SULLE DICHIARAZIONI DI DON GELMINI AL TG3 BASILICATA

di Maurizio Bolognetti
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Vorrei chiarire al nostro Don Gelmini, che i Radicali non propongono la liberalizzazione delle droghe, ma la legalizzazione. La liberalizzazione già c'è ed è la liberalizzazione voluta dallo Stato attraverso l'approccio proibizionista, che ha consegnato il monopolio del mercato delle droghe alle organizzazioni criminali.

E' proprio il proibizionismo ad aver determinato un aumento esponenziale del consumo di ogni tipo di sostanza stupefacente. E' il proibizionismo ad aver dato a sostanze che varrebbero quanto l'insalata un valore enorme. E' il proibizionismo ad aver trasformato un problema socio-sanitario in un problema di ordine pubblico. Sono davvero stufo di dover sopportare la demagogia dei Don Gelmini, dei Don Mazzi e di tutti coloro che stanno contribuendo, con la loro soffocante visione della vita e dell'uomo, a distruggere possibilità di vita e libertà, nell'illusione di poter creare una società perfetta dove gli angioletti svolazzino felici sotto la guida di un qualche Don. Caro Don Gelmini, i radicali propongono la legalizzazione, perché sono consapevoli del fallimento e della pericolosità delle politiche proibizioniste.

Proponiamo la legalizzazione perché non vogliamo uno Stato papà, che dica ai suoi cittadini come gestire la propria vita e il proprio corpo. Proponiamo la legalizzazione, perché i denari spesi nella inutile e fallimentare lotta alle narcomafie siano, magari, utilizzati per campagne di informazione e destinati al recupero di chi decide di uscire da una qualche forma di tossicodipendenza.

La società che ci prospetta, caro Don, è un autentico incubo e le soluzioni che qualcuno vorrebbe adottare per "combattere" le droghe sono peggiori del "male" che si pretende di curare.

Ma poi, non riesce anche lei ad avvertire quanto siano in realtà ridicole affermazioni come "la lotta alla droga", come dire "la lotta alla marmellata".

In particolare, la criminalizzazione di milioni di fumatori di hashish è pura follia, soprattutto se pensiamo al fatto che l'hashish non da dipendenza fisica al contrario dell'alcol, il cui consumo costante, a certe dosi, induce all'alcolismo. E allora che facciamo, proibiamo anche vino e superalcolici? Servirebbe? I tentativi di un passato più o meno recente ci dicono di no. Insomma, caro Don, sono assolutamente d'accordo sulla necessità di avviare serie campagne di informazione sugli effetti di tutte le sostanze psicoattive, sulla prevenzione e sul recupero non coatto, ma assolutamente contrario ad una qualsiasi legge che limiti la libertà di scelta. Contrario a qualsiasi legge proibizionista, che lungi dal risolvere il problema della diffusione delle droghe, comporti, invece, un alto rischio di far finire in galera il consumatore, e tutto questo in nome della crociata antidroga.

Caro Don Gelmini, se solo si premurasse di studiare la storia del rapporto tra l'uomo e le droghe, molte delle sue granitiche certezze potrebbero crollare. Pensi che anche l'incenso, utilizzato nelle funzioni religiose, ha un blando effetto psicoattivo.

La mia è una battaglia fatta di buon senso e di ragionevolezza; se vuole, una battaglia per l'affermazione di sacro santi principi liberali.

QUANDO NON C'E' VITTIMA NON C'E' REATO...mai e poi mai potrò accettare una legge che equipari il vizio, o quello che per qualcuno è peccato, ad un reato.

Caro Don Gelmini, vorrei che votassero me e il partito che rappresento, per la bontà delle tesi e delle proposte che avanziamo. Certo, vorrei anche avere la possibilità di esporre queste tesi in maniera esaustiva, ma, ahimè, questo accade assai di rado. Quasi sempre siamo costretti ad incassare le manganellate, senza avere diritto di replica. Le posso assicurare, caro Don, che non è bello essere silenziati.

15 ottobre 2003
 
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