Endocrinologia:
Diabete – Ospedale Scicli – dr. Giorgio Ragusa
Indice
glicemico
Prima di definire il
concetto di indice glicemico è necessario dare
uno sguardo alla composizione chimica dei carboidrati e al modo in cui sono
scomposti dal nostro organismo.
I tipi di
carboidrati
Esistono tre tipi di carboidrati: i monosaccaridi e i disaccaridi
(zuccheri semplici) e i polisaccaridi (carboidrati complessi). Si differenziano
dal numero di molecole che sono legate assieme. I monosaccaridi, come il
glucosio ed il fruttosio, contengono una sola molecola di zucchero. I
disaccaridi, come il saccarosio, il lattosio ed il maltosio, sono costituiti da
due molecole di zucchero legate assieme. I polisaccaridi, come l' amido, il glicogeno e la cellulosa, sono formati dal
legame di diversi monosaccaridi, creando lunghe molecole.
La trasformazione dei
carboidrati in glucosio
Il nostro intestino trasforma e
scinde tutti i carboidrati che riceve dal cibo in
monosaccaridi. In questo modo potranno passare attraverso la parete intestinale,
e circolare nel flusso ematico. Quindi sono trasportati
verso il fegato, che li trasforma in glucosio. Il fegato lo può far tornare nel
flusso ematico a scopo energetico, ma se nell'organismo vi è una quantità di
glucosio superiore a quella di cui si ha bisogno, lo può trasformare in
glicogeno per essere immagazzinato. Il rimanente glucosio nel sangue è
convertito in grasso.
Per mantenere il glucosio del sangue entro valori
tollerabili interviene il pancreas, secernendo gli ormoni insulina e glucagone. Quindi, un'assunzione
eccessiva di carboidrati produce un aumento della glicemia e innesca il rilascio
dell'insulina che riequilibra la situazione. Il picco insulinico è tanto maggiore quanto più alto è l'indice
glicemico dei carboidrati assunti.
Cos'è l'indice
glicemico?
L'aggettivo "glicemico" deriva dalla parola "glicemia" che sta ad indicare
la presenza di glucosio nel sangue. La risposta glicemica ad un tipo di
carboidrati esprime l'arricchimento di zuccheri nel sangue, dopo aver consumato
un certo tipo di carboidrati. I carboidrati situati in cima della gamma delle
possibili risposte glicemiche sono definiti carboidrati ad elevata risposta
glicemica.
Il raffronto tra la risposta glicemica indotta da carboidrati di
un dato tipo e quella di un carboidrato "standard", solitamente glucosio o pane
bianco, dà, come risultato, un confronto rappresentato dall'indice glicemico che
può, quindi, essere usato per valutare l'impatto che i carboidrati ingeriti
hanno sugli zuccheri presenti nel sangue.
L'indice glicemico è, quindi, la
velocità con cui aumenta la glicemia in seguito all'assunzione di
Con un'analogia, l'indice
glicemico sta al carico glicemico come il peso specifico
sta al peso di un materiale. Il peso specifico del ferro è maggiore di
quello dei mattoni, ma è meno doloroso se ci cade sul
piede una moneta di ferro che un mattone!
La resistenza
all'insulina
I
fattori principali che contribuiscono alla variazione della risposta individuale
ai carboidrati sono la resistenza all'insulina e il
tipo dei carboidrati assunti.
L' espressione "resistenza" all'insulina indica
una situazione nella quale il trasporto di glucosio nei tessuti sensibili
all'insulina è inibito. A seconda del grado di
resistenza all'insulina, il glucosio e l'insulina possono aumentare dando via ad
una maggiore conversione di glucosio in grasso e ad un minore immagazzinamento
sotto forma di glicogeno. La scarsa tolleranza ai carboidrati si traduce nella
difficoltà a recuperare energia, una volta portato a
termine l'allenamento e a ricreare la riserva di glicogeno nei tessuti
muscolari. Di conseguenza l'atleta intollerante al glucosio si ritrova con una
quantità limitata di glicogeno muscolare, presentando ovvie difficoltà a
proseguire l'allenamento. Con le riserve di glicogeno scarse, l'organismo dovrà
affidarsi agli ormoni dello stress, primo fra tutti il
cortisone endogeno (cortisolo). L'aumento di
questo ormone genera resistenza all'insulina, e la sua
presenza può influire sulla tolleranza ai carboidrati.
Le combinazioni
alimentari
La
risposta glicemica indotta da un pasto misto, a contenuto di proteine,
carboidrati e grassi, è diversa da quella che si può avere mangiando solo
carboidrati. Infatti, un pasto misto è digerito più
lentamente: la maggior permanenza di questo pasto nello stomaco deriva dal fatto
che i suoi carboidrati sono rilasciati nell'intestino tenue in modo più lento e,
quindi, penetreranno nel sangue più lentamente.
Indice Glicemico di vari
alimenti | ||||
20-40 |
|
80-100 | ||
Yogurt
scremato |
20 |
|
Riso
integrale |
81 |
Fagioli di Soia in
scatola |
21 |
|
Riso
bianco |
83 |
Noccioline |
25 |
|
Pasticcio di
carne |
84 |
Fagioli di
Soia |
27 |
|
Pizza
al formaggio |
86 |
Crusca
di riso |
27 |
|
Zuppa
di piselli |
86 |
Fagioli
rossi |
32 |
|
Hamburger bun |
87 |
Ciliege |
32 |
|
Farina
di fiocchi d'avena |
87 |
Fruttosio |
32 |
|
Gelato |
87 |
Piselli
secchi |
34 |
|
Barrette di muesli |
87 |
Fagioli marroni |
36 |
|
Patate
confezionate |
87 |
Orzo |
36 |
|
McDonald' Smuffins |
88 |
Pompelmo |
38 |
|
Biscotto di pastafrolla |
91 |
Lenticchie
rosse |
38 |
|
Uva
passa |
91 |
Latte
intero |
40 |
|
Pane
di segale |
92 |
|
|
|
Maccheroni al
formaggio |
92 |
40-80 |
|
Saccarosio, zucchero di
canna |
92 | |
Fagioli
secchi |
41 |
|
Timballo |
93 |
Salsicce |
42 |
|
Cous cous |
93 |
Lenticchie
comuni |
42 |
|
Cocomero |
93 |
Fagiolo |
43 |
|
Patate
al vapore |
93 |
Lenticchie
verdi |
43 |
|
Ananas |
94 |
Fagioli
neri |
44 |
|
Semolino |
94 |
Latte
di Soia |
45 |
|
Gnocchi |
95 |
Albicocca |
46 |
|
Cornetti |
96 |
Piselli
bolliti |
46 |
|
Nocciole |
96 |
Latte
scremato |
47 |
|
Fanta |
97 |
Fettuccine |
47 |
|
Mars
barrette |
97 |
Segale |
49 |
|
Pane
integrale di frumento |
97 |
Cioccolato al latte senza
zucchero |
50 |
|
Frittella |
98 |
Vermicelli |
51 |
|
Biscotti di
frumento |
100 |
Yogurt
intero |
53 |
|
Puré
di patate |
100 |
Pere
fresche |
54 |
|
Carote |
100 |
Spaghetti |
54 |
|
Pane
bianco comune |
100 |
Mela |
54 |
|
| |
Polpa
di pomodoro |
55 |
| ||
Pane
d'orzo |
56 |
| ||
Ravioli |
56 |
| ||
Spaghetti cotti per 5
min. |
58 |
| ||
Succo
di mela |
60 |
| ||
All Bran
cereali |
63 |
| ||
Pesca
fresca |
63 |
| ||
Pere
in scatola |
64 |
| ||
Zuppa
di lenticchie in scatola |
64 |
| ||
Cappellini |
65 |
| ||
Maccheroni |
65 |
| ||
Linguine |
65 |
|
oltre
100 | |
Riso
istantaneo bollito per 1 min |
66 |
|
Crackers |
102 |
Lattosio |
66 |
|
Melone |
103 |
Pan di
Spagna |
66 |
|
Panino |
104 |
Uva |
67 |
|
Miele |
104 |
Succo
di ananas |
68 |
|
Patate
bollite schiacciate |
104 |
Pesche
in scatola |
68 |
|
Corn chips |
105 |
Riso
parboiled |
69 |
|
Panino
ripieno |
106 |
Piselli
verdi |
69 |
|
Patate
fritte |
107 |
Succo
di pompelmo |
71 |
|
Zucca |
107 |
Cioccolato |
71 |
|
Cialde |
109 |
Pane
di segale |
71 |
|
Wafers alla
vaniglia |
110 |
Succo
di arancia |
75 |
|
Dolcetti di
riso |
110 |
Tortellini al
formaggio |
75 |
|
Galletta tipo
colazione |
113 |
Kiwi |
77 |
|
Ciambella
salata |
116 |
Torta
comune |
77 |
|
Patate
al microonde |
117 |
Patate
dolci |
77 |
|
Cornflakes |
119 |
Special K Kellogs |
78 |
|
Patate
al forno |
121 |
Banana |
78 |
|
Patatine fritte
croccanti |
124 |
Grano
saraceno |
78 |
|
Riso
parboiled, basso amido |
124 |
Cereali
dolci |
78 |
|
Riso
bianco, basso amido |
126 |
Spaghetti |
79 |
|
Riso
soffiato |
128 |
Riso
integrale (brown) |
79 |
|
Riso
istantaneo bollito per 6 min |
128 |
Farina
di avena |
79 |
|
Pane
di frumento senza glutine |
129 |
Biscotti da
tè |
79 |
|
Glucosio |
137 |
Pop corn |
79 |
|
Maltodestrine |
137 |
Muesli |
80 |
|
Tavolette di
glucosio |
146 |
Mango |
80 |
|
Maltosio |
150 |
Uva
sultanina |
80 |
|
Tofu frozen dessert |
164 |
Patate
comuni bianche bollite |
80 |
|
|
|
|
Pizza
Molte persone hanno notato che la
pizza sembra mantenere la loro glicemia alta più a lungo che un altro cibo. Mentre la ragione per la quale succede questo rimane un
mistero, questa credenza popolare ha ora una conferma scientifica.
Ahern et al. hanno confrontato su pazienti insulino dipendenti
l'effetto di un pasto a base di pizza con quello
prodotto da un pasto che contiene cibi ad alto indice glicemico. Hanno scoperto
che sebbene inizialmente l'incremento della glicemia era simile per i due pasti, l'IG ha continuato a salire ed è
aumentato significativamente dalle 4 alle 9 ore successive dopo la pizza,
diversamente che per il pasto di controllo. Un effetto simile lo dà anche la
focaccia salata.
Riso
Riso e patate sono alcuni dei cibi
più testati per gli indici glicemici.
Sono importanti sia perché se ne mangia
una discreta quantità, sia perché possono avere un IG alto.
Quale può essere la causa di una tale variabilità? Secondo la prof.
Brand Miller, per il riso una
delle considerazioni più importanti riguarda il rapporto che esiste tra "amilosio e amilopectina". Lei
dice che l'unico alimento integrale a grani che ha un
IG alto è il riso a basso contenuto di "amilosio".
Esistono comunque alcune varietà di riso (come il Basmati, un riso a grani lunghi, o il Doongara, una nuova varietà australiana) che hanno valori
intermedi di IG poiché hanno un contenuto di "amilosio" maggiore che il riso normale.
Si può dire che esistono quattro tipi di riso: a grani lunghi, a
grani medi, a grani piccoli e quello che si chiama riso "dolce". Quest'ultimo è quello usato normalmente nella cucina
asiatica e non contiene "amilosio", e quindi è quello
dal più alto indice glicemico. Tra gli altri tre tipi, il riso a grani lunghi è
quello il cui contenuto di amilosio è più alto, mentre quello a grani corti ha il
contenuto di amilosio più basso. Inoltre il riso, meno
è raffinato, minore è il suo IG.
Patate
Secondo Brand Miller
la varietà Pontiac è un caso a parte: queste patate hanno una buccia rosa ed
hanno un IG pari a 80, minore di quello di altre
varietà. A dire il vero, altri test dell'IG di patate
novelle e patate bianche danno risultati addirittura più bassi. La spiegazione
sta quasi certamente nel fatto che le Pontiac
contengono poco amido. Sembra cioè che ci sia una
correlazione positiva tra contenuto di amido e IG delle patate.
Latte
Il latte di
mucca ha un IG da 39 (intero) a 46 scremato. Può essere interessante paragonarlo
al latte di soia che ha IG 43 e un contenuto di carboidrati pari a 4,5 g/100 ml.
Ciò non sorprende, dal momento che i fagioli di soia
hanno IG pari a 25. Ma bisogna fare molta attenzione al
fatto che non tutti i latti di soia sono prodotti allo
stesso modo, quindi anche il loro IG varia.
Si può notare inoltre che i
carboidrati presenti nelle bevande di soia hanno IG più basso del
lattosio.
Fruttosio
Sciroppo di mais ad alto tenore
di fruttosio
Maltodestrine
Lo sciroppo di mais ad alto tenore
di fruttosio non è la stessa cosa che il fruttosio. Mentre quest'ultimo è fruttosio
puro, il primo è un misto tra fruttosio e glucosio e il suo IG è inferiore
(85-92, laddove quello del pane bianco è 100).
Le maltodestrine hanno invece stesso IG del glucosio.
Il
meccanismo
dell'insulina | |
|
|
L'organismo umano
possiede un sistema di regolazione che consente di mantenere entro un certo
range la glicemia, ovvero la concentrazione di glucosio disciolto nel sangue.
La costanza della glicemia è necessaria per la sopravivvenza del cervello, per tre
motivi:
- il cervello, a
differenza dei muscoli, non ha la capacità di immagazzinare scorte di
glucosio.
- il glucosio ematico
è praticamente l'unico carburante per il cervello.
- il cervello consuma
una quantità costante di energia, a prescindere dalla
sua attività (studiando, infatti, si consumano pochissime
calorie)
In assenza di
glucosio, dopo pochi minuti le cellule celebrali
muoiono.
Il meccanismo di regolazione della glicemia è basato sul
controllo di due ormoni antagonisti: l'insulina e il glucagone.
Nella seguente tabella sono indicati i
principali effetti di questi due ormoni sul metabolismo.
Effetti
dell'insulina sul metabolismo:
Promuove l'accumulo
di glicogeno (zucchero di riserva) nel fegato e nei muscoli
Deprime il consumo di
grassi e proteine in favore dei carboidrati, ovvero
spinge le cellule a bruciare carboidrati piuttosto che proteine e
grassi
Promuove la
formazione di trigliceridi (grassi) a partire da
carboidrati e proteine
Promuove
l'immagazzinamento di grassi nel tessuto adiposo
Effetti del glucagone sul metabolismo:
Promuove la
liberazione del glicogeno dal fegato, che viene
riversato sottoforma di glucosio nel sangue.
Promuove il consumo
di grassi e proteine a sfavore dei carboidrati, ovvero
spinge le cellule a bruciare le proteine e i grassi piuttosto che i
carboidrati
Promuove la
mobilizzazione dei grassi dai tessuti adiposi, che vengono resi disponibili ai tessuti per essere
bruciati
Grazie a questo
meccanismo, possiamo introdurre il glucosio (sotto forma di carboidrati) solo
poche volte al giorno, durante i pasti: a mantenere
costante la sua presenza nel sangue ci pensa l'asse ormonale insulina-glucagone, che utilizza come "magazzino" per il
glucosio il fegato.
Se la glicemia
scende, come durante il digiuno, il pancreas secerne glucagone che ordina al fegato di prelevare glucosio dalle
sue scorte e d'immetterlo nel sangue. Il glucagone,
inoltre, spinge le cellule all'utilizzo di grassi e proteine come fonte
energetica: in questo modo si predispone tutto l'organismo al risparmio del
glucosio.
Se invece la glicemia sale, come dopo un pasto, il
pancreas secerne insulina che comanda al fegato di prelevare il glucosio dal
sangue e d'immagazzinarlo. Siccome la capacità del fegato d'immagazzinare
glucosio è piuttosto limitata (circa
Il nostro organismo si comporta pressapoco in questo modo: quando c'è abbondanza di
glucosio si adopera per utilizzarne il più possibile, e quello in eccesso lo
immagazzina sottoforma di grassi; quando c'è carenza
cerca di conservarlo il più possibile, prelevando i grassi dalle scorte e
utilizzandoli come fonte energetica.
Il meccanismo dell'insulina diventa
"perverso" quando ne viene secreta troppa: in
questo caso la glicemia si abbassa troppo, il cervello va in crisi e invia
all'organismo gli stimoli per introdurre nuovo combustibile (FAME).
La
quantità d'insulina secreta dal pancreas dipende dalla velocità con la
quale s'innalza la glicemia, questa velocità dipende da due fattori: l'indice
glicemico e la quantrità dei carboidrati che
assumiamo.
L'indice glicemico degli alimenti e la quantità di
carboidrati non sono l'unico fattore che influenza la quantità d'insulina che
viene secreta dal pancreas, poiché esiste una diversa
reazione individuale, com'è stato dimostrato da Gerald Raven nel 1987.
Secondo
i suoi studi il 25% della popolazione ha una risposta
insulinica pigra. In pratica questi fortunati individui hanno una risposta
simile a quella in figura 1a anche assumendo carboidrati ad alto indice
glicemico.
Un altro 25% della popolazione ha una reazione insulinica
eccessiva. Anche assumendo carboidrati a medio indice glicemico, queste persone
hanno una reazione insulinica simile a quella di figura 1b.
Il restante 50%
ha un comportamento che possiamo definire "normale".
In parole povere per
il 25% della popolazione il meccanismo dell'insulina
diventa perverso con estrema facilità.
In generale il 75% della
popolazione dovrebbe controllare l'assunzione di carboidrati, il che
significa controllare sia l'indice glicemico che le
quantità assunte, pena l'inevitabile tendenza al sovrappeso.
Essere in grado di controllare questo
meccanismo è fondamentale, soprattutto per i soggetti "sfortunati" che
ingrassano anche solo pensando a un bignè.
Questi sono i principali vantaggi che si ottengono tenendo sotto
controllo la produzione di insulina:
- si prevengono
disfunzioni metaboliche gravi come il diabete di tipo 2;
- si riesce a seguire
una dieta ipocalorica senza avere sempre lo stimolo della
fame
- si riesce a mantenere il peso forma senza troppi
sacrifici
- si contribuisce a
mantenere basso il colesterolo, poiché l'insulina è uno dei fattori che stimola
la produzione endogena.
Per poter
mantenere l'insulina entro livelli accettabili occorre seguire queste semplici
regole:
- limitare la
quantità di carboidrati giornaliera, adottando una ripartizione ottimale dei macronutrienti (carboidrati,
proteine e grassi non inferiori rispettivamente al 45%, 15% e
25%);
- assumere pasti con
la corretta ripartizione dei macronutrienti (evitare i pasti a base di
soli carboidrati);
- non fare pasti troppo abbondanti;
- preferire fonti di
carboidrati a bassa densità, ovvero frutta e
verdura.