"TULLO MORGAGNI
il forlivese che
inventò
ne parla Pierluigi Moressa
Moressa
ha esordito ricordando un'altra figura epica legata al volo, Jorge
Antonio Chávez Dartnell,
meglio conosciuto come Geo Chávez (nacque a Parigi il 13
giugno 1887 da genitori peruviani) aviatore che per primo riuscì a trasvolare le Alpi. L'impresa
terminò tragicamente 45 minuti
dopo il decollo
perché in fase di atterraggio,
a un'altezza di circa venti metri dal suolo, l'aereo precipitò di
punta
per l'improvviso cedimento della struttura alare.
Scrisse Luigi Barzini nel resoconto dell'incidente che «ad appena una ventina
di metri da terra le ali cedono e si ripiegano sopra la carlinga
"come ali di una libellula"». Gravemente
ferito, anche se apparentemente non in pericolo di morte, quattro
giorni più tardi Chávez morì all'Ospedale San Biagio di Domodossola
in maniera non del tutto chiara.
Le sue ultime parole furono: "Arriba, siempre arriba"
(in italiano "In alto. Sempre più in alto") secondo
la testimonianza del suo amico e connazionale, l'aviatore Juan Bielovucic Cavalié.
Il
sorvolo delle Alpi, che allora appariva temerario, provocò stupore ed
entusiasmo e la fine del coraggioso pilota suscitò un'ondata di
commozione. Due mesi dopo la tragedia, nella sua casa di Bologna,
Giovanni Pascoli gli dedicò un'ode
come ad un nuovo eroe dell'aria.
.....se ancora appaia, cresca agli occhi, e passi forte rombando, un essere terreno... colui che ascende ma strisciando ai sassi, colui che sogna e non è mai sereno, colui che pensa, ma non vola, bruto dannato al suolo dove rode il freno; che in cielo, un dì, mirabilmente muto passar fu visto, come Dio, seduto! un uomo! l’uomo alato! che discese e che sparì. Dietro le roccie nere, ei discendea con le grandi ali tese simile al sole delle fiammee sere, simile al sole che si trascolora, quanto al salire, tanto nel cadere.....
"Chávez" da "Odi e Inni " Bologna novembre 1910
l'immagine
che appariva agli occhi dei nostri nonni era quella di un dio alato,
la citazione non è casuale, perchè un nostro concittadino, nato a
Pievequinta, Luigi Ridolfi diventerà pilota proprio perchè
impressionato dalla sfortunata impresa di Geo Chávez. Moressa a
quindi ripercorso la vita di Ridolfi (1894-1919), a diciott'anni anni,
dopo aver frequentato la Scuola di Arti e Mestieri, si arruola
volontario nel Genio Militare; due anni dopo, nel 1914, appena
inaugurata l' Aereonautica Militare Italiana, chiede di potervi
accedere e farà parte dei primi corsi per pilota aviatore. Allo
scoppio della Grande Guerra, ovviamente, Ridolfi è tra i primi piloti
a parteciparvi con 2.000 combattimenti, altri dicono addirittura
6.000. E' l'epoca di Francesco Baracca e della sua epopea. Per
vendicare i bombardamenti eseguiti dagli Austriaci sulle città
italiane, Ridolfi chiede di poter eseguire un'impresa che ha
dell'incredibile. Seguendo la valle dell'Adige riesce a superare le
Alpi e giungere nel cielo della città di Insbruch, non protetta dalla
contraerea. Sulla città illuminata Ridolfi scaricherà il suo carico
di morte. L'ardimentoso aviatore non ripercorrerà la stessa rotta per
il ritorno, e sorvolerà le Alpi al buio per ritornare al campo base.
Diverrà famoso per le sue gesta: ritornare a terra trasportando
l'osservatore morto ancora in torretta, oppure ritornare al campo con
l'aereo in fiamme. Per tutto questo ricevette Croci e Medaglie ed un
premio particolare per avere compiuto l'azione militare su territorio
nemico alla distanza maggiore dai confini della Patria. Sarà il primo
pilota ad eseguire il looping (il giro della morte), quindi
diventerà collaudatore pilota meccanico nell'aerodromo di Taliedo
(Verona). A lui fu intitolato nel 1936 l'aeroporto forlivese e nel
Cimitero monumentale si può visitare il magnifico sepolcro del
pilota, reso ancora più pregiato dai bellissimi bronzi di Bernardino
Boifava che raffigurano il pilota e ne ricordano la tragica
fine, come un giovane auriga disarcionato da Pegaso, il cavallo alato
degli dei nato dal sangue di Medusa, con l'incarico da Giove di
condurre il carro del tuono. Un epigrafe latina che dice: ... TE
PER DEDALEUM ITER NUMINIS AEMULUM TERRA RAPUIT CAELO..."emulo
di un dio sul percorso di Dedalo- mitico trasvolatore con Icaro del
mare Egeo - la Terra ti ha strappato al Cielo"
perchè tu a quel Cielo appartenevi, l'aviatore appartiene al Cielo.
Moressa poi ha ricordato un altro luogo di Forlì, il Polisportivo,
inizialmente intitolato solo a Tullo Morgagni, quindi suddiviso in tre
parti con il Velodromo "Glauco Servadei" ed il Campo di
Atletica "Carlo Gotti" per onorare le nostre glorie
sportive. E' passato quindi a ricordare Tullo e Manlio Morgagni,
fratelli, il primo nato del 1881, l'altro nel 1879, figli di Andrea,
un assicuratore, e Giuditta Monti, maestra elementare. I nomi in
Romagna avevano una tradizione, erano spesso legati alla tradizione
classica, roboanti, Tullo Ostilio e Manlio Capitolino, il nome era un
presagio, presagio di gloria. La famiglia si trasferisce a Roma
dove Andrea cerca lavoro. Di Manlio Morgagni nessuno parla volentieri;
nel reparto Maternità del nuovo Ospedale Morgagni-Pierantoni è stato
trasferito un bassorilievo che lo scultore Casalini realizzò nel 1939
e che raffigura Giuditta Monti che regge fr le braccia il piccolo
Manlio. Manlio nel 1914 è folgorato dalla figura carismatica di
Mussolini che segue nelle fila del Partito Socialista,
sansepolcrista aderisce molto presto quindi al Fascismo, segue
Mussolini al Secolo d'Italia quale Direttore
amministrativo; lascierà l'incarico nel 1919 ad Arnaldo
Mussolini, restando l'Economo del giornale. Con Arnaldo, giornalista
di valore, darà vita alla rivista illustrata Il Popolo d'Italia quindi
alla rivista Natura. Arnaldo era pure un agronomo ed aveva
molto interesse a promuovere gli studi naturalistici. nel1927
Manlio Morgagni è vice Podestà a Milano e sua è
l'idea di fare vestire la camicia nera ai bambini delle scuole
elementari. Due sono le passioni di Manlio, la fede mussoliniana e
l'informazione; nel 1924 rileva l'Agenzia di Stampa
Stefani. La storia
e l’evoluzione del giornalismo in Italia sono legate a doppio filo
alla Stefani, la prima agenzia di stampa nazionale nata a Torino nel
1853. Creata nel pieno dell’entusiasmo risorgimentale per opera di
Guglielmo Stefani, fervente patriota veneto esule in Piemonte,
l’agenzia venne utilizzata prima dai governi liberali, specialmente
per impulso di Crispi, come strumento politico dei vari esecutivi .
Sua sede fu dapprima Torino, quindi Firenze quando la città divenne
capitale del Regno d'Italia, infine Roma. Diverrà poi l'organo
ufficiale del regime fascista per i suoi marcati fini propagandistici.
Manlio Morgagni è la voce del Duce. Fedele seguace di
Mussolini, non è critico, è nominato pure senatore, sarà l'unica
vittima del 25 luglio 1943, alla caduta del regime, lui decide, si
uccide sparandosi un colpo in testa. Sono crollati i suoi ideali, egli
non vede più alcuna via di uscita, nessun futuro; lascerà un
biglietto in cui fa trasparire il dolore, il lutto e l'idealizzazione
per l figura del Capo "...Mio Duce! L'esasperante dolore di
italiano e di fascista mi ha vinto! Non è atto di viltà quello che
compio: non ho più energia, non ho più vita. Da più di trenta anni
tu, Duce, hai avuto tutta la mia fedeltà. La mia vita era tua. Ti ho
servito, un tempo, come amico, ho proseguito a farlo, con passione di
gregario sempre con devozione assoluta. Ti domando perdono se
sparisco. Muoio col tuo nome sulle labbra e un'invocazione per la
salvezza dell'Italia". E' doveroso ricordare come
però, pur in questi drammatici momenti, Manlio non si dimentichi di
chi lavorava per l'Agenzia. Egli, nelle sue ultime volontà,
destina la sua notevole eredità e la sua sontuosa villa sulla
Nomentana ai dipendenti; la villa dovrà essere smembrata in
appartamenti da destinare alle maestranze dell'Agenzia. Nel Cimitero
monumentale di Milano è la sua tomba,un artistico monumento funebre,
realizzato da Enzo
Bifoli, monumento su cui spicca l'epigrafe dettata dallo stesso
Mussolini "...QUI NEL SONNO SENZA RISVEGLIO RIPOSA MANLIO
MORGAGNI |