DECLINO  DELLE CIVILTÀ

Due grandi “rifiuti” hanno imbarbarito la cultura dell’Islam

di SALVATORE CARRUBBA

Nei secoli che l’Occidente considera “bui”, la civiltà dell’Islam era  fra le più avanzate al mondo, con quella, remota, cinese e l’altra, in declino, indiana. Che cosa è successo da allora perché I’Occidente recuperasse il terreno perduto, ponendosi ai vertici della ricchezza e dell’influenza, e l’Islam si vedesse bloccata, alle porte di Vienna neI 1683, in quella che pareva una conquista inarrestabile del mondo cristiano? Perché, “paragonato al rivale millenario, il Cristianesimo, il mondo dell’islam è diventato povero, debole e ignorante”? lnsomma “che cosa è andato storto” nella storia dell’Islam?

Per uno dei più illustri islamisti contemporanei, Benard Lewis, professore a Princeton, i musulmani devono cercare la risposta in se stessi, nella propria storia e nel proprio atteggiamento nei confronti del mondo esterno. La loro religione, di per sé, non fu affatto nemica del progresso: tanto è vero, osserva Lewis, che ci furono secoli nei quali essa, ancora più centrale di oggi, non impedì che l’Islam fosse “leader nella libertà, nella scienza, nello sviluppo economico”.

si può confonde il declino dell’islam con il rifiuto della modernizzazione: in molti campi, anzi, l’Islam adotta — per esempio in campo militare: dalle armi al naviglio perfino alle divise — molte dalle innovazioni dell’Occidente senza mai raggiungerne tuttavia l’efficienza. Ma chiamare il fratello di Donizetti a dirigere una banda militare non basta a diventare davvero moderni. Eppure l’Islam, paradossalmente era stata la prima civiltà a “compiere significativi progressi verso ciò che essa percepiva cane la propria missione universale, ma è la moderna civiltà occidentale la prima ad abbracciare l’intero pianeta. Oggi, come riconobbe Atatutk e come si compiacciono gli scienziati di computer indiani o le società hi-tech giapponesi, la civilizzazione dominante è quella occidentale, e perciò gli standard occidentali definiscono Ia modernità”.

Sbagliano dunque molti ambienti islamici a indicare le responsabilità del declino al sorgere del nazionalismo, o all’imperialismo occidentale o all’abbandono della retta via segnata dall’ integrale applicazione del Corano.

No, per Lewis la responsabilità è da ricercare soprattutto in due atteggiamenti che hanno viceversa segnato lo sviluppo del mondo cristiano: la mancata separazione tra Chiesa e Stato; la chiusura verso il mondo esterno. Esemplare il caso del rifiuto, proprio da parte di quel mondo islamico che era stato all’avanguardia nel campo, di tradurre, fino al diciottesimo secolo qualunque opera di medicina che provenisse dall’Occidente. Lo stesso si può dire per tante altre espressioni della cultura e del sapere occidentali: a  partire dalla letteratura, in Paesi che sostanzialmente impedirono per secoli la stampa, ossia la più formidabile arma per il rinnovamento della società e per l’esplosione della civiltà ocidentali; fino alle arti figurative, segnate anch’esse dal rifiuto di adottare, per esempio, le tecniche della prospettiva che denotano quello a convertirsi alle tecniche europee di misurazione (e quindi di valutazione) del tempo e dello spazio.

La lettura di Lewis si sposa magnificamente con quella del recente, bellissimo romanzo (segnalato anche su queste pagine) del turco Oshan Pamuh (Einaudi) che ricostruisco nell’Istambul del 1591 le deviazioni e i fanatismi ideologici di una casta pronta ad uccidere pur di impedire appunto alla peccaminosa tecnica della prospettiva, proveniente da Venezia, di modificare il canone delle proprie miniature, stupende ma estenuate.

“È principalmente la mancanza libertà — la libertà della mente dalla coercizione e dall’indottrinamento; Ia libertà dell’economia dalla corruzione; la libertà delle donne dall’oppressione maschile; Ia libertà dei cittadini dalla tirannia” che spiega i guai dell’Islam: dai quali i popoli del Medio Oriente devono uscire al più presto, avverte Lewis, per sfuggire “a una spirale di odio e risentimento, di rabbia e autocommiserazione, di povertà e oppressione” che ha fiaccato la millenaria grandezza della loro civiltà.

Bernard Lewis, “What Went Wrong?

Western Impact and Middle Estern

Response”, Oxford University Press

2002, pagg. 180, $ 23.