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di Maurizio Bolognetti
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Sulle pensioni, dico alla classe dirigente di Forza Italia, a Vincenzo Taddei, a Gianfranco Blasi, ma anche a tutto il gruppo dirigente della CDL, che è venuto il momento di scegliere il conflitto e lo scontro sociale, al posto di una perenne conflittualità che non preannuncia niente di buono.

Ma l'appello è rivolto anche a quegli amici del centro sinistra convinti, anch'essi, della necessità di una riforma del sistema pensionistico; a quella parte del centro-sinistra, che mi auguro non vorrà cavalcare, in maniera strumentale, la tigre della mobilitazione sindacale.

E' il momento delle scelte e del coraggio; è il momento, come dice il leader radicale Marco Pannella, di "essere impopolari per non essere antipopolari".

La riforma pensionistica non potrà mai essere una scelta condivisa, ma può e deve essere scelta certa, operata in nome di una riforma strutturale non più procrastinabile.

Nuovi tavoli di concertazione e nuovi tira e molla, la politica del passo avanti per poi magari farne due indietro, non pagherebbe.

Non sarebbe sensato scatenare nuovamente la piazza contro un' ipotesi di riforma, pagare lo scotto di uno scontro sociale di già evocato, per poi rinunciare all'opportunità di fare una riforma autenticata e duratura.

La riforma proposta dal Governo, che arriva già in ritardo rispetto alle esigenze del Paese, può e deve essere migliorata. Insomma, come sostiene Daniele Capezzone, "la diagnosi è corretta, ma la terapia proposta appare del tutto inadeguata", ad iniziare dal fatto che tutto resterà immutato per i prossimi 4 anni.

E visto che il conservatorismo di un sindacato reazionario e assolutamente lontano dalle esigenze del Paese e delle nuove generazioni, già minaccia di portare le sue truppe cammellate nelle piazze d'Italia, cogliamo questa opportunità, accettiamo lo scontro, il conflitto; l'occasione è ghiotta per cercare di spiegare agli italiani le ragioni di una riforma e per rendere davvero un servizio al Paese.

A tal proposito ritengo possa essere utile la divulgazione di un appello rivolto ai parlamentari italiani da giovani studenti universitari, appello disponibile sul sito www.riformiamolepensioni.org, animato dall'europarlamentare radicale Benedetto Della Vedova.

 

L'Appello

Noi giovani studenti universitari in procinto di entrare nel mercato del lavoro e giovani lavoratori, siamo consapevoli di rischiare l'esclusione da un sistema pensionistico concepito in funzione di una realtà economica, demografica e sociale completamente diversa da quella attuale.

L'aumento della vita media, l'allungamento dell'aspettativa di vita al pensionamento e la diminuzione delle nascite (fenomeni non compensati dai pur necessari apporti dell'immigrazione) impongono alla "vecchia" Europa di affrontare la questione previdenziale per quel che, letteralmente, è: una questione epocale.

L'iniquità nella distribuzione di oneri e benefici tra le generazioni, come e più dell'insostenibilità finanziaria, impongono a politici che vogliano essere coraggiosi e lungimiranti, di intervenire subito con correzioni radicali dei sistemi previdenziali: ogni mese che passa senza che nulla venga fatto, prepara inevitabilmente interventi più dolorosi.

In tutta Europa, ormai, è in corso un duro confronto fra le potenti lobby, politiche e sindacali, dello status quo e i Governi, di orientamenti diversi, che avanzano seppur timidi tentativi di riforma.

In Italia, paese dove tanto gli squilibri demografici quanto la generosità degli attuali sistemi pensionistici sono più accentuati che altrove, la discussione resta confinata tra posizioni improntate ad un massimalismo conservatore da una parte e proposte di riforma del tutto inadeguate dall'altra. Nessuna parte politica, pur con importanti ma limitatissime eccezioni, sembra consapevole che pensare al futuro, di milioni di cittadini e del paese nell'insieme, significa oggi, non solo ma innanzitutto, riformare il sistema previdenziale.

Con questo appello, non intendiamo sostenere un modello di riforma piuttosto che un altro, ma intendiamo manifestare l'inquietudine ed il timore della nostra generazione, sempre più esclusa dalla cittadella dei "diritti" e delle garanzie, per la quale si sta preparando un futuro di "pensionati poveri".

Sappiamo che non vi è ragione, né economica né sociale, che giustifichi l'inerzia su questo tema.

E' su questa base che lanciamo un appello ai parlamentari italiani affinché si apra urgentemente la via per una riforma incisiva del sistema previdenziale, che non può più gravare così pesantemente sul nostro avvenire professionale, sulle nostre esistenze, sulle risorse presenti e future della nostra generazione.

7 ottobre 2003
 
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