MELFI: PILLOLA ABORTIVA RU486, DEVE PRONUNCIARSI LA REGIONE.

di Redazione
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POTENZA – Tutti presi come si era in questi ultimi giorni ad indignarsi per l’approvazione trasversale dell’aumento dell’indennità di carica dei consiglieri regionali, è sfuggito a molti, semplici cittadini o politici impeganti a vario titolo, l’ampio spazio riservato dalla stampa, locale e nazionale, al problema della sperimentazione della pillola abortiva Ru486.

Non ha mancato comunque il presidente del gruppo consiliare dell’UDC, Antonio Melfi, di notare la titubanza ed il temporeggiamento manifestati dall’assessore Straziuso in merito alla questione sollevata. In particolare risulta che, ad un primo plauso tributatogli dal segretario regionale del Partito Radicale, Maurizio Bolognetti, per la disponibilità manifestata dalla Regione Basilicata, specificamente dal dipartimento sicurezza e solidarietà sociale circa la possibilità di procedere alla sperimentazione della Ru486 presso l’ospedale San Carlo di Potenza, ha fatton seguito una dichiarazione dell’assessore al ramo nella quale si afferma che “la Regione Basilicata non si è ancora pronunciata sulla eventualità della sperimentazione della pillola abortiva”.

Tale dichiarazione è stata rilasciata all’indomani della conferenza stampa promossa dal Vescovo di Potenza, Agostino Superbo e da associazioni laiche (MOIGE, Movimento per la Vita, Centro di Aiuto alla vita).

Questo repentino cambio di idea da parte di Straziuso ha indotto il Bolognetti, si ritiene a giusta ragione, a ricordare il motto di Cavour “Libera Chiesa in Libero Stato”, probabilmente per criticare l’atteggiamento mutevole, indeciso, influenzabile, assunto dall’assessore a tale delicatissima questione.

Pertanto Melfi, che non si include fra “gli altri cattolici che si nascondono sotto le sottane di Monsignore”, giusta l’espressione colorata di Bolognetti, - quand’anche le sottane di un Monsignore non siano meno sicure di una bandiera di partito - , nel riaffermare la sua decisa contrarietà, sotto il profilo etico ed umano prima che politico, alla sperimentazione della pillola abortiva, sostiene saldamente la posizione sua personale, e del partito che rappresenta, riguardo al tema della interruzione volontaria di gravidanza.

Ribadendo la propria posizione contraria all’aborto, pur nella consapevolezza della legge 184 che lo legalizza, l’esponente dell’UDC ritiene pericoloso e seriamente minatorio del significato stesso del valore della vita, al di là della sacralità che un cattolico convinto attribuisce alla stessa, affiancare all’aborto chirurgico, in strutture ospedaliere adeguatamente attrezzate, l’aborto farmacologico che vorrebbe dire, a sperimentazione conclusa, consentire la libera vendita in farmacia della pillola del giorno dopo. Tutto ciò, continua Melfi, non va certo nel segno di salvaguardare la libertà di scelta della donna, ma piuttosto di svilire la dignità della donna, di mercanteggiarne il corpo, di azzerarne il rispetto come essere umano, di considerare l’origine di una nuova vita umana che si sviluppa nel grembo di una donna alla stessa stregua di un indigestione che può essere curata con l’assunzione di un farmaco che liberi l’intestino dall’intasamento causato da una grande abbuffata: cattolici o no, religiosi o liaici, credenti o atei, per il solo fatto che si è esseri umani non si può ritenere l’inizio di una nuova vita, quand’anche non voluta, inattesa, indesiderata, alla stessa stregua di un intasamento viscerale. Se davvero si vuole salvaguardare la libertà di scelta della donna, per quanto la procreazione sia un fatto non esclusivo ma condiviso fra un uomo ed una donna, non la si deve indurre né a ricorrere alla “mammana” ma neppure al “fai da te” puro e semplice, perché le conseguenze fisiche, ed ancor più psicologiche di una interruzione di gravidanza, per quanto voluta e liberamente scelta, non sono assolutamente cancellabili, in una donna, in ogni donna, con la espulsione del feto.

La materia così carica di risvolti etici oltre che scientifici va affrontata, a giudizio di Melfi, in un dibattito serio, ad ampio raggio, che coinvolga i vari organismi all’uopo costituiti, innanzitutto il Comitato Etico regionale cui spetta la valutazione della possibilità di mettere in atto la sperimentazione della pillola ru486, approntarne il protocollo da sottoporre, successivamente all’approvazione del Ministero della salute; non corrisponde al vero quanto affermato dall’assessore Straziuso che “la regione Basilicata e nella fase della valutazione e non ha assunto alcuna posizione, anche perché mancano ancora le autorizzazioni ministeriali”, perché come si è detto, l’iter autorizzatorio è diverso. Pur convinto che la materia non possa essere esaurita in un interrogazione urgente, il Presidente del gruppo regionale dell’UDC si è tuttavia rivolto all’assessore perché faccia chiarezza sul lavoro che il Comitato Etico regionale sta svolgendo a questo riguardo, su quale organismo abbia fatto pervenire alla regione Basilicata ed all’ospedale San Carlo di Potenza la richiesta di sperimentare la Ru486 e che titolo avesse ad avanzare una tale richiesta, sul perché dell’invito rivolto dall’assessore Straziuso al direttore generale del San Carlo, dott. Bruno Pastore, a riflettere sull’argomento. A questo proposito Melfi ricorda all’assessore la sua valenza all’interno dell’ospedale di Potenza non tanto come rappresentante dell’Ente Regione quanto piuttosto come primario ormai da tempo immemorabile in forza delle sue indiscusse qualità professionali e del prestigio di cui gode e lo invita quindi a tenere un atteggiamento coerente e fermo, senza lasciarsi prendere da eventi esterno di natura alternativamente favorevoli o contrari alla sperimentazione in questione.

Infine chiede all’assessore di valutare l’opportunità di sollecitare una discussione seria, scientifica, morale, deontologica sul tema anche in sede di consiglio regionale.

8 febbraio 2003
 
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