“I Disobbedienti”

di Maurizio Bolognetti
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Ascoltando il “disobbediente” Casarini, mi sono chiesto se il buon Luca conosca davvero il significato della disobbedienza civile come forma di lotta.

Temo che la risposta sia no, anche perché, qualche mese fa, il nostro “Disobbediente”, raggiunto da un avviso di garanzia per i fatti di Genova, per un’azione da lui stesso definita di disobbedienza civile, andò in escandescenza.

Delle due l’una o il buon Casarini non conosce il significato delle parole disobbedienza civile o, quella, non era un’azione di disobbedienza.

Il disobbediente vero, infatti, quando decide di violare la legge si autodenuncia ed è disposto a denunciare, per omissione di atti d’ufficio, i tutori dell’ordine, che non dovessero dar seguito all’autodenuncia.

L’esempio classico di disobbedienza civile è costituito dalle iniziative radicali in materia di droghe.

Ogni azione di disobbedienza civile, infatti, è preceduta da una autodenucia, con la quale si informa la magistratura e le forze dell’ordine, che il tale giorno alla tale ora, sarà violata la legge. Ogni azione di disobbedienza civile contiene l’invito alle forze dell’ordine ad applicare la legge e, quindi, a constatare il reato.

La disobbedienza civile di Casarini, invece, assomiglia a quella dei centri sociali, che hanno organizzato la festa della Cannibis in quel di Roma.

Centri sociali, che pretendono di agire come se fossero un repubblica a parte, senza pagare i costi delle loro cosiddette disobbedienze.

E così, mentre un comune cittadino rischia l’arresto o la segnalazione al prefetto per pochi grammi di Cannabis, questi eroi dei centri sociali pretendono e rivendicano un’assoluta impunità.

E così, mentre i radicali come il sottoscritto, chiedono di essere perseguiti per i loro atti di disobbedienza, rispettando le forze dell’ordine che si limitano ad applicare la legge, questi pseudo disobbedienti, figli di papà, scaricano insulti su poliziotti e carabinieri impegnati a svolgere il loro lavoro.

In realtà, Casarini, non intende fare una disobbedienza civile, ma solo violare impunemente le leggi dello Stato.

Il nostro disobbediente, anziché sbraitare contro coloro che decidono di perseguire le sue pseudo disobbedienze, farebbe bene ad assumersi le sue responsabilità.

Lasciatemelo dire, le uniche forze occulte che “inquinano” le manifestazioni no-global sono costituite dalle energiche teste piatte, che ritengono un diritto saccheggiare e distruggere le città che li ospitano.

L’unico inquinamento è dato dallo stupefacente vuoto che alberga nella testa dei “disobbedienti”.

Gioverà ribadire, che non si può considerare una vittima inerme, chi, brandendo un estintore, assalta una camionetta dei Carabinieri in compagnia di altri goliardici giovanotti armati di sassi, mazze, spranghe e bastoni…questo si che è “inquinamento”.

La disobbedienza civile è una azione nonviolenta, che si fa senza l’utilizzo di caschi, spranghe e scudi, che non ha niente a che vedere con il “rituale” della vestizione delle tute bianche, che l’ottimo Casarini ha illustrato anche in Tv.

Questa è la disobbedienza civile, caro Casarini.

3 Novembre 2002
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