ENDOCRINOLOGIA: Tireopatie - Ospedale Scicli
(RG) – dr. Giorgio Ragusa
IL NODULO TIROIDEO: BENIGNO O
MALIGNO?
Ragusa, G. .: Il
nodulo tiroideo, benigno o maligno?. Sanità Iblea Anno IV N° 2, 2005
La tiroide è una ghiandola che si trova nel collo, subito al di sopra del giugulo; viene stimolata da un ormone ipofisario (ormone tireotropo o TSH) alla produzione degli ormoni tiroidei (la tiroxina o FT4 e la triiodotironina o FT3) riversandoli nel sangue (ghiandola a secrezione endocrina) consentendo la regolazione delle principali funzioni dell’organismo (cuore, intestino, cervello, ecc.). L’elemento che è alla base della struttura degli ormoni tiroidei è lo iodio e questo consente di capire quale possa essere l’importanza della presenza dello iodio nell’ambiente. Infatti se la quantità di iodio è adeguata la tiroide lavora in condizioni ideali, mentre se lo iodio è carente (regioni a carenza iodica o di endemia gozzigena) la tiroide ne soffre potendo modificarsi soprattutto dal punto di vista della sua struttura (comparsa di ipertrofia della ghiandola o gozzo con possibile comparsa di noduli) ma anche come alterazione della funzione tiroidea (iper o ipotiroidismo)
Il nodulo tiroideo rappresenta la condizione morbosa più comune nell’ambito delle malattie tiroidee sia come incidenza che come causa di consultazione del medico di base. Nei paesi a normale apporto iodico, come gli Stati Uniti, l’incidenza dei noduli tiroidei nella popolazione generale è di circa il 4-5%, mentre nei paesi a carenza iodica, come l’Italia, l’incidenza aumenta fino al 20-25%. Generalmente il paziente non accusa alcun disturbo (normale funzione tiroidea) ma scopre casualmente la presenza di una tumefazione del collo o da solo oppure in corso di altri accertamenti. La maggior parte dei noduli tiroidei è di natura benigna e possono manifestarsi come singoli nell’ambito di una ghiandola di normali dimensioni oppure in una ghiandola aumentata di dimensioni, cioè in un gozzo.
Definizione: il nodulo tiroideo, è una condizione
anatomoclinica costituita da accrescimento volumetrico circoscritto (>
Frequenza: Il nodulo tiroideo benigno interessa il 4-10% della popolazione adulta con un rapporto femmine / maschi di 4,3/1 ; fortunatamente solo il 2-3% circa dei noduli tiroidei sono maligni e tra questi oltre il 90% sono curabili. Tra tutti i tumori maligni, quelli della tiroide rappresentano meno dello 0,5%. La frequenza del cancro nel nodulo singolo varia dal 6 al 20% secondo vari studi. Nel gozzo multinodulare sono riportate frequenze intorno al 10%. I noduli tiroidei sono rari nell'infanzia e la loro presenza deve far sospettare la natura maligna. Un aumento del rischio si ha anche nei noduli che sviluppano dopo i 65 anni. Studi post-mortem suggeriscono la presenza del cancro in oltre il 5% di tiroidi normali alla palpazione. Il sesso riveste un ruolo importante perché, pur se la frequenza del nodulo è maggiore nelle donne, il cancro è più comune nel nodulo che si presenta nel maschio piuttosto che nella femmina. Una storia familiare di cancro tiroideo suggerisce la possibilità di una neoplasia endocrina multipla.
Attività ambulatoriale ospedaliera di Endocrinologia, divisione di Medicina Interna, presso l’Ospedale di Scicli, AUSL N° 7 di Ragusa. Analizzando 1092 cartelle di visite ambulatoriali si evidenzia che le tireopatie risultano 408 (37%). La patologia nodulare (N° 204) è presente nel 50% delle tireopatie: il più diffuso è il gozzo multinodulare ( GM 51%), seguono i noduli multipli in tiroide di volume normale ( NM 20%), il nodulo singolo in tiroide normale ( NS 18%) e il nodulo singolo in tiroide aumentata di volume ( GU 11%).
Nelle ecografie tiroidee( N° 464) il riscontro dei noduli è stato del 62% (N°292) con al primo posto sempre il gozzo multinodulare e via via tutti gli altri.
Substrato
morfostrutturale. il nodulo può
rappresentare :
alterazioni
proliferative dei tumori
fenomeni
regressivi colloido-cistici e cistico-emorragici;
processi
riparativi-cicatriziali di esiti post-tiroiditici;
processi
flogistici;
lesioni
disgenetiche e malformative ( emangiomi, cisti del
tireoglosso);
iperplasia
compensatoria;
metastasi
di altri tumori.
QUALI
SONO LE CAUSE?
Il
nodulo prende origine da una proliferazione esagerata di follicoli tiroidei. Le
capacità funzionali dei noduli sono differenti secondo il patrimonio enzimatico,
geneticamente trasmesso, delle cellule da cui originano. Per
cui potremo avere un nodulo iperfunzionante, normofunzionante o
ipofunzionante. I fattori che determinano lo sviluppo del nodulo
tiroideo, singolo o multiplo, sono complessi. Il TSH è stato implicato nella
patogenesi per via del suo ruolo di potente stimolatore della crescita tiroidea. Immunoglobuline stimolanti la crescita sono state implicate, suggerendo una
possibile patogenesi autoimmunitaria. La carenza
mondiale di iodio rimane un fattore rilevante. L'esposizione a sostanze
ionizzanti è anche un fattore di rischio per lo sviluppo di noduli tiroidei
benigni o maligni.
COME SI
MANIFESTA?
Un
nodulo tiroideo di piccole dimensioni generalmente è asintomatico.
Micronoduli
sotto il centimetro, clinicamente non evidenti, si riscontrano nel 50% della
popolazione femminile adulta, grazie alle sofisticate
metodologie diagnostiche ( ecografia, ecocolordoppler, TAC,
RMN).
Uno o
più noduli voluminosi causano l'ingrandimento della tiroide, qualche volta
dolore o difficoltà a deglutire; se il nodulo è iperfunzionante il paziente
avverte i sintomi classici dell'ipertiroidismo: nervosismo, tremori, iperidrosi,
intolleranza al caldo, astenia, perdita di peso, aumento dell'appetito,
tachicardia etc. Il nodulo canceroso spesso è più duro alla palpazione, talvolta
può essere causa di voce rauca e possono essere presenti linfonodi ingrossati in
sede cervicale.
QUALI
ESAMI EFFETTUARE?
Il nodulo tiroideo rappresenta uno
scenario clinico frequentissimo che pone tre quesiti diagnostici:
a)
l'accertamento della funzionalità
b) l'esclusione della natura neoplastica
c) la valutazione volumetrica legata all'accertamento delle potenzialità
evolutive compressive
Già l'esame
clinico-anamnestico rende possibile l' identificazione
di situazioni di maggiore o minore sospetto per la presenza di un tumore in base
a:
- anamnesi positiva per radioterapia in sede cervicale
- presenza di
neoplasia tiroidea accertata in famiglia
- durezza della lesione
-
presenza di linfoadenopatie satelliti
- presenza di sintomi compressivi
-
recente incremento volumetrico.
Scenario clinico
nodulo tiroideo
Esami da richiedere:
- in tutti i casi TSH -
ecografia
- nei noduli tiroidei palpabili e di dimensioni >
- se il TSH è soppresso scintigrafia
-
nei pazienti con età > 50 aa. calcitonina
In caso di sospetto clinico l'esame citologico
su agoaspirazione dovrebbe essere eseguito il più rapidamente
possibile
Il dosaggio del TSH è
diretto alla valutazione della funzionalità ghiandolare
mentre l'ecografia sarà utile per la valutazione morfovolumetrica e per
riconoscere potenziali evoluzioni compressive.
Nel campione prelevato
verrà dosata anche la calcitonina nel caso di pazienti
con età superiore a 50 anni ed in quelli a rischio per carcinoma
midollare.
La scintigrafia, in passato ritenuta
elemento diagnostico importante per il sospetto di malignità delle formazioni
nodulari, è stata soppiantata in questo ruolo dalla citologia su agoaspirato ed
è da riservare alle sole situazioni dove il nodulo sia riscontrato assieme ad un
TSH basso per valutare se la sede di autonomia funzionale è il nodulo oppure il
resto della ghiandola.
L'esame citologico è indispensabile nello studio di
tutte le lesioni nodulari superiori al cm di diametro: la presenza di elementi clinici di sospetto è indicazione alla esecuzione
immediata del prelievo per l' esame citologico. La ripetizione routinaria
dell’esame citologico su lesioni non sospette non è indicata.
Quindi
gli esami che ci aiutano a capire meglio la natura del nodulo e la sua
funzionalità sono:
i dosaggi
ormonali, l'ecografia,la scintigrafia e l'agoaspirato.
I
dosaggi ormonali (FT3, FT4, TSH) sono utili per valutare il funzionamento
tiroideo. Gli autoanticorpi (antiperossidasi,
antitireoglobulina) per escludere una tiroidite autoimmunitaria, che talvolta
può manifestarsi con la presenza di noduli. Il dosaggio della
calcitonina sierica è utile come "marker"
umorale di un tumore raro della tiroide, il carcinoma midollare. E' controverso
il suo dosaggio di routine nella malattia nodulare. Il dosaggio della
tireoglobulina non è utile per valutare il paziente con noduli tiroidei, ma
assume un ruolo importante nel follow-up del paziente operato di cancro differenziato della tiroide.
Il
dosaggio del solo TSH con metodiche sensibili è nella maggior parte dei casi il
mezzo più affidabile ed economico per la diagnostica di base dello stato
funzionale tiroideo. Esso è in grado di rivelare la maggior parte della patologie con iper o ipofunzione con sensibilità
superiore a quella dei dosaggi degli ormoni tiroidei. Solo nelle rare malattie
derivanti da anomalie ipofisarie (e nelle rarissime sindromi da resistenza agli
ormoni tiroidei) il solo esame del TSH risulta
inappropriato e diviene indispensabile la valutazione delle frazioni libere
degli ormoni tiroidei. La determinazione degli ormoni tiroidei ha maggiori
applicazioni nel monitoraggio degli effetti della terapia, soprattutto
dell'ipertiroidismo.
Le metodiche di indagine
sugli anticorpi anti-Tireoglobulina o anti-Tireoperossidasici trovano
indicazione esclusivamente nei casi selezionati di prima valutazione in cui si
sospetti una tireopatia autoimmune; il loro monitoraggio non fornisce alcun
indizio attendibile sull'andamento della malattia.
L'ecografia ad alta
risoluzione è l'esame principe per lo studio dei noduli tiroidei. Essa è in
grado di scoprire noduli del diametro di
1-
I
micronoduli(<
L'ultrasonografia si avvale oggi del color-Doppler, un
esame in grado di fornire informazioni circa la vascolarizzazione del nodulo. Secondo una recente
classificazione con il color-Doppler si distinguono 4 tipi di noduli. 1) tipo 1:
assenza di segnali di flusso. 2) Tipo 2: flusso perinodulare. 3) tipo3a: flusso per e intranodulare con vasi sottili e regolari. 4) tipo 3b: flusso peri e intranodulare con
vasi spessi e irregolari. Secondo alcuni studi le lesioni maligne hanno
prevalentemente un flusso di tipo 3b.
L'ecografia non è in grado di distinguere
con certezza il nodulo benigno da quello maligno, ma si è visto che
l’associazione del reperto ipoecogeno con un altro
fattore di rischio ecografica aumenta la percentuale di carcinoma dal 3,4% al
16%, mentre con due fattori addirittura al70% ( fattori di rischio: margini
irregolari, microcalcificazioni, diametro antero-posteriore maggiore del traverso); l’ecografia è utilissima
per 4 ragioni: 1) Dà informazioni sulla presenza o meno di noduli, sulle loro
dimensioni e sulla natura solida o cistica. 2) E' un'utile guida per stabilire,
soprattutto nell'ambito di un gozzo multinodulare, quali noduli sottoporre a
biopsia. 3) Serve da guida per la biopsia dei noduli non palpabili. 4)
Utilissima nel follow-up dei noduli in terapia medica.
La
scintigrafia si esegue somministrando al paziente una dose di iodio
radioattivo (123I o 131I), o più frequentemente di
tecnezio radioattivo. La scintigrafia offre importanti informazioni: 1) caratterizzazione funzionale del nodulo (il nodulo caldo è
iperfunzionante, il nodulo freddo è ipofunzionante, il nodulo tiepido
normofunzionante. 2) Identificazione di noduli in sede mediastinica. 3) identificazione di metastasi da carcinoma
tiroideo differenziato. In uno studio condotto su 5.000
pazienti, l'80% dei noduli erano freddi, 10,5 tiepidi,
5,5 caldi. Il 16% dei noduli scintigraficamente freddi
erano maligni, il 4% dei noduli caldi ed il 9% dei noduli tiepidi. In conclusione, la scintigrafia, pur essendo
utile, non è in grado di predire la malignità del nodulo
tiroideo.
La
biopsia per aspirazione con ago sottile (FNAB, dall'inglese
"fine needle aspiration
biopsy") infine, è l'esame che ci consente di
differenziare il nodulo benigno dal carcinoma. La tecnica è relativamente
semplice: si tratta di prelevare con una siringa ed un ago sottile qualche
goccia di materiale dal nodulo. Se il nodulo è palpabile può essere effettuata a mano libera, altrimenti si usa la guida
ecografica. Il paziente non ha bisogno di alcuna
preparazione e subito dopo il prelievo può andare a casa. Il risultato di questo esame può essere fondamentalmente di 4 tipi: 1) nodulo
benigno, 2) nodulo maligno, 3) nodulo sospetto, 4) prelievo inadeguato. Nel 4%
dei caso il prelievo va ripetuto.
COME SI
CURA?
Le opzioni terapeutiche del nodulo tiroideo sono
4:
Terapia
medica:
Terapia
chirurgica
Terapia
radiante con 131I
Alcolizzazione
La
terapia è sempre chirurgica nel caso
d'esame citologico di tipo maligno o sospetto, coadiuvata in alcuni casi dalla
radioterapia.
L'alcolizzazione, a cui risponde molto bene Il nodulo
cistico, consiste nell'aspirazione del liquido cistico e nell'iniezione dentro
la cavità di alcool etilico
Terapia
soppressiva con tiroxina:
Il nodulo tiroideo benigno
può essere trattato con tiroxina con l’intento di diminuirne la dimensione o
rallentare od arrestare la crescita.
La
terapia con tiroxina del nodulo tiroideo benigno è molto diffusa, tuttavia i
dati scientifici su questa terapia non sono univoci, essendoci evidenze a favore
ed evidenze contro l’efficacia della terapia TSH soppressiva sul nodulo
tiroideo.
Questo
argomento, ripreso ultimamente durante l’ultimo Congresso tenutosi a Roma a
novembre 2004 dall’AME (Associazione Medici Endocrinologi) in collaborazione con
l’AACE ( Associazione Americana Endocrinologi Clinici), è stato analizzato secondo
- non è un trattamento da utilizzare
di routine
ed è
controindicato in:
- gozzi voluminosi,
- noduli con autonomia funzionale,
- lesioni citologicamente sospette,
- donne in postmenopausa
- uomini > 50 anni,
- pazienti con massa ossea
ridotta,
- pazienti con aritmie cardiache,
- presenza di malattie sistemiche
severe.
Può
essere considerato in:
- donne giovani che
presentino
- noduli di dimensioni contenute
(volume < 5 ml o diametro massimo
- noduli con scarsa componente liquida (<30%)
-noduli con abbondante colloide all’esame
citologico
- quando
istituita, la terapia deve riportare il TSH a valori inferiori alla norma ma non
completamente soppressi
- l’efficacia del trattamento deve
essere monitorata e la terapia sospesa dopo 2 anni di mancata riduzione
volumetrica del nodulo.
.
gozzo
multinodulare
voluminoso gozzo
tiroide normale
gozzo
multinodulare
scintigrafia