la parte più spettacolare. Con la crocifissione e la morte di Gesù si conclude il sacro rito.

La Giunta

La Giunta si celebra nel giorno di Pasqua. Ne sono protagonisti: il Cristo risorto, la Madonna e l’Angelo "Santu Spitiddu" per il quale si utilizza [a statua di San Michele Arcangelo. I portatori indossano una lunga tunica bianca, con un cappuccio rosso e una mantella rossa per il Cristo, viola per i portatori dell’Arcangelo. I due Santi, preceduti da una croce e da due lunghi stendardi, con i quali i giovani si esibiscono in giochi di abilità e di equilibrio, giungono in piazza dalla parte alta del Corso. Contemporaneamente dalla parte bassa del Corso giunge la statua della Madonna. La rappresentazione si svolge con una lunga corsa della statua dell’Angelo, che annunzia alla Madonna, coperta da un manto nero, la resurrezione di Cristo. Tale corsa si ripete due volte durante le quali la Madonna resta incredula. Alla terza volta arriva in corsa anche [a statua di Cristo. Avviene la ‘Giunta’ (incontro)tra madre e figlio e alla Madonna cade il manto nero e compare l’azzurro del bellissimo mantello tra l’applauso della gente e il suono delle campane.

Gastronomia

Varie e prelibate sono le specialità ravanusane; si ha solo l’imbarazzo della scelta tra i ricchi antipasti a base di melanzane, peperoni1 sarde, formaggio fresco, olive, broccoli, carciofi e i gustosi primi piatti preparati con salsa di pomodoro e melanzane, o "maccu" (minestra di fave e cavoli) pasta con fave e ricotta, cavati al forno. I secondi piatti vengono accompagnati da gustosi contorni, soprattutto ortaggi variamente cucinati. Si ricordano: salsiccia, coniglio, agnello, capretto, costolette insaporite con peperoncino e sale. Piatti caratteristici sono inoltre: impanata, focaccia di pasta di pane ripieno di verdura e carne, gelatine di maiale, "babbaluci", chiocciole in salsa, "farsu magru", cotenna di maiale ripieno... Tra i dolci ha un posto particolare la ricotta lavorata con zucchero fino ad ottenere una crema deliziosa che serve per riempire "li ravioli", "li cannola". Alcuni dolci vengono preparati per occasioni speciali come "li totomè", "la pignulata", "li sfingi" (frittelle) che compaiono sulle mense carnevalesche. I pasticcieri con la pasta asciutta di mandorle si sbizzarriscono imitando fiori, frutti e figure.