LETTERA APERTA AL PRESIDENTE DEL COMITATO ETICO DEL SAN CARLO ROCCO MAGLIETTA E ALL’ASSESSORE STRAZIUSO

di Maurizio Bolognetti
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Egr. Prof. Rocco Maglietta, Egr. Assessore Gennaro Straziuso, Vi scrivo per darvi ulteriori elementi di valutazione, dopo la sollecitazione che a nome di Radicali Lucani e Antiproibizionisti.it vi ho rivolto sulla questione dell’aborto farmacologico.

Grazie alle iniziative del Gruppo Radicale della Regione Piemonte e di Radicali italiani, il Comitato di Bioetica del Piemonte ha dato il via libera alla sperimentazione della pillola abortiva RU486 presso l’Ospedale Sant’Anna di Torino.

Nel ricordarvi che da oltre un mese attendiamo una risposta alla richiesta inoltrata, vorremmo esporvi alcune considerazioni sulla materia.
A nostro avviso è necessario e doveroso che l’Italia si adegui a quanto già fanno molti paesi europei e gli Stati Uniti, ovvero consenta l’utilizzo della pillola RU486 per l’aborto farmacologico, che andrebbe ad affiancarsi all’aborto chirurgico, consentendo alle donne di scegliere quale modalità adottare.

Il tipo di protocollo richiesto dal farmaco, infatti, consentirebbe di superare il problema dell’impossibilità di rispondere alle richieste di interruzione di gravidanza a causa dei medici obiettori, oltre a diminuire i costi sanitari e ad essere meno invasivo sia per la donna che per il medico.
Secondo i dati forniti dal Ministero della Salute sulla attuazione delle legge 194/78, nel 2001 si è registrato un calo del 3,4% del ricorso all’interruzione volontaria della gravidanza in Italia, rispetto al 2000.
Dai dati della relazione del Ministro Sirchia relativi al 2000 e più precisamente dalla tabella 29, relativa all’obiezione di coscienza del personale sanitario, in Italia il 67% dei ginecologi (rispetto al 64% del 1998/99) e il 54,7% degli anestesisti (rispetto al 53.9% del 1998/99) è obiettore. La Basilicata detiene il primato nazionale per ciò che concerne l’obiezione di coscienza all’aborto.
E’ molto probabile, dunque, che il ricorso ad altre strutture non pubbliche e che, quindi, in Italia operano nella clandestinità, sia evidentemente l’unica alternativa di fronte a questo disservizio.
Da subito, quindi, deve iniziare la campagna, affinchè tutte le regioni italiane attivino il protocollo per l’utilizzo della RU486, rendendo davvero possibile a tutte le donne di esercitare il diritto ad interrompere una gravidanza.

Per quanto ci riguarda, faremo l’impossibile per sensibilizzare l’opinione pubblica e le forze politiche regionali su questa delicata questione.

Ancora in attesa di una vostra risposta, Vi invio un cordiale saluto.

8 gennaio 2003
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