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Teverola

Sito a cura di Raffaele Felica
raffelica@libero.it

Questi articoli e documenti ci sono stati gentilmente forniti dall'Istituto di studi Atellani. Sono tratti dalla rivista "RASSEGNA STORICA DEI COMUNI" diretta dal Prof. Sosio Capasso, che ringraziamo vivamente.


ISTITUTO DI STUDI ATELLANI
Palazzo Ducale - 81030 S.Arpino (Ce)

RASSEGNA STORICA DEI COMUNI
Periodico di studi e di ricerche storiche locali
Via Padre m. Vergara, 13 - 80027 Frattamaggiore (Na)

L'Istituto è presente anche in rete con i seguenti indirizzi:
http://victorian.fortunecity.com/prado/587/index.htm

http://www.iststudiatell.org/


 

TEVEROLA di MARIA PIA DE. SALVO: le origini, primi documenti attestanti l'esistenza di Teverola, i nomi, famiglie nobiliari di cui fu feudo, attività economiche.

NOTE METODOLOGICHE PER UNA RICERCA SU UN PAESE DELLA "LIBBURIA" ATELLANA:
TEVEROLA di FRANCO E. PEZONE : Ritrovamenti, Tavole, carte e documenti che indicano il paese di Teverola, strade e contrade, cognomi, un Teverolese che uccise il vescovo di Aversa, il nome del paese nei secoli.

Teverola li 22 Marzo 1811
IL SINDACO DELLE COMUNI RIUNITE TEVEROLA, CARINARO, E CASIGNANO:
Richiesta del sindaco di utilizzo del Monastero di Santa Maria delle Grazie come casa comunale, richiesta di riapertura della chiesa annessa al monastero, stato del monastero nel 1815.

DA UN "APPREZZO" DEL 1642
TEVEROLA NEL XVII SECOLO di Bruno D'Errico
Notizie sul casale di Teverola nel 1642: dove si trova, clima, abitazioni, agricoltura, artigiani, città e casali vicini, donne ("al generale sono tutte belle") e loro attività, prodotti agricoli, governo e cariche elettive, gabelle, clero.Molto interessante per capire com'era Teverola nel passato, come vi si viveva e quali erano le attività prevalenti.

 

IL VILLAGGIO DI CARINARO DIVENTA COMUNE (Nel 1857, insieme a Casignano) di Gioconda Pomella
7 febbraio 1854: Richiesta al re Ferdinando II di Borbone della popolazione di Carinaro, che allora formava un unico comune con Teverola e Casignano, di separarsi da Teverola e formare comune a sé. Ragioni per le quali si chiede la separazione, il parere dei Decurioni di Teverola, iter della pratica con richieste di consulenza e pareri, notizie su Casignano, discordie esistenti tra i due comuni riguardo a cariche e rendite, notizie sul dazio del consumo di vino e delle acque, misurazioni di strade, bilanci e popolazioni dei due comuni, sindaci e decurioni dei due comuni.
Decreto di separazione del 30 giugno 1856.

SEGNALAZIONE DELL'ARCHITETTO ANTONIO PIROZZI SU DOCUMENTI RELATIVI A TEVEROLA NELL'ARCHIVIO DI STATO DI NAPOLI


Rassegna Storica dei Comuni

PERIODICO DI STUDI E DI RICERCHE STORICHE LOCALI
ORGANO UFFICIALE DELL' ISTITUTO DI STUDI ATELLANI

ANNO VIII - N. 11-12 (nuova serie) SETTEMBRE - DICEMBRE 1982

TEVEROLA

L'origine di Teverola è certamente da ricercarsi nell'Alto Medio Evo e precisamente nel periodo delle invasioni barbariche del V-VI secolo dopo Cristo.
Quando Atella da antico edl importante centro osco, sottomesso dai Romam in seguito alle guerre sannitiche, fu distrutto dai Vandali di Genserico, sulle sue rovine sorsero, nonostante le distruzioni e le devastazioni apportate dalle varie dominazioni barbariche, dei borghi che ci rivelano, sottoposti ad un'analisi toponomastica, la derivazione da una città-madre (si pensi ad Orta, Fratta, Cesa, ecc.). Altri borghi, invece, come Poniigliano, Afragola, Tuberoli (la nostra Teverola), ci riportano con i loro nomi alla matrice contadina dell'antica civiltà del luogo.
Il territorio atellano forma, durante il confuso periodo storico in cui la Campania tu sottoposta alla dominazione bizantina lungo la zona costiera e a quella longobarda nell'interno (ma con continui spostamenti di confine), la cosiddetta " liburia atellana ". Originariamente, il termine liburia era riservato solo alla fertilissima zona dei Campi Flegrei, chiamata già dall'antichità 'terra liboria' o 'campo laborio' (dal nome dell'antica popolazione della zona, i Leborini). Successivamente il termine liburia fu esteso al ducato napoletano (liburia ducalis), al territorio longobardo di Capua (liburia capuana) fino ad essere poi, verso la fine del secolo XI, esteso a tutta la zona che ancora oggi chiamiamo 'Terra di lavoro' e che corrisponde, a grandi linee, alla provincia di Caserta, ma che va attribuito in senso specifico al territorio che va dal Massico ai Campi Flegrei.
I confini della liburia atellana andavano da Grumo o tutt'al più da Melito a Sud (confinando quindi con la liburia ducalis) al luogo detto 'a Quarto' ad occidente, sulla via consolare campana che veniva a dividere così la liburia propriamente detta in due parti, l'una verso il mare, sotto la dipendenza di Capua, e l'altra verso oriente appartenente alla giurisdizione di Capua ed ai Longobardi.
A Nord il Clanio, gli attuali Regi Lagni, costituiva il confine naturale con la liburia capuana, mentre il bosco di S. Arcangelo, nelle vicinanze di Caivano, la delimitava ad est.
I paesi più antichi sorti nella liburia atellana dal V secolo in poi, come si ricava dalla 'Istoria Miscella' (continuata da Paolo Diacono fino all'anno 806), dalle Cronache, dalle scritture e dai cedolari dei bassi tempi sono: S. Arpino, Pomigliano di Atella, Casapuzzano, Nevano, Grumo, Cardito, Caivano, Melito, Gricignano, Lusciano, Piscinola, Casavatore, Casoria, Carinaro, Teverola, ecc.
Il documento più antico che riguarda Teverola è un diploma del principe di Capua Pandolfo a favore del monastero di S. Vincenzo al Volturno del 964, la cui prima copia manoscritta si trova nel Chronicon vunternense. Altri documenti sono del 793 (l'originale è conservato nell'Archivio di Stato di Napoli), del 1172, 1205, 1270, 1287, 1369 (tutti questi ultimi sono conservati nell'Archivio Capitolare di Aversa).
Il nome del paese nei diversi documenti si presenta sotto tre forme: 'Teberola', 'Teverolium ', 'Tiburola'.
Di Teverola fa menzione Pietro Diacono, storico medioevale, discepolo di S. Tommaso, il quale, parlando di un monastero che si trovava a Piro, afferma che detta località si trova nei pressi di Tuberoli. Piro era infatti una 'villa' sulla via consolare campana e si trovava ad oriente dell'attuale Casal Nuovo a Piro. In questa località di recente è stata reperita da alcuni alunni della Scuola media 'Ungaretti' di Teverola un'antica lapide di estremo interesse che, consegnata all'Istituto di Studi Atellani, è attualmente all'esame della sua sezione archeologica.
Dopo 1'XI secolo, in seguito alla fondazione di Aversa ed alla formazione del regno normanno, la storia di Teverola si identifica con quella di tale città di cui fu 'casale '. La città di Aversa fu fondata nel 1030 a 5 Km. a Nord dell'abbandonata città di Atella (tanto che alcuni autori indicano Aversa come neo-Atella, mentre altri confondono addirittura Atella con Aversa) dai guerrieri normanni che avevano avuto in concessione quel territorio dal duca Sergio IV di Napoil, in compenso per l'aiuto prestatogli contro Pandolfo IV, principe longobardo di Capua. Rainulfo Drengot cinse in seguito la città di mura e ne fece una contea indipendente, la prima dei Normanni in Italia, riconosciuta anche dall'imperatore Corrado nel 1038. Ciò favorì lo sviluppo economico e culturale di Aversa che ebbe scuole grammaticali e l'istituzione, dal 1050 circa, della sede vescovile.
E' di questo periodo anche la deviazione per Aversa 'dell'antica via atellana (strada che collegava Capua a Napoli passando per Atella) che viene in questo modo a dividere in due il paese di Teverola, favorendolo da un punto di vista commerciale.
Durante il regno di Alfonso d'Aragona, Teverola, appartenente prima alla congregazione olivetana, fu donata a Gaetano d'Aragona. In seguito fu feudo di varie famiglie nobiliari: dopo essere appartenuta ai Terralavoro ed essere passata (all'estinzione di detta famiglia) al regio erario, toccò alla famiglia Carafa dei conti di Policastro, il cui palazzo nobiliare esiste ancora a Teverola in Via Garibaldi 65. Nella prima metà del 1800 appartenne alla famiglia Carafa dei Principi della Roccella.
Sin dall'unità d'Italia Teverola è comune.
L'attività prevalente del luogo, come risulta da varie testimonianze (Giustiniani, Strafforello, Dizionario dei Comuni) è stata fino agli anni 60 del nostro secolo quella agricola, con le tipiche produzioni del vino asprino, della frutta e della canapa. Le poche attività manifatturiere, tutte a carattere artigianale, erano legate anch'esse al settore primario: si riducevano infatti ad alcuni mulini, un pastificio, una segheria ed una fabbrica di liquori.
Negli ultimi 20 anni vi è stata un'accelerata industrializzazione di questa zona dovuta soprattutto alla sua favorevole posizione: essa gode infatti della vicinanza al grande mercato ed al porto di Napoli, pur non soffrendo del caos e della congestione propri della grande area metropolitana. Ciò ha fatto sì che l'intera zona aversana venisse individuata come medio polo di sviluppo industriale. Sono sorte così alcune importanti imprese industriali come l'Indesit e si sono sviluppate medie industrie locali quali i calzaturifici ed i pastifici, mentre la popolazione è più che raddoppiata passando dai 3645 abitanti del 1955 ai 7100 degli scorsi anni. La crisi attuale sta comunque. drasticamente ridimensionando le prospettive industriali dell'intera zona.

MARIA PIA DE. SALVO


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PERIODICO DI STUDI E DI RICERCHE STORICHE LOCALI
ORGANO UFFICIALE DELL' ISTITUTO DI STUDI ATELLANI

ANNO XIII - N. 37-42 (nuova serie) GENNAIO - DICEMBRE 1987


NOTE METODOLOGICHE PER UNA RICERCA SU UN PAESE DELLA "LIBBURIA" ATELLANA

TEVEROLA
di FRANCO E. PEZONE


Le selci lavorate, ritrovate fra Teverola e Carinaro (conservate nel Museo Campano) sono la prova che il territorio fu abitato fin da epoche preistoriche.
Una seria ricerca sulle origini storiche del paese dovrebbe partire dalle " provenienze " delle raccolte archeologiche (ufficiali e " private "), non mancando di interessare la geologia e la numismatica.
Infatti un'analisi stratigrafica della zona ab utroque latere Viam Campanam (per parafrasare Plinio) e di quella del Clanio (che, probabilmente, scorreva più vicino all'abitato) potrebbe portare un notevole contributo alla conoscenza più remota di Teverola. Così come il sapere la provenienza delle monete osche, con l'iscrizione retrograda ADERL, citate da Avellino, nel secolo scorso, potrebbe darci la riconferma (se ce ne fosse ancora bisogno) del fiorire della civiltà osca in questa terra.
Notizie a stampa di ritrovamenti archeologici di epoca etrusca e greca, specialmente a "Madama Vincenza" ed a Piro, sono la riconferma delle antiche radici.
La toponomastica, poi, potrebbe contribuire a stabilire una origine romana (almeno) dei dintorni: Aprano (aper cinghiale); Casa-luce (casa-loci = casa del bosco); ecc.
La tavola peutingeriana, inoltre, menziona la via consolare Campana (Puteolis-Capuae) e ne indica le miglia (XXI). Mommsen, Maiuri, Johannowsky, Sterpos (specialmente questo utimo), nel ricostruire il tracciato della Campana, indicano testualmente Teverola come ultimo 'luogo' prima di Capua Vetere.
In quel che resta del reticolato della centuriazione romana dell'ager campanus e nel lavoro, a stampa, del Gentile su " La romanità dell'a.c. alla luce dei suoi nomi locali " il paese è visibile ed è citato per essere attraversato (al 13° km. della Nazionale) da una parallela che solca la zona da nord a sud, posta ad est del decumano massimo.
Così come sono ancora visibili tracce di centuriazione a sud di Casalnuovo a Piro, ed a nord di Gricignano e di Carinaro.
Nell'unica carta delle vie osche della Liburia (del Di Grazia) sono citati solo due paesi per tutta la zona atellana: Crumum (Grumo) e Teberola (Teverola), oltre, s'intende, Atella.
Dopo la già citata tavola peutingeriana (che indica le strade di epoca romana), una carta di B. Capasso della zona fra il Clanio (vel Laneum = o Lagni) e Napoli, di epoca prenormanna, indica Teverola e Piro come ultimi insediamenti sulla via Campana, prima di Capua.
Così anche la carta di Terra di Lavoro di A. Mangini (sec. XVI) e l'atlante geografico del Regno di Napoli del Rizzi Zannoni (inc. 1794) indicano sulla via Napoli-Capua, subito dopo Aversa, il paese di Teverola.
Anche la ricerca archivistica potrebbe dare ottimi risultati. Un 'index' membranorum indica un documento del 942 (die tricesima mensis martii) ove un certo Ioannes Petri magnifici filius ss. Sergii et Bacchi monasterio donat hospites suos fundatos et exfundatos, commenditos et reliqua omnia, quae ad ipsum spectabant. E qui vi è citato un 'luogo' qui vocatur 'Pirum' territorio liburiano.
Lo stesso index così sintetizza un documento del 949 (die tricesirna mensis iunii) "Maria filia Gregorii Monachi vendit Ioanni partem praedii muncupati 'Tevorola', quod maliti extabat ".
Anche se qualcuno ha voluto individuare nella citata Tevorola una zona di maliti (Melito), un altro documento, del 960 (die vicesima mensis octobrii), sempre riportato nell'index, non lascia adito a dubbi:
Adelgisus longobardus beneventanus, et Stephanus Leonis filius iureiurando definiunt litem, de compluribus praediis quorum dimidium ad Liburiam neapolitanam, alterum vero dimidiurn ad Liburiam Longobardorum pertinebat.
Fra i possedimenti controversi sui quali si trova l'accordo è menzionato un campum qui nominatur Teborola.
Una messe enorme di notizie sul paese, per i mille anni successivi, si trovano in: Chronicon (alcuni), R.N.AM. (entrambi), Codici (normanno, svevo, angioino, ecc.), Archivi aversani (interessante il Capitolare) e quelli di Stato (specialmente di Napoli e di Caserta).
La ricerca archivistica dovrà orientarsi maggiormente verso: Rationes Decimarum, Numerazione dei fuochi, Notarili, Pandette, Monasteri soppressi (specialmente per l'unico che esisteva a Teverola: il Monastero di S.Maria delle Grazie, dell'ordine Eremitano della Congregazione di S.Giovanni a Carbonara della città di Napoli); e proseguire col 'catasto onciario' dal quale, oltre a tutto, si possono ricavare i nomi delle strade e delle contrade dei luoghi campestri e delle famiglie. Per fare un esempio (nel 1754) il paese aveva una sola strada: la vinella nova; con i seguenti luoghi: dietro alle mura, le padule di Aprano, di sopra, Acerrone, Casalnuovo, Madama Vincenza, dietro Corte, la chianca, la crocelle, passo di ponte a Selice, lo trivice di s. Nicola, la via tagliacuollo, la taverna, ecc.
Nello stesso anno i cognomi più ricorrenti del paese erano:
Aversano, Barbato, Camisa, Cappella, Cavaliere, Colella, d'Andrea, d'Aversa, Di Mattea, Di Martino, Farinaro, Fiorillo, Majello, Mattiello, Martelli, Nocera, Panico, Papa, Russo, Valente, Verolla, ecc., oltre "l'esteri buonatenenti" don Antonio Terralavoro, donna Isabella di Mauri, donna Teresa Lubelli, tutti della stessa famiglia baronale.
Mormile e Ranucci sono altri due cognomi locali che, nel secolo successivo, saltarono agli onori della cronaca (nera).
Il 9 settembre 1821, Carmine Mormile (figlio di Pietro e di Rosa Ranucci) di Teverola, uccise con 'un colpo d'archibugio', in via Seggio ad Aversa, il vescovo della città Agostino Tommasi. Il 19 settembre dello stesso anno il reo confesso venne decapitato in Largo Mercato vecchio, vicino alla chiesa della Madonna della Pietà, ad Aversa.
Per tornare alla vera e propria ricerca storica bisognerebbe consultare gli archivi (se ancora ci sono) della chiesa parrocchiale e del convento (soppresso) alla ricerca dei 'libri dei battezzati ' dei 'libri dei morti' o di qualche platea; e, nel contempo, raccogliere i dati ISTAT e, più di tutto, ogni testimonianza del mondo popolare, fatto di consuetudini, religiosità, tradizioni, feste, lingua e di tutto ciò che fa di un paese la 'patria locale'.
Utili contributi potrebbero venire anche dalla consultazione dei dizionari storico-geografici (che, dal '700 in poi, ebbero larga diffusione nel Mezzogiorno) e, in modo particolare, della vasta bibliografia (che non si cita per ragioni di spazio).
Per quanto riguarda il significato dell'etimo, bisogna ricercare, per prima cosa, le trasformazioni o le deformazioni che esso ha avuto nei secoli.
Fra i documenti consultati il toponimo cambia come segue:
Tevorola anno 949, Teborola anno 960, Tuburola anno 1172, silva Tuburola anni 1175 e 1181, villa Tyburola anno 1205, Tuburola anno 1325, Tevernola anno 1480, e, finalmente, Teverola nell'anno 1520. Nome che, poi, gli rimase tranne che per un Teverone (in un documento del 1587) e di un Tinerola (in un documento del 1895) che sicuramente sono trasformazioni dovute ad errori di trascrizione.


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Rassegna Storica dei Comuni

PERIODICO DI STUDI E DI RICERCHE STORICHE LOCALI
ORGANO UFFICIALE DELL' ISTITUTO DI STUDI ATELLANI

ANNO XIV - N. 43-48 (nuova serie) GENNAIO - DICEMBRE 1988

Teverola li 22 Marzo 1811
IL SINDACO DELLE COMUNI RIUNITE TEVEROLA, CARINARO,
E CASIGNANO

Tra i documenti presentati dalle studentesse Margherita e Rossana Mattiello segnaliamo, una lettera del 20 settembre 1810, con la quale il Sindaco "delle Comuni riunite di Teverola, Carinaro e Casignano", Stefano Graziano, comunicava, all'Intendente della Provincia di Terra di Lavoro, che "essendo queste suddette Comuni sfornite di casamento comunale", a tal uso poteva essere destinato il monastero esistente in Teverola "sotto il titolo di S. Maria delle Grazie fu de' soppressi PP. Agostiniani Calzi de Carbonaristi, di cui nessun uso la Regia Corte ne ha fatto e fa, né ne ritrae vantaggio alcuno". In un'altra lettera del 16 ottobre 1811, il nuovo sindaco, Luca Mattielli, faceva a sua volta istanza che la chiesa annessa al monastero, che era stata chiusa all'atto della soppressione dell'ordine agostiniano (1809), fosse riaperta "perché quella Chiesa è necessaria per ivi andare la popolazione ad ascoltare la messa, ed esercitare degli altri offici religiosi ne' giorni festivi, e fra l'altro ne' tempi piovosi, da poiché venendo questa Comune attraversata da una orribile lava, non puote la stessa, cioè la popolazione dalla parte di detta chiesa portarsi nella Parrocchia per esercitare gli atti religiosi".
Infine di un certo interesse è il documento nel quale il sindaco del 1815, Pasquale della Volpe, presentava lo stato del monastero di Santa Maria delle Grazie. In quell'epoca il monastero si trovava affittato alla signora Rachele Petriccioli di Teverola. Lo stato delle "fabbriche"si denunciava "pessimo, ed a momenti per crollare, stante buona porzione di fabrica tutt'aperta atteso il tremuoto accaduto nel dì 26 luglio 1805". La chiesa del monastero, pure in pessimo stato, era stata riaperta per ordine del Governo, ed in essa vi faceva da "cappellano gratis, il sacerdote D. Giovanni Simonelli".

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DA UN "APPREZZO" DEL 1642

TEVEROLA NEL XVII SECOLO
di Bruno D'Errico


Proseguiamo in questo numero la pubblicazione di notizie inedite su Teverola, iniziate sul numero 11-12 della Rassegna Storica dei Comuni, anno VIII (1982), pp. 290-293, con un interessante articolo di M.P. De Salvo sulle origini del casale di Teverola, e continuate sul numero 43-48 della Rassegna, anno XIII (1987), pp. 2-5, con una raccolta di note metodologiche per una ricerca articolata sulla storia di Teverola, firmata da F.E. Pezone.
Una interessante fonte documentaria per la conoscenza della storia di Teverola è costituita da un apprezzo del casale datato 1642. Da questo apprendiamo che "il Casale suddetto di Teberola, è compreso nel distretto della città di Aversa, e si conta in fuochi n0 [manca nel testo] secondo l'ultima numerazione, giace in piano, ed aperto dominato da ogni vento e situato nella Strada Regia, la sua aria è mediocremente buona simile all'aria di detta città, in tempo però autunnale è alquanto calda. E sibene si conta in detta quantità di fuochi, non però abitano tutti. Vi sono molte case dirute, sì per mancamento di abitatori, come per vecchiezza di fabrica. Li abitatori sono rustici attendono alla coltura de' campi, et al generale quasi tutti sementano e fanno campi. E questi sono tra essi detti massari, e possedono di essi alcuni animali bovini, altri vivono con industria de' seminati d'altri, ed altri vivono colla zappa. Ve ne sono alcuni che hanno animali giumentini, e somarrini, de' quali la maggior parte sono pagliaroli, fra essi non vi è facoltà signalata, alcuni, ma pochi possedono territori propri, ed hanno qualche comodità. Le loro abitazioni sono ad uno ed a due solara, altre coverte a tetto, altre a pagliara, alcuni nelle proprie abitazioni, altri appiggionati, al generale dormono sopra paglia, alcuni usano lana, e fra tutti non vi è altro che un notare, e due uomini di arme, che vivono civilmente, vi sono due sarti, due scarpari, tre mastri fabricatori, tre tessitori di tela, un pettinaturo di lino, ed un barbiero; d'altri artisti in ogni loro occorrenza si servono nella città d'Aversa, e così di medico chirurgo, robbe di speziaria, medicinali e manuali [di] detta città d'Aversa, com'anche in tempo di bisogno, tanto in detta città, quanto nei luoghi convicini si servono dì fatigatori ad uso de' campi. Qual città si discosta dal detto casale di mezzo miglio in circa.
Ha la città di Capua per sette miglia, Caserta per miglia otto, Madaloni per miglia diece, da altri vicini casali per miglia tre, miglia due et uno in circa; e da Napoli per miglia otto in nove per Strada Regia, e sicura di notte, e di giorno; fra le quali città e casali vi sono ogni settimana mercati per famosi, come sono, Capua, Caserta, Madaloni, ed Aversa ove possono provedersi in ogni bisogna.
E venendo al particolare del territorio riferisco esser tutto aperto, e ventilato, di esso parte è arbustato, ma semìnatorio, e parte scampio. Vi sono alcuni territori ad ortalizio, altri ve ne sono fenili, e questi sono vicini al Regio Lagno per distanza di miglia tre in circa. Confinano detti territori per Levante colli territori di Carienaro, e Casignano; per Ponente colli territori d'Aprano, e Casaluce, ha per mezzo li territori d'Aversa, e per settentrione li territori di Capua per miglia quattro in circa.
Vestono gli abitanti alla rustica, le loro donne si esercitano ne' campi; altre ma poche se ne stanno in casa, si esercitano in filare, cusire, lavorare, tessere, ed altri affari feminili, alcune fanno industria di polli, al generale sono tutte belle. Vestono onestamente, hanno ornamenti dì seta, galentarìe donnesche etiam con abiti d'oro, e così le donne come gli uomini arrivano all'età di 60 e 70 anni.
Produce il territorio grani perfetti migliori del convicino, e di maggior peso non solo bastevole, ma se ne fa gran retratto. Produce orzo, fave, ceci, lenticchie, ed ogni'altra leguma. Particolarmente grani d'India, lini, canapi, e questi si maturano nel Regio Lagno per distanza di miglia tre in circa, de' quali sono a proprio uso, e parte ne smaldiscono fuora. Può anche il detto territorio dar pascolo ad animali grossi, e minuti, ma non in quantità notabile, ha frutti d'ogni sorte, ad uso di tutti bastevoli, ed a sufficienza senza comprarne fuora.
Produce detto territorio vini perfetti bianchi, come sono asprinii, e verdeschi, e rossi; de' quali la maggior parte li smaldisce in Napoli. D'ogli si possono provedere nelli vicini mercati, e parte ne sono portati a vendere da viaticali. Salumi, formaggi ed altri latticini n'hanno, e possono avere ne' propri, come nelli vicini luoghi.
Si governa il publico per due Eletti, uno di essi è dal numero de' massari l'altro de' bracciali, vi è un casciero; e questi si eliggono a voce in publico parlamento. Hanno detti Eletti il governo per un anno, e questo finito si fa nuova elezione dall' istessa Università. Vi è anco un Catapano, che ha pensiere di ponere assise a cose comestibili, tanto però dette assise possono essere riformate da i detti Eletti, e questo Catapano viene eletto dal Barone.
Il Pubblico vive per gabbelle, che s'introitano, e con esse suppliscono a' pesi fiscali, e mancando impongono collette.
Deve l'Università per l'attrassato della Regia Corte ducati 600, altre summe, che deve a diversi particolari, per le quali rende a tanto per 100 con potestà di affrancare servata la forma delle cautele sopra ciò appartenentino; per li quali pesi sta detta Università oppressa.
Per quel che tocca allo spirituale, è detto casale subietto all'Illustrissimo Vescovo d'Aversa. Vi sono dieci preti, tra sacerdoti e Clerici, e fra questi è un Paroco, che ha la cura de' Sagramenti.
In mezzo di detto casale è la Chiesa Parrocchiale, sotto il titolo di San Giovanni Evangelista (...).
Fuori detto casale posto nella Strada Regia vi è un bellissimo convento de' Padri Agostiniani, ed in esso dimorano quindeci Patri tra sacerdoti, e conversi (..)".

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Rassegna Storica dei Comuni

PERIODICO DI STUDI E DI RICERCHE STORICHE LOCALI
ORGANO UFFICIALE DELL' ISTITUTO DI STUDI ATELLANI

ANNO XXI - N. 76-77 (nuova serie) GENNAIO - GIUGNO 1995


Nel 1857, insieme a Casignano

IL VILLAGGIO DI CARINARO
DIVENTA COMUNE
di Gioconda Pomella


Correva il 1854 e sovrano assoluto del regno delle Due Sicilie era Ferdinando lI di Borbone. Il paese in quegli anni veniva amministrato attraverso criteri burocratici lenti e inefficienti, simbolo dello sfacelo erano i funzionari del Ministero dell'Interno spesso inetti e prepotenti. Alla presidenza del Consiglio dei Ministri era stato nominato Ferdinando Troya. considerato timido " nei confronti dell'influenza sempre più personale che il re veniva esercitando negli affari di stato (1).
Il 7 Febbraio di quell'anno di grazia sul tavolo del direttore del Ministero e Real Segreteria dell'Interno, Salvatore Murena, giunse una supplica della popolazzione di Carinaro. Gli abitanti del piccolo centro dell'agro aversano, che a quel tempo raggiungevano " 1259 anime ", chiesero a " Sua Eccellenza " di separarsi dal comune di Teverola " in quanto possiedono mezzi per sopperire alle spese e uomini elegibili alle cariche comunali " (2).
Gli abitanti di Carinaro ritenevano di possedere tutti i requisiti per ottenere l'autonomia da Teverola. "I comuni possono domandare la separazione con particolàre amministrazione municipale quante volte per la loro locale situazione sieno separati dai comuni di cui costituiscono una parte ed abbiano una popolazione di 1000 abitanti, e mezzi sufficienti per formare e rinnovare il personale dell'amministrazione e supplire alle spese comunali (3).
Il direttore (4) Murena (5) trasmise, il giorno dopo, il documento a G. De Marco, intendente di Terra di Lavoro, affinché svolgesse tutte le indagini previste dalla legge. L'intendente chiese al sindaco di Teverola l'immediata convocazione del decurionato e una deliberazione in merito.
In tutti i documenti oltre a Carinaro è sempre nominato il piccolo borgo di Casignano. Su questo villaggio, oggi il nome identifica solo una località disabitata, scrive Giustiniani: " casale di Aversa in Terra di Lavoro, e diocesi di detta città verso oriente a distanza di un miglio. E' situato in pianura, e vi si respira un'aria molto nociva per la vicinanza del Clanio. Il suo territorio viene seminato da suoi abitatori, che ascendono non più che al numero di 173, a grano, a canapi, produzione di vini asprini leggerissimi ' (6).
"Attualmente il nome resta ad una chiesetta sui Regi Lagni, nei pressi del ponte Iachiello, poco ad est della S.S. 7 bis " (7).
Dieci giorni dopo i decurioni (8) del comune di Teverola "e riuniti" Carinaro e Casignano vennero convocati, nella casa comunale, dal sindaco Carlo Mattiello. La domanda di separazione dei carinaresi fu posta all'ordine dei giorno. Tutti i decurioni si trovarono in perfetto accordo sul numero degli abitanti di Carinaro, sulla mancanza di beni patrimoniali (" non possono che reggersi semplicemente col fruttato de dazi di consumo ") e sulla loro distanza, mentre " sulla massa di coloro che possono occupare le diverse amministrazioni " i decurioni di Carinaro sostennero l'esistenza di eleggibili sufficienti per ogni carica, i decurioni di Teverola, invece, si espressero negativamente ed affermarono che non c'era un numero adeguato " per tutte le cariche che si richiedono ".
E' chiaro che quanto emerso dalla riunione non bastò a chiudere la vicenda, allora l'intendente decise di consultare A.Miele, giudice del circondario di Aversa. Alla fine del mese di aprile un gruppo di cittadini di Carinaro, allarmato, scrisse all'intendente. Nel documento i carinaresi espressero tutti i propri timori. imrnaginavano gia il parere negativo del giudice di Aversa e chiesero, quindi, che fosse affidato ad altri questo Compito. Tutto secondo lo schema previsto. Il giudice Miele era apertamente contrario alla separazione: " vi sono ben pochi soggetti adatti per cariche amministrative poiché separandosi mancherebbe affatto il personale per Carinaro, a sostenere e dirigere la comunale amministrazione che andrebbe di certo in ruina con grande discapito delle due amministrazioni " (9).
Il giudice non si limitò a considerazione di questa natura ma molto duramente definì l'azione di separazione una " veduta privata di pochi, inconsiderata, imprudente ed arrogante ".
I carinaresi, che non si riconobbero in giudizi così netti e infamanti, reiterarono le suppliche tanto che l'intendente De Marco decise di affidare un nuovo mandato esplorativo al consigliere provinciale di Aversa Benedetto Di Mauro poiché " ha conoscenza dei luoghi e delle persone>>.
In una comunicazione riservata del 27-6-1854 il consigliere Di Mauro, in totale disaccordo con il giudice Miele, si dichiarò favorevole alla separazione poiché, a suo parere, non mancavano uomini con tutti i requisiti richiesti per occupare cariche pubbliche, specificò però che si trattava di persone eleggibili in un comune di terza classe (10).
"Altronde ponendo mente al disquilibrato riparto di fondi per le opere pubbliche dei quali Carinaro ne occupa una parte ben modica " scrisse.
In base alla risposta di Benedetto Di Mauro il consiglio d'Intendenza di Terra di Lavoro il 22-11-1854 stilò un primo rapporto al direttore del Ministero dell'Interno. Nel documento si esprimeva parere positivo sulla separazione del comune di Carinaro da Teverola "considerato che aderendovi alle domande di quei naturali si toglie un principio di discordia che si agita fra i due comuni tanto per la nomina delle cariche che per lo impiego delle rendite comunali. E' di avviso esser espediente che sien disunti e che Carinaro si elevi a comune separato ".
L'intendente di Caserta che aveva bisogno di altri elementi da trasmettere al direttore Bianchini inviò, quindi, un nuovo dispaccio a Di Mauro per chiedergli di quali mezzi disponesse il villaggio di Carinaro per sostenersi in autonomia. Il consigliere rispose che "tra i cespiti speciosi di quel Villaggio avvi quello del dazio sul consumo del vino che prima della malattia delle uve dava annui ducati 469,60 " ma, per le circostanze accennate, nel 1854 aveva fruttato solo la cifra di 326 ducati, a questo dazio si aggiungeva " il prodotto delle acque piovane ", che servivano ad irrigare il terreno ed ammontavano a ducati annui 61,50, sottolineava il consigliere però " ... potrebbero fruttare il doppio ", c'erano poi i proventi giurisdizionali (11) che solo per Carinaro ammontavano a 97,80 ducati annui ed un credito di 31 ducati con il comune di Gricignano per un arretrato dell'affitto della <<lava>> ". Il delegato De Marco per provare quanto aveva affermato inviò un progetto di " stato discusso " (ossia una situazione finanziaria) del costituendo comune.
Lo stato discusso era in sostanza il bilancio comunale. " Ogni comune debbe avere il suo stato discusso, e questo gli deve servire di norma inalterabile nell'Amministrazione delle sue rendite e delle sue spese. La proposta di questo stato discusso viene compilata dal decurionato sulla proposizione del dall'Intendente nel Consiglio d'Intendenza ... " (12). Gli stati discussi formulati in questo modo erano poi osservati per cinque anni e rinnovati di quinquennio in quinquennio. Carinaro non si sottrae a questa regola. Il progetto di stato discusso presentato all'intendente è valido per gli anni 1854-59.
Assunte le nuove informazioni l'intendente scrisse a Napoli al direttore del Ministero e della Real Segreteria di Stato e dell'Interno. La risposta non si fece attendere ed il 2 febbraio del 1855 il direttore Bianchini ordinò ulteriori indagini e che queste fossero svolte da un consigliere d'Jntendenza. De Marco decise di nominare Cesare Colletta. Il consigliere convocò in data 9 marzo 1855 presso la " casa comunale di Aversa " il decurionato di Teverola e Carinaro. All'ordine del giorno era stato posto il calcolo della distanza tra i due comuni; nel corso della riunione i decurioni deliberarono di prendere la misura di tutte le strade, anche non " rotabili ", e di nominare il perito. L'incarico fu affidato all'architetto di Aversa Gabriele di Ronza che, con la collaborazione dei decurioni di Teverola, Luigi Colella ed Andrea Caputo, e quelli di Carinaro, Francesco Della Volpe e Giovanni Coppola, avrebbe dovuto stendere il verbale, sottoscritto poi da tutti.
Durante quella seduta, in accordo tra tutti i decurioni, venne formulata la lista degli eleggibili e redatto un progetto di stato discusso. Il 27 dello stesso mese, alla presenza del consigliere Colletta, del sindaco di Teverola Carlo Mattiello e dei decurioni rappresentanti i comuni riuniti, l'architetto di Ronza dichiarò: <<abbiamo principiato l'operazione col misurare prima la strada rotabile che dal palazzo del Conte di Policastro tira direttamente al comune di Carinari e fino però al fronte dell'orologio di questo ultimo comune percorrendo quelle denominate dietro corte, aia Della Valle e chiesa Parrocchiale di Carinari e l'abbiamo trovata di lunghezza palmi: cinquemila settecentodiciassette 5.717>> (13). Quindi una alla volta vennero riportate le misure di altre quattro strade.
Il 10 aprile Cesare Colletta convocò i decurioni del comune di Teverola. Il sindaco esibì il "verbale del 27 marzo di verifica ed esistenza delle strade " che uniscono i due comuni. Nel corso della riunione vennero presentati i progetti di stato discusso che però si ritenne avessero bisogno di ulteriori modifiche ai sensi della legge. Il bilancio dei singoli comuni ammontava a 530,45 ducati per Teverola e 535,70 per Carinaro.
Le riunioni nella " casa comunale di Aversa " continuarono: si portarono modifiche agli stati discussi e si compilarono le liste degli eleggibili. Al termine dei lavori il consigliere Colletta inviò all'intendente una lunga e circostanziata relazione su tutta l'operazione svolta (14). In base al rapporto ricevuto l'intendente G. De Marco comunicò al direttore del Ministero i risultati dell'indagine. In un dispaccio del 21-7-55 Lorenzo Bianchini gli rammentò, forse un po' duramente, che il progetto di stato discusso riguardava solo il <<Municipio>> e non i due singoli comuni, chiese così altri ragguagli in materia ed in più il numero preciso degli abitanti. L'intendente produsse tutta la documentazione richiesta e riferì che la popolazione di Teverola ammontava a 1055 abitanti mentre quella di Carinaro e del villaggio di Casignano a 1224. Nell'ultima fase del processo il carteggio risulta piuttosto scarso. Il direttore Bianchini chiese la lista degli eletti, lista che gli venne inviata.
Il consiglio di Intendenza si pronunciò favorevolmente alla separazione del comune di "Teverola da riuniti Carinaro e Casignano ". A Bianchini non bastò questo parere ed il 15 dicembre 1855 chiese all'intendente se la sua opinione collimasse con quella del consiglio. La risposta di De Marco arrivò l'11-2-56 ed era strettamente burocratica. Nella lettera l'intendente non entrò subito in argomento, cercò di dimostrare, attraverso una serie di tesi, la validità della " segregazione ", motivando e circostanziando le sue opinioni:
" quando Teverola co' comuni riuniti non eccedeva nel 1850 i cinquantaquattro elegibili, questa
cifra per migliorata istruzione, per gioventù più idonea, e per più accurate ricerche, è quasi ora raddoppiata, da poter sopperire a bisogni delle separate amministrazioni ". Nella seconda parte del documento riportò, poi, considerazioni di carattere economico sugli stati discussi e sui rapporti tra rendite ed introiti, affermando con convinzione, che i due comuni non avrebbero avuto bisogno di nuovi <<balzelli>>. In merito alle strade sostenne che erano quasi tutte impervie soprattutto in inverno, inoltre gli stipendi dei dipendenti comunali erano fissati a norma di legge. Al termine della lettera si dichiarò favorevole alla separazione.
Il decreto di separazione giunse il 30 giugno 1856. Il direttore Bianchini scrisse all'intendente: " S. M. il Re (N.S.), visti gli antecedenti, il rapporto di lei del 15 dicembre 1855, n. 2822, ed il parere adesivo della consulta; nel consiglio di Stato del 6 dello spirante mese; si è degnata approvare, a contare dal 10 gennaio 1857, la elevazione de' villaggi di Carinaro e Casignano, in codesto Provincia, a Comune distinto dall'altro di Teverola, del quale finora ha fatto parte. Nel Real Nome glielo comunico per lo adempimento rimettendole in copia conforme il relativo decreto '>.

(1) A. ALLOCMT, Il decennio della crisi, p. 255, in AA.VV. "Storia di Napoli" vol. V, E.S.I., Bari 1976.
(2) Archivio di Stato di Caserta - Circoscrizione Territoriale - Intendenza Borbonica, f. 356.
(3) N. Comerci, Elementi di Diritto Pubblico ed Amministrativo del Regno delle Due Sicilie, Napoli 1841-45, parte II, p. 531.
(4) " A capo del dicastero Ferdinando Il non volle più ministri, ma direttori, spinto dalla sua diffidenza sempre crescente verso i propri collaboratori ", ibidem, p. 255.
(5) Salvatore Murena rimase al Ministero dell'Interno fino al luglio 1854 quando Ferdinando Il fu costretto a destituirlo. Il capo del dicastero durante l'epidemia di colera che flagellò Napoli fuggì " alle prime avvisaglie del terribile morbo ". Murena fu sostituito da Ludovico Bianchini <<uomo d'indole mite e cultore di una storia pregevole delle Finanze delle Due Sicilie >>. NICOLA Visco, Storia del Reame di Napoli dal 1814 al 1860. Napoli 1908, p. 332.
(6) L. GIUSTINIANI, Dizionario geografico ragionato del Regno di Napoli. Napoli 1797-1805, vol. III.
(7) G. CORRADO, Le origini normanne in Aversa, in "Rassegna Storica dei Comuni ", n. 2/1970, p. 77, nota 29.
(8) I decurioni di Carinaro erano quattro (don Francesco Della Volpe,Giovanni Coppola, Giuseppe Petrarca ed Antonio Barbato) mentre quelli di Teverola erano cinque (don Luigi Colella, don Pasquale Puoronio, Gioacchino Ruberti, Andrea Caputo e don Tommaso Limonelli). Una legge del 1816, che in sostanza confermava l'ordinamento voluto dai francesi, regolò l'amministrazione comunale, questa era formata dal sindaco, da un primo e da un secondo eletto da un cancelliere archiviario, da un cassiere e dal decurionato composto, a seconda della popolazione, da 8 a 30 membri.
(9)' A proposito della lista degli eleggibili che l'intendente gli invia il giudice afferma: " ad eccezione di pochissimi soggetti di limitatissima entità gli altri tutti non altra idoneità hanno che quella di poter essere adibiti a beccamorti ". Giudizi di gravissima natura che evidentemente si possono far risalire a contenziosi aperti tra gli abitanti del comprensorio. Si legge inoltre: " posso ciò asserire il che per troppo conosco il rispettabile personale di questo circondario ".
(10) '<<Appartengono alla prima classe i comuni aventi una popolazione di 6000 o più abitanti, quelli in cui risiede l'Intendente o la Corte d'Appello, o una corte criminale, e quelle aventi una rendita ordinaria di d. 5000; sono della seconda quelli di una popolazione non minore di 3000 abitanti, e quelli in cui risiede una sottointendenza; sono della terza quelli di popolazione minore di 3000 abitanti >>". N. COMERCI; op. cit., p. 350.
(11) " Dal diritto de pesi e misura annui " A.S.G.
(12) Ibidem, p. 552.
(13) Pesi e misure nel napoletano dall'Editto 6-4-1840:
1 canna = 10 palmi m 2,645
1 palmo = 10 decimi = m 0,264
700 canne = 1 miglio m 1.840
da M.R. CAROSELLI, La Reggia di Caserta. Lavori, costi, effetti della costruzione. Milano 1968, p. 201.
(14) Nella relazione Colletta ricorda di aver raccolto elementi importanti sui punti richiesti: distanza, stato discusso e lista degli eleggibili, convenienza finanziaria sulla separazione. La distanza tra i due comuni è di un miglio, le rendite sono sufficienti per entrambi i comuni ed esistono soggetti, per censo ed istruzione, adatti a ricoprire cariche amministrative, inoltre Teverola può amministrarsi senza imporre alla popolazione altri <<balzelli >>". In sostanza nessun aggravio economico è previsto per i due comuni poiché <<l'istruzione primaria con un sol maestro per ciascun sesso, la cura degli infermi con un sol condotto; mentre la cura delle anime è divisa a due Parrochi, che resterebbero assegnati come ora sono a ciascun comune>>.

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SEGNALAZIONE DELL'ARCHITETTO ANTONIO PIROZZI SU DOCUMENTI RELATIVI A TEVEROLA NELL'ARCHIVIO DI STATO DI NAPOLI

Salve sono un architetto di Giugliano mi chiamo Antonio Pirozzi e da alcuni anni svolgo ricerche presso l’archivio di Stato di Napoli sulla storia della mia città con particolare riferimento alla storia delle antiche masserie altomediavali giuglianesi come Casacelle, Casacognano, Cupuli ecc. Riguardo la vostra città vorrei segnalarvi che presso la sala inventari del Grande Archivio di Stato di Napoli potete trovare due volumi relativi alle “Corporazioni religiose soppresse”, ebbene in uno dei due volumi se sfogliate le pagine riguardanti i possedimenti del monastero di S.Martino di Napoli potete trovare alcuni fasci che fanno riferimento proprio al casale di Teverola. Ve li trascrivo cosi come sono segnati:
FASCIO MONASTERO DI S. MARTINO DI NAPOLI 2097 - Atti tra il regio fisco e il casale di Teverola per il feudo di Casalnuovo (anni 1627-1718)
2122 - Possedimenti in Teverola, Casalnuovo ed altre località (in due volumi) anno 1641
2336 - Liti con il barone di Teverola, numerazione di vassalli abitanti in Teverola e Dugenta.
Spero con questo di avervi fatto una gradita sorpresa e di aver dato un piccolo contributo affinchè le nostre lontane e nobili origini culturali siano sempre più disvelate. Arch. Antonio Pirozzi

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