IL GARANTISMO, LA PENA DI MORTE

DOSTOESKIJ E MARTINELLI

di Maurizio Bolognetti
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Il capogruppo del CCD, Martinelli, ha voluto operare, durante il dibattito tenutosi in regione sulle pena di morte e sull’adesione a “Nessuno Tocchi Caino”, una distinzione tra paesi che applicano la pena di morte per eliminare i dissidenti politici e paesi che prevedono, nei loro ordinamenti, la pena capitale come strumento di deterrenza contro alcuni crimini o per un legittimo e, sia pur non condivisibile, desiderio di giustizia.

Pur condividendo la distinzione fatta dal Consigliere Martinelli , ritengo che, comunque, la pena capitale vada considerata per quello che è e cioè un inaccettabile strumento di tortura.

Voglio, inoltre, aggiungere che i regimi a cui fa riferimento il consigliere applicano la pena di morte anche per reati comuni; la Cina, ad esempio, prevede la pena di morte anche per reati legati all’evasione fiscale, per non parlare dei paesi islamici che applicano la pena capitale anche per l’adulterio.

Molto spesso, quando si parla di pena capitale si fa esclusivamente riferimento alla più grande democrazia del mondo gli USA e ci si dimentica di paesi come Cuba, il Laos o il Vietnam, che ,oltre ad essere delle dittature che quotidianamente violano i diritti umani, non hanno nei loro ordinamenti sufficienti garanzie processuali per gli imputati, al contrario dei democratici Stati Uniti d’America.

Molto spesso, vedi no-global e movimenti vetero comunisti portatori di un pacifismo ideologico, si scende in piazza a manifestare contro “l’imperialismo”USA, dimenticando i 2 miliardi di persone che vivono il dramma delle dittature.

Ciò detto, vorrei dire al consigliere Martinelli, che per tutelare la collettività dal crimine è sufficiente garantire la certezza della pena.

La pena capitale, Martinelli, oltre a farci correre l’inaccettabile rischio di condannare a morte degli innocenti, è uno strumento disumano e lo Stato che uccide, sia pur ispirato da un desiderio di giustizia, compie un atto terribile.

Fedor Dostoeskij scrive nell’ “Idiota”: “La pena di morte che danno per un assassinio è un castigo sproporzionatamente grave. Un assassinio legale è cento volte più terribile di un assassinio brigantesco.”

Dostoeskij vuole sottolineare la terribile tortura morale legata alla pena di morte e aggiunge: “Può darsi che esista un uomo cui sia stata letta la condanna a morte, cui si sia lasciato sopportare questa tortura e a cui sia stato poi detto : va, ti perdoniamo. Un tale uomo potrebbe raccontare molte cose.

Di questa tortura e di questo terrore appunto parlò Cristo. No, non è permesso agire in questo modo con un essere umano”.

Consigliere Martinelli, francamente, provo un certo sconcerto di fronte alle sue dichiarazioni anti-garantiste e, soprattutto, non riesco a comprendere il nesso tra il garantismo e la pena di morte.

Gli Stati Uniti, patria della democrazia, sono un paese garantista, che in alcuni stati applicano la pena di morte.

Il garantismo non è una parolaccia, ma rappresenta il giusto argine contro il rischio che l’imputato, qualunque imputato, non sia vittima di errori giudiziari, che con la pena di morte sarebbero irreparabili.

Garantismo significa separazione delle carriere dei magistrati, responsabilità civile dei magistrati, pari dignità per l’accusa e la difesa in un processo.

Garantismo è per me il decreto Cirami, garantismo significa essere antiforcaioli e antigirotondisti.

Stupisce e non poco la sua presa di posizione, soprattutto in quanto esponente di una coalizione, che ha giustamente fatto del garantismo uno dei suoi cavalli di battaglia.

Consigliere Martinelli, comprendo davvero che la sua dichiarazione a favore della pena di morte è dettata non da sadismo, ma da un profondo desiderio di giustizia. Spero voglia riflettere su queste mie considerazioni.

8 novembre 2002
 
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