LIBERA CHIESA IN LIBERO STATO: SI’ ALLA RU486

di Maurizio Bolognetti
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Onore a Monsignor Superbo e al “Movimento Per la Vita”, che scendono in campo sulla questione della RU486, con la forza e la passione di chi difende le proprie idee e le proprie convinzioni.

A tutti gli altri, ai contrari che si nascondono sotto le sottane di Monsignore, ai favorevoli e ce ne sono, che preferiscono non manifestarsi, limitandosi a dirci in camera caritatis che sono d’accordo con noi, diciamo: “uscite dalla linea grigia e partecipate a questa possibilità di dibattito e di confronto.”

Invitiamo la Basilicata laica, liberale, socialista, anticoncordataria, anticlericale, i cattolici liberali, gli antiproibizionisti e tutti coloro, che come noi sono convinti che bisogna difendere la distinzione di ruoli e competenze tra lo Stato e la Chiesa, a manifestarsi e a scendere in campo senza paure.

Abbiamo ascoltato con grande attenzione le parole di Monsignor Superbo e da subito vogliamo rispondere che la laicità della Stato è cosa che va rispettata, così come noi rispettiamo, naturalmente non condividendole, le opinioni di Superbo.

Quando in questo Paese il divorzio e l’aborto erano vietati, in omaggio ai precetti della Chiesa, le famiglie si sfasciavano comunque e le donne abortivano rivolgendosi alle mammane o ai “cucchiai d’oro”.

Fare di scelte personali e private reati da codice penale è cosa che trovo aberrante.

Si perseguiva l’adulterio e poi si scioglievano i matrimonio attraverso la Sacra Rota, bastava conoscere o muovere le leve giuste.

Oggi almeno i drammi aggiunti che comportava la proibizione sono spariti, oggi con l’informazione sui metodi anticoncezionali, gli aborti sono nettamente diminuiti.

Resta il fatto che non si può imporre alle donne per legge di portare a termine una gravidanza indesiderata.

Resta la questione principale della salvaguardia della libertà di scelta.

Personalmente sono contrario all’aborto, ma non voglio che la mia opinione si traduca in una legge proibizionista, non servirebbe e sarebbe contraria alla mia visione dello Stato.

L’imperativo “io non lo farei mai” non deve diventare “tu non lo devi fare”.

Voglio che sia consentito alle donne di poter scegliere; voglio che all’aborto chirurgico sia affiancato l’aborto farmacologico.

Non voglio uno Stato che faccia propria la sacro-santa e legittima opinione della Chiesa e dei cattolici in materia di aborto, o meglio di una parte dei cattolici, altrimenti non riuscirei a spiegarmi come avremmo fatto a vincere un referendum in materia, in un Paese che si dichiara al 90% cattolico.

Libera Chiesa in libero Stato era il motto di Cavour ed io continuerò a ripeterlo e a difendere la necessità di avere uno Stato laico e non confessionale.

1 febbraio 2003
 
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