BASILICATA: IL CONSIGLIO REGIONALE APPROVA ODG SU MGF

di Maurizio Bolognetti
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E’ con grande soddisfazione che apprendo della decisione del Consiglio Regionale, di approvare un documento sulle mutilazioni genitali femminili, a sostegno della campagna promossa dall’Associazione “Non C’è Pace Senza Giustizia”, federata al Partito Radicale Transnazionale.

Il voto unanime, che la massima assise regionale ha espresso in calce al documento, che nei giorni scorsi avevo sottoposto all’attenzione della consigliera Antezza, contribuirà a dare ancora maggior forza e slancio alla campagna sulle MGF.

Un grazie particolare a nome dell’associazione Radicali Lucani e di “Non c’è Pace Senza Giustizia”, alla consigliera Maria Antezza per aver prontamente raccolto la nostra sollecitazione.

Ci auguriamo che a stretto giro, anche le province di Potenza e Matera vorranno approvare analoghi documenti.

 

Ecco il testo della Delibera


Il Consiglio Regionale di Basilicata

CONSIDERATO CHE

- Secondo dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), in tutto il mondo il numero di donne ad

avere subito mutilazioni dei genitali femminili oscilla tra i 120 ed i 130 milioni, e ogni anno due milioni di

bambine e di ragazze sono ancora vittime di una pratica tradizionale che perdura, malgrado le misure prese in

molti dei Paesi interessati per cercare di eliminarle;

- le mutilazioni genitali praticate sulle donne sono di vario tipo e vanno dalla clitoridectomia (ablazione parziale

o totale della clitoride) all'escissione (ablazione del clitoride e delle piccole labbra), che rappresentano circa l'85%

delle mutilazioni genitali praticate sulle donne, fino alla forma più estrema ovvero l'infibulazione (ablazione totale

del clitoride e delle piccole labbra nonché della superficie interna delle grandi labbra e cucitura della vulva per

lasciare soltanto una stretta apertura vaginale);

- le mutilazioni genitali femminili provocano danni irreparabili per la salute delle donne e delle bambine che ne

sono vittima fino a provocare la morte a causa dell'utilizzazione di strumenti rudimentali e della mancanza di

precauzioni antisettiche, e che comunque gli organi genitali vengono irrimediabilmente danneggiati causando serie

complicazioni mediche;

- se nel passato tali pratiche hanno trovato un loro posto nelle tradizioni ancestrali protese alla codificazione

dei ruoli tradizionali dei due sessi, le pratiche dell'ablazione di tutto o parte degli organi genitali femminili esterni

non sono prescritte da alcuna religione;

- l’Italia è uno dei paesi europei che - in particolare in quest’ ultimo decennio - accoglie un gran numero di

immigrati da quei paesi in cui le mutilazioni vengono praticate per tradizione e la nuova comunità che si

costituisce sul territorio tende a mantenere tradizioni e consuetudini nonostante possano confliggere con la

legislazione del paese ospitante, soprattutto quando esse hanno significati profondi di appartenenza etnica.

- tali pratiche entrano oggi in totale contraddizione con i principi universalmente riconosciuti del rispetto

dell’integrità fisica e morale della persona e di uguaglianza nella dignità e nei diritti dei due sessi, e costituiscono

un’inaccettabile violenza contro le donne, psicologica, fisica e sociale;

- è fondamentale distinguere tra la tolleranza o la difesa delle culture minoritarie e la cecità dinanzi ad attitudini

e usanze contrarie al rispetto dell'integrità e della dignità delle persone, e che il timore di manifestare un'opinione

negativa nei confronti di queste pratiche contribuisce a legittimare la mutilazione sessuale e lascia le vittime

indifese;

- la maggior parte dei Paesi africani e di quelli asiatici coinvolti in queste pratiche hanno firmato nonché

ratificato le principali Convenzioni internazionali che le condannano e che molti tra questi Paesi hanno aderito

alle Risoluzioni delle Nazioni Unite che preconizzano la loro eliminazione, soprattutto il programma d’azione

della Conferenza del Cairo del 1994 sulla popolazione e lo sviluppo, e quello della Conferenza di Pechino del

1995 sulle donne, e che diversi Stati si sono posti l’obiettivo di eliminare definitivamente la pratica delle FGM ed

hanno preso misure a livello nazionale legislative, amministrative e di altro tipo a questo fine.

- il Comitato “Non c’è Pace Senza Giustizia” insieme ad AIDOS (Associazione Italiana Donne per lo

Sviluppo) e in collaborazione con altre otto organizzazioni di donne africane, ha promosso una campagna a livello

mondiale per l’eradicazione delle mutilazioni dei genitali femminili articolata in una serie di iniziative pubbliche in

Africa e in Europa e nella promozione di una campagna di adesioni ad un appello internazionale contro le MGF

che verrà consegnato al Segretario Generale delle Nazioni Unite in occasione della 58esima Assemblea Generale

dell’ONU;

ADERISCE

- alla Campagna internazionale “Stop Female Genital Mutilation” promossa dal Comitato “Non c’è pace senza

giustizia”, intesa ad ottenere la scomparsa delle pratiche di mutilazione dei genitali femminili entro dieci anni.

26 marzo 2003
 
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