VIAGGIO NEI PENITENZIARI LUCANI CON LA DELEGAZIONE FORMATA DALL’ON. ADDUCE ( DS), BOLOGNETTI (RADICALI) e PISANI( SDI)

UNA SPERANZA DIETRO LE SBARRE

I 250 DETENUTI DEL CARCERE CITTADINO: “SULL’INDULTO SI DECIDA SUBITO”.

di A.D.M.
Torna all'archivio

POTENZA – Aspettano da due anni e mezzo che il Governo italiano dia una risposta chiara e precisa sulla questione dell’indulto. Sono i detenuti delle carceri italiane che con il sostegno di alcune forze politiche e persino del papa, chiedono che venga data loro una risposta.

In questi ultimi giorni la richiesta al Governo è diventata ancora più insistente.

Sono stati rivolti numerosi appelli alle istituzioni per porre fine all’indecisione, sono in atto scioperi della fame e visite nelle carceri da parte di esponenti politici.

Insomma, ciò che si sollecita è una corsiapreferenziale per accelerare i tempi della discussione. In Basilicata, l’On. Salvatore Adduce, il Consigliere Regionale, Antonio Pisani e il rappresentante dei Radicali Lucani, Maurizio Bolognetti, hanno visitato il carcere di Potenza e quello di Matera.

Nel capoluogo Lucano, le condizioni di vita dei detenuti, hanno osservato i tre esponenti politici, sembrano dignitose e umane.

All’interno, però, vi sono circa 250 reclusi anche se la capienza dovrebbe essere di 150.

La metà, più o meno, è composta da extracomunitari. Un’ala del penitenziario è occupata dalle donne. Le detenute sono una ventina. A Potenza, il provvedimento dell’indulto, qualora il Governo dovesse dare una risposta posita a riguardo, dovrebbe interessere il 30% dei detenuti.

Ricordiamo che l’Indulto dovrebbe essere applicato a chi ha da scontare una pena che non superi i tre anni.

Scopo principale sarebbe quello di liberare le carceri dalla piaga del sovraffollamento e di aiutare chi ha sbagliato a reintrodursi nella società, attraverso l’affidamento ai servizi sociali.

Le celle possono ospitare fino a quattro persone che condividono ogni secondo della loro giornata. All’interno c’è di tutto: vettovaglie, cibo e lettere lasciate a metà che aspettano solo di essere completate e poi spedite. Per alcuni la giornata è scandita da ore trascorse a scuola (è stata attivata sezione della ragioneria), nei laboratori, in biblioteca.

Il tentativo è quello di riempire al massimo, e meglio che si può, una giornata che altrimenti sarebbe all’insegna del niente. Quello che i detenuti chiedono, per migliorare la loro qualità della vita, è una maggiore interazione con il mondo esterno. E’ già da un po’ di tempo, ad esempio, che non possono utilizzare la palestra perché manca un istruttore. Ma quello che più chiedono di sapere è quali saranno le decisioni del Governo a proposito dell’indulto.

Sono stanchi di vivere tra il desiderare di vedersi concessa questa “grazia” e l’indecisione dei politici. Infatti, se la speranza è ciò che aiuta a vivere, per loro sta diventando più di una condanna da scontare. Sempre in questi giorni, è stata diffusa la lettera di una detenuta, Marina Belloni, che ha cominciato lo sciopero della fame il 10 dicembre, e che dice : “molti pensano che non siamo certo noi le persone più adatte a parlare di legalità e coscienza, ma mi arrogo il diritto di fare un richiamo alla coscienza di chi dovrà decidere, che dovrà votare. Siamo pronti e preparati a qualunque “verdetto”, a qualunque voto. Ma è ora che questo voto ci sia. Che ciascuno faccia il suo dovere. Io farò il mio. Da radicale e da detenuta”.


15 dicembre 2002
    Torna all'archivio