BASILICATA: LETTERA APERTA ALL’ASSESSORE GENNARO STRAZIUSO

di Bolognetti - Chella
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Assessore Straziuso, le scriviamo questa lettera aperta per sottoporre alla sua attenzione un’ importante questione di libertà.

Come lei certamente saprà, la condizione odierna, per ciò che concerne l’Interruzione Volontaria di Gravidanza, prevede nel nostro Paese l’esclusività dell’intervento chirurgico quale metodologia applicata in maniera indistinta a tutte le donne che scelgono di interrompere la gravidanza entro il 90° giorno.

Ciò appare sostanzialmente anacronistico, in quanto l’esclusivo utilizzo dell’intervento chirurgico è legato ad un periodo storico che non prevedeva delle valide alternative a tale consuetudine che sopravvive, forse, solo come frutto di un retaggio “ideologico-politico”.

A fronte di una nuova ed efficace metodologia farmacologica, le donne sono ancor oggi costrette a sottostare ad una imposizione assurda, che, mi si consenta, poco ha di scientifico, dove una modalità che appare assurdamente violenta, invasiva e pericolosa impedisce alla donna di scegliere l’interruzione della gravidanza già nelle prime settimane, in perfetto rispetto della legge.

Non va, infatti, dimenticato che per motivi medici si tende ad evitare l’intervento chirurgico prima dell’ottava settimana, arrivando spesso a ridosso degli ultimi giorni utili stabiliti dalla legge.

Va inoltre sottolineato, che la Legge 194/78 art. 15 demanda al personale medico una precisa responsabilità in fatto di scelta metodologica per ciò che concerne l’interruzione di gravidanza, tenendo conto della casistica, del rispetto per l’integrità fisica e psichica della paziente e in totale libertà di scelta terapeutica.

A fronte di una percentuale di donne vicina al 40% ,che, in età che va dal periodo fertile fino ai 45 anni, decide almeno una volta di abortire, limitare la libertà di scelta terapeutica al solo intervento chirurgico in anestesia generale, mi appare come ulteriore “limitazione ideologica” che va contro la stessa tutela della salute pubblica.

Pertanto, non crediamo sussistano motivi medico-razionali per impedire ancor oggi la possibilità di utilizzare in Italia l’aborto medico, in alternativa all’aborto chirurgico in anestesia generale, soprattutto se si considera che esiste una fetta considerevole di donne decise ad interrompere la gravidanza entro le prime settimane e quindi in maniera rapida senza attendere il 63° giorno.

Questo discorso si lega, inoltre, con la maggior rapidità con cui oggi le donne riescono a rilevare una gravidanza rispetto al passato, infatti strumenti sempre più accessibili quali moderni test, reperibili finanche al supermercato, consentono di stabilire se una donna è “incinta” entro i giorni del mancato flusso mestruale, ossia entro il 28° giorno (parliamo di una percentuale superiore al 95%).

Il rilievo medico può avvenire ugualmente in maniera rapida, rispetto al passato, se si tien conto che l’ecografia oggi è capace di individuare il sacco gestazionale entro il 35° giorno.

Caro Assessore, speriamo vorrà raccogliere questa nostra sollecitazione, che nasce dal desiderio di garantire alla donna il diritto di gestire le informazioni riguardanti la propria salute e di poter “conoscere per scegliere secondo coscienza” quale metodologia appare più adatta alla propria persona.

Speriamo vorrà al più presto renderci partecipi del suo pensiero in materia di aborto farmocologico e che vorrà spiegarci perché in questa regione è di fatto impossibile ricorrervi, nonostante la lettera della legge.

Intanto, le preannunciamo che a nome delle Associazioni “Radicali Lucani” e “antiproibizionisti.it” invieremo a lei, al presidente del comitato etico del San Carlo e al direttore generale della Asl di Potenza una richiesta di “sperimentare” la pillola abortiva.

17 dicembre 2002
 
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