IL CASO – L’ASSESSORE REGIONALE ALLA SANITA’, STRAZIUSO, INVITA IL “SAN CARLO” A UNA RIFLESSIONE AD AMPIO RAGGIO SUL TEMA.

PILLOLA ABORTIVA, RINVIATA LA DECISIONE

SPERIMENTAZIONE A POTENZA: L’ASL PRENDE TEMPO DOPO LE RECENTI POLEMICHE.

di Angela Di Maggio
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POTENZA – “La Regione Basilicata ancora non si è pronunciata sull’eventualità della sperimentazione della pillola abortiva, RU486”. E’ questa, per adesso, la posizione dell’assessore alla sicurezza e alla solidarietà sociale, Gennaro Straziuso, all’indomani della conferenza stampa promossa dal Vescovo di Potenza, Agostino Superbo e le associazioni laiche come il MOIGE, il Movimento per Vita e il centro di aiuto alla vita.

Straziuso ha ribadito che la questione sta per essere discussa dal Comitato Etico regionale al quale si chiede di avviare, insieme all’ospedale San Carlo di Potenza, una riflessione in merito all’intera vicenda.

“Ad ogni modo – ha detto l’Assessore Straziuso – il farmaco, in Italia, non è ancora in commercio.

La Regione Basilicata è nella fase della valutazione e non ha assunto alcuna posizione, anche perché mancano ancora le autorizzazioni ministeriali.

Insomma, siamo nella fase della pre-condizione”.

Anche il direttore generale dell’ospedale San Carlo di Potenza, Bruno Pastore, ha fatto sapere che “il dibattito sulla possibile sperimentazione della pillola abortiva è stato inserito nell’ordine del giorno del Comitato Etico regionale perché dall’assessorato è giunto solo un invito a riflettere su questo argomento. Del resto – ha aggiunto Pastore – diverse perplessità sono state avanzate anche dal ministero e, dunque, fino a quando non ci saranno disposizioni precise sarà difficile anche prendere una decisione.”

Comunque, ricordiamo che nei giorni scorsi, da più parti, si erano levati scudi contro la Ru486.

In prima fila la Chiesa con le dichiarazioni del Vescovo, Agostino Superbo, che si era espresso sulla necessità di far intervenire sulla vicenda il Comitato Etico Nazionale e non solo quello regionale. Il Vescovo aveva ribadito che non si trattava di una censura nei confronti dell’operato regionale, ma solo di una indicazione affinché l’adozione del protocollo della sperimentazione della ru486 non venga equiparato a quello di altri farmaci.

La posizione della Chiesa è stata ampiamente sostenuta da Marcello Ricciuti, presidente del Movimento per la vita di Potenza e da Michela Urciuolo del centro di aiuto alla vita che, hanno sottolineato come, per la donna, un aborto chimico potrebbe rivelarsi traumatico tanto quanto quello chirurgico.

Insomma, secondo Ricciuti, le donne non ne trarrebbero alcun vantaggio, al contrario si rischierebbe solo di banalizzare una scelta già molto difficile.

Anche Giuditta La morte, del Moige, ha manifestato la propria contrarietà verso la pillola abortiva dichiarando che alla luce di un “ordinamento giuridico che tutela la vita, fin dal suo inizio, non si può pensare di introdurre, sia pure in via sperimentale e proclamando una tutela della privacy della donna, la Ru486 che rischia di svuotare di significato la legge 194”.

Unica voce fuori dal coro è stata quella dei Radicali Lucani.

Maurizio Bolognetti, segretario regionale, ha espresso con determinazione il proprio punto di vista asserendo che “le donne e le coppie devono poter decidere se praticare l’aborto chirurgico o quello farmacologico. E poi – ha continuato Bolognetti – bisogna salvaguardare la libertà di scelata di ognuno.”

Ricordiamo che la pillola abortiva Ru486 è a base di mifepristone, una sostanza chimica che contrasta il progesterone, l’ormone della gravidanza.

L’Assunzione della Ru486, entro le sette settimane di gravidanza, provoca l’interruzione della stessa, la morte dell’embrione e la sua successiva espulsione. In questao modo, la donna vivrebbe le fasi dell’aborto (tre giorni) in piena coscienza e non in anestesia generale.

4 febbraio 2003
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