COMUNICATO STAMPA

di Direzione Radicali Piacentini
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La nostra Associazione, rappresentata da Giuliano Guidi e dal segretario Marco Azzali, era presente ieri, Domenica 21 dicembre, alla manifestazione promossa dal Comune di Caorso contro la permanenza di scorie radio-attive all' interno della dismessa centrale nucleare.

Abbiamo constatato una numerosissima presenza istituzionale: sindaci, rappresentanti di provincia e regione, associazioni ambientaliste, sindacali e di categoria; scarsissima è stata invece l' affluenza di cittadini non-organizzati, tanto da trasmetterci l' impressione di una manifestazione “di regime”. L' evento ha visto in prima linea anche istituzioni e gruppi che, nei decenni passati, sostenevano per ragioni economiche e occupazionali il programma nucleare, quando solo i radicali ponevano il futuro problema delle scorie e manifestavano per un programma energetico diverso, portando in piazza a Caorso circa 5000 persone il 24 aprile 1977.

Riteniamo che lo scarso interesse dei cittadini sia dovuto in primo luogo alla mancanza di informazione; su altri temi, ad esempio il gioco del calcio, tutti possono vantare una conoscenza enciclopedica e tecnicissima, grazie al gran numero di ore televisive e pagine di giornali che si producono sull' argomento. Sulla pianificazione energetica e sui problemi dell' inquinamento, questioni essenziali per la nostra vita, siamo purtroppo disinformati e ci troviamo di volta in volta in balia delle strumentalizzazioni più varie. In questo contesto trovano terreno fertile anche posizioni “campanilistiche”, quali ci sono parse quelle di alcuni intervenuti oggi a Caorso e nelle settimane passate a Scanzano. Il comune di Caorso, così come trent' anni fa voleva la centrale nucleare, i soldi e i posti di lavoro, oggi si preoccupa, esclusivamente purtroppo, di liberarsi delle scorie anziché affrontare il problema globalmente; i sindacati hanno invece la priorità di conservare i posti di lavoro; “Arturo”, il reattore che non produce nulla dal 1986, dà ancora lavoro a 120 persone, e i sindacati vorrebbero la costruzione di una nuova centrale “turbogas” quando e se si riuscirà a smantellare l' esistente. In una manifestazione per la tutela dell' ambiente ci sarebbe parso più consono sentir parlare di risparmio energetico o di fonti di energia pulita, quali ad esempio quella solare.

A noi Radicali, ciò che realmente fa paura, più dei triangoli gialli col teschio e delle immagini dei pesci morti, è vedere negati gli strumenti del “conoscere per deliberare” ai cittadini, tenuti all' oscuro di quanto, chissà dove, viene deciso per le loro vite. Raccogliamo quindi le poche informazioni di cui disponiamo: esistono in Italia molti siti (più di 140) di stoccaggio di materiale radio-attivo, in parte scorie delle centrali ed in parte rifiuti di altra provenienza (ospedaliera, industriale). Neppure la società SOGIN, presieduta dal generale Carlo Jean, che ha l' incarico della messa in sicurezza di questi materiali, sa - o vuol dire - con precisione quanti siano e dove siano questi siti. Alcune di queste strutture contengono combustibile nucleare irraggiato che, nelle mani sbagliate, potrebbe servire a fabbricare armi di distruzione di massa. Per alcuni di questi siti c'è poi il problema del degrado e dell' incuria, oltre al rischio geologico del terremoto e a quello molto attuale di attentati terroristici; tutte eventualità che porterebbero le radiazioni a contatto con la popolazione.

Ci pare allora ragionevole che si cerchi di concentrare tutti questi materiali pericolosi in un uno o pochi “siti” adeguatamente protetti, moderni e manutenuti; ma non si può fare questo con un “blitz” a sorpresa, senza informare e ascoltare i cittadini. In tal proposito la vicepresidente della Commissione Europea, Loyola de Palacio, ha risposto ad un' interrogazione degli euro-parlamentari radicali, citando la direttiva che recita: “il pubblico deve disporre tempestivamente di un' effettiva opportunità di esprimere in termini congrui il proprio parere”.

Il Governo dava mandato alla SOGIN di realizzare un sito unico a Scanzano, con il decreto-legge n° 314 del 14 novembre 2003; il decreto prevedeva anche lo stoccaggio temporaneo in superficie delle scorie, in attesa della conclusione del deposito sotterraneo, prevista per il 2008 (ma quale certezza vista la “puntualità” con cui si realizzano i lavori pubblici in Italia ?).

Il luogo più adatto era stato individuato dal Governo a circa 800 metri di profondità nel sottosuolo del comune di Scanzano Jonico in Basilicata; gli strati di salgemma e di argilla sovrastanti il deposito erano stati indicati da Governo e SOGIN SPA come sufficiente barriera contro le radiazioni.

A seguito del decreto-blitz però, si sono prodotte le manifestazioni popolari dei cittadini della Basilicata, tra cui segnaliamo lo sciopero della fame di Maurizio Bolognetti, segretario di Radicali Lucani, che con la sua iniziativa non-violenta ha posto l' accento sulla necessità di conoscenza e dibattito, distinguendosi nettamente da chi ha fatto, invece, il blocco delle strade.

Il decreto è stato quindi modificato, con emendamento del Governo il 27 novembre, e convertito in legge il 4 dicembre alla Camera; la parola “Scanzano” è stata modificata con “luogo da individuare entro un anno”, ma resta il progetto di sito unico; dove ? Avremo un altro “blitz”, magari questa volta contro Caorso ?

In conclusione, noi Radicali Piacentini consideriamo grave l' attuale situazione di dislocazione su tutto il territorio nazionale di scorie e rifiuti radio-attivi, riteniamo opportuno il progetto di uno o pochi siti adeguati e difesi, lontano da luoghi densamente abitati; ma soprattutto pensiamo che una questione tanto importante non dovrebbe essere liquidata con decreti-lampo, sottraendola così al dibattito parlamentare e civile, a Caorso come a Scanzano.

22 dicembre 2003
 
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