LANTIPROIBIZIONISMO CONTINUA AD ESSERE UN DIBATTITO TRA SORDI |
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di Maurizio
Bolognetti
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Per quanto consapevole che il dibattito rischia di essere un dibattito
tra sordi, non posso esimermi dal dare una risposta, sia pur parziale,
ad alcuni esponenti di AN, che parlano di liberalismo e radicalismo. La perdita di dignità si realizza quando in un Paese si tenta di equiparare, o si equipara, il Peccato al reato, quando si nega uno dei principi fondamentali di una moderna liberal-democrazia, che ci dice che quando non cè vittima non cè reato. Il proibizionismo, ad esempio, è un approccio ideologico al problema
della diffusione di alcuni tipi di droghe, che si è rivelato assolutamente
fallimentare. Il liberal radicale che sono, proprio non riesce a comprendere perché
in Italia alcune droghe come lalcool, che fa 40000 vittime ogni
anno, sono legali, mentre altre sono bandite e illegali. Vorrei invitare gli zuavi pontifici di AN, a riflettere su un punto:
lo Stato, come è giusto che sia, non punisce lo stato di ubriachezza
in se, ma punisce e giustamente lubriachezza molesta e la guida
in Stato debbrezza. Circa tre secoli fa, il tentato suicidio nella vicina Francia era ritenuto
reato, così se il suicida riusciva a salvarsi era condannato a
morte mediante impiccagione. Cari compagni/camerati di AN, il vero attentato alla dignità della persona, in Italia, si consuma quotidianamente, minuto per minuto, nelle corsie di ospedale, dove grazie alla vostra difesa della dignità e alla vostra cultura della vita, lunica morte possibile è la morte col rantolo o in alternativa leutanasia clandestina. Lattentato alla dignità della persona in questo Paese è
strettamente legata allimpossibilità di avere una libera
ricerca sulle cellule staminali embrionali, che in futuro potrebbero consentirci
di curare terribili malattie come la sclerosi multipla. Noi, viceversa, vogliamo vivere in un Paese dove la pseudo morale di
alcuni presunti difensori della dignità umana, non trasformi la
società in una sorta di lager, dove integerrimi guardiani dettano
ai prigionieri le regole per una buona condotta morale |
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2 settembre 2003 | ||
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