L’OPPOSIZIONE ALLA PROPOSTA DEI RADICALI DI DISTRIBUZIONE DEL FARMACO.

CONTRO LA PILLOLA ABORTIVA AL SAN CARLO

INCONTRO DI MOVIMENTO PER LA VITA ED ASSOCIAZIONE PER LA FAMIGLIA.

di Redazione
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POTENZA – Questa mattina alle ore 11.30, nella sede dell’associazione della stampa, in via Mazzini,23 si terrà una conferenza stampa.

La richiesta di sperimentazione della pillola RU486 anche nell’ospedale San Carlo di Potenza non è accettabile.

Lo dicono il Movimento per la vita e le associazioni per la famiglia della diocesi di Potenza.

L’Arcivescovo di Potenza, Monsignor Agostino Superbo ne intende spiegare i motivi, nella linea delle indicazioni del magistero della Chiesa.

Nell’ospedale Sant’Anna di Torino la pillola abortiva RU486 può essere distribuita a titolo sperimentale.

Il Movimento Nazionale per la vita ha diffuso un documento nel quale si denuncia la mancanza di una educazione ampia e profonda al rispetto della vita umana fin dal concepimento, in nome del principio di uguaglianza e dignità umana di ogni concepito.

La RU486 non può essere accettata per motivi scientifici ed etici. I rappresentanti del “Movimento per la Vita”, che non ho il piacere di conoscere, visto che in Basilicata, così come nel resto d’Italia rifiutano regolarmente ogni forma di pubblico confronto, arroccandosi su posizioni oltranziste e vetero-clericali, hanno dato una seri di interpretazioni autentiche sulla proposta avanzata dai “Radicali Lucani” e da “Antiproibizionisti.it” sull’aborto farmacologico, che meritano una risposta seppur con qualche giorno di ritardo. Innanzitutto giverà ribadire che grazie all’altissima e sia pur legittima obiezione all’aborto, in questa regione, l’interruzione di gravidanza è per le donne un autentico calvario. Che poi possa essere facile o difficile abortire è questione assolutamente secondaria rispetto al diritto della donna di scegliere da un lato se portare a termine la gravidanza, dall’altro una modalità abortiva meno traumatica e invasiva come quella garantita dalla RU486.

Stiamo discutendo della libertà di scelta della donna, di fronte alla quale nè lo Stato nè la Chiesa o magari una versione mista delle sopra citate istituzioni, ha il diritto d’intervenire. Guai se atteggiamenti clericali ci riportassero ad una situazione come quella antecedente il 1978.

Guai, se un paese non tiene ben presente la Cavouriana distinzione tra Stato e Chiesa.

Lo Stato non può e non deve essere uno Stato confessionale, altrimenti cu avvicineremmo pericolosamente all’Iran o all’Arabia Saudita. Ho grande rispetto per la visione della vita espressa dal Papa e dai movimenti cattolici, ma questa non può essere imposta al mondo universo e non potrebbe essere imposta nemmeno se fosse espressione di una maggioranza.

Voglio poi ricordare agli amici del movimento per la vita che l’Art.15 della 194/78 così recita: “Le regioni, d’intesa con le università e con gli enti ospedalieri, promuovono l’aggiornamento del personale sanitario ed esercente le arti ausiliarie sui problemi della procreazione cosciente e responsabile, sui metodi anticoncezionali, sul decorso della gravidanza, sul parto e sull’uso delle tecniche più moderne, più rispettose dell’integrità fisica e psichica della donna e meno rischiose per l’interruzione della gravidanza”.Va da sé che la competenza delle regioni, in base al sopra citato articolo, è, a dir poco, lampante. Ciò detto, torno per l’ennesima volta a chiedere un pubblico contraddittorio sulla questione.

1 febbraio 2003
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