RACOZ
Le origini del cinema a
Forlì: Ambulanti Sale
permanenti Spettacoli e Spettatori
con
Gianfranco
Miro Gori
Miro Gori ha introdotto la sua conversazione precisando che intendeva illustrare l'avvento del cinema in Italia, ma con una attenzione particolare alla situazione locale, a Forlì. Il periodo preso in esame va dai primi dell'Ottocento al 1908-1909, ha precisato che non avrebbe parlato della storia del cinema, dell' Arte, dei capolavori del cinema, ma delle vicende più comuni, dei luoghi dove il cinema cominciò ad essere presentato e secondo quali modalità, le tattiche e le strategie dei primi esercenti, i film, gli spettatori. il cinema nasce nel dicembre del 1895 a Parigi con i fratelli Lumière. per la prima volta furono presentate una serie di film in una sala ad un pubblico pagante, ma non è che prima di questa data non vi fossero state proiezioni o intrattenimenti cinematografici. erano già in commercio macchinette, che si chiamavano "cinetoscopio" prodotte dall'inventore Thomas Alva Edison, con le quali, guardando attraverso un foro, si potevano vedere immagini in movimento. Il cinema è definito dal critico e storico del cinema Luigi Chiarini "un'arte e un'industria", per la prima volta c'è un mezzo narrativo per raccontare le storie che irrompe nella sistema delle Arti, cambia completamente le carte in tavola, tutto quello che era successo prima nel sistema delle Arti dello Spettacolo non c'è più, il cinema lo scardina perché si rivolge ad un pubblico colto ed ad un pubblico popolare simultaneamente, perché invade gli spazi spettacolari colti e quelli popolari, perché ingloba, dal punto di vista narrativo, le altre arti, il teatro, la letteratura, la fotografia, di tutto ciò che era stato fatto in precedenza, lo mette nel suo contenitore, li mescola e produce qualcosa di nuovo. Questa è la grande rivoluzione che ha portato il cinema nelle nostre teste, nelle nostre vite, e bisogna dire anche nei nostri cuori e nei nostri sogni. Fatta l'invenzione, l'interesse dei Lumière non era quella di fare arte, ma la loro è una operazione industriale, realizzano una serie di concessionarie in Italia che affittano il loro prodotto, ci sono anche dei concorrenti tra i quali Edison, si impegnano ad attivare delle strategie adatte a conquistare il maggior numero di spettatori possibili. Il sistema non è così semplice, chi presenta il cinema, non lo produce direttamente i film, a parte i fratelli Lumière, egli arruola operatori, intellettuali che nei film raccontano idee proprie in un linguaggio proprio. Vengono così realizzati due tipi di "prodotto", uno dal vero, documentari, riprese di cose realmente accadute, oppure piccoli racconti costruiti appositamente. Nella tradizione della storiografia cinematografica viene identificata una polarità, da una parte i fratelli Lumière che operano dal vero, registrano fatti realmente accaduti e li mostrano al pubblico, dall'altra coloro i quali raccontano delle storie completamente inventate; con queste modalità il cinema irrompe nelle sale, irrompe in Italia. Quali erano quindi i problemi che si dovevano porre gli animatori cinematografici dopo aver prodotto il film, come e dove farlo vedere. Il cinema arriva in Italia nel marzo del 1896, in Romagna arriva qualche mese dopo, e tra la fine di quell'anno e i primi del 1897 viene registrata la sua presenza in tutte le principali città della Romagna, Rimini, Cesena, Forlì, Ravenna, Faenza e Lugo. Tracce ne restano negli archivi comunali dove i cinematografari facevano domanda per ottenere la concessione comunale per lo spettacolo, e sui quotidiani, giornali locali dell'epoca. Il Ravennate riporta che il 6 dicembre 1896 si era svolta la prima proiezione a Forlì al politeama Pestapevar ... un numeroso pubblico accorso anche per godere le meraviglie del cinematografo Lumière, piacquero in modo speciale I primi passi, Scenette in parco pubblico, Esercizi di tiro, addirittura stupende Una via a ........, Chi la fa l'aspetti, l'Arrivo del Treno e Il ritorno dalla scampagnata. Il pubblico ebbe tanto da affermare che detto cinematografo è di gran lunga superiore a quello che avemmo occasione di affermare l'altra volta.....Ciò fa supporre che a Forlì vi fosse già stata una precedente proiezione, probabilmente un cinematografaro Edison ambulante che batteva questa zona. Per primo, infatti, Edison, in Romagna è stato il simbolo del cinema, perché il cinema all'inizio viene presentato in tutte le campagne pubblicitarie promozionali non tanto come uno spettacolo, ma come una meraviglia scientifica...per la prima volta la verità davanti ai vostri occhi!... Edison era l'inventore che andava per la maggiore nell'immaginario collettivo, e, lavorando nel cinematografo, era diventato un po' il simbolo del cinema in Romagna, ovunque si riscontrava il passaggio di un suo cinematografaro. Nessuno però allora avevo ancora compreso che il cinema sarebbe diventato "il grande romanzo" il corrispettivo nel Novecento, del romanzo ottocentesco, con la differenza che quest'ultimo era diffuso solo tra coloro che sapevano leggere, mentre il cinema è per tutti, ecco la potenza del cinema; anche il cinema muto ( il cinema sono nasce in America solo nel 1926-28, della Warner Bros sono Don Giovanni e Lucrezia Borgia del 1926.), con le didascalie era alla portata degli analfabeti poiché, oltre al pianista ed il suo accompagnamento musicale, vi era sempre qualcuno che commentava la proiezione rendendola comprensibile a tutti. Segue poi un periodo di crisi, il cinema scompare dalle scene romagnole e italiane, cala l'interesse del pubblico; il cinema quindi comincia a prendere coscienza delle sue potenzialità artistiche, di racconto: Il periodo successivo si caratterizza per il grande fervore con il quale tutti quanti gli operatori del cinema, dai grandi produttori, i distributori agli esercenti cominciano ad impegnarsi perché il cinema diventi quello spettacolo che il suo linguaggio gli consente. Vengono così improntate una serie di azioni tali ad affermare questo assunto: si perfeziona il racconto, si producono si allungano le storie e si creano dei dispositivi, a Forlì, si legge nel Diario Inedito (1897-1919) di Luigi Boni "...Fotocinemototeatro, per quattro sere avremo al Comunale questo grandissimo spettacolo ( siamo nel 1902), gli condussi ieri sera la moglie e la .... che si divertirono un mondo... In realtà a Forlì veniva rappresentato il Fonocinemateatro che metteva insieme spettacolo teatrale con grandi attrici e cantanti d'opera, un sistema sonoro, quindi cinema, la scienza, teatro, la grande tradizione culturale dello spettacolo, e grammofono, altra grande invenzione di Edison, che dava la voce al tutto, attraverso un sistema sincronizzato, per cui si poteva ammirare Sarah Bernard che recitava un piccolo testo teatrale e parlava con il supporto del fonografo, quindi si aveva il cinema sonoro. Il cinema vede quindi rinnovarsi il successo, come testimoniano i giornali dell'epoca. La realtà sonora è veramente "la realtà davanti ai vostri occhi!". Il cinema quindi non è più solo un luogo, ma diviene un luogo mentale, un posto che occupa un luogo importante nella mente della gente e degli spettatori. Dell'epoca, a Forlì, è un lungo articolo sul Presente che afferma che il cinema sarà lo strumento perfetto per le agenzie matrimoniali, attraverso un filmato si potrà presentare la futura consorte all'eventuale coniuge o viceversa. Ma ritornando al luogo ove i film venivano proiettati vediamo la figura dei cinematografari ambulanti che, a bordo di un mezzo di trasporto ove caricavano tutto il necessario, andavano nei luoghi dove, dopo aver richiesto la necessaria autorizzazione, allestivano il cinema in piazze, tendoni o camere in affitto. Non sempre venivano ammessi nei teatri comunali, che erano intesi come luogo di rappresentazione sommo dello spettacolo; il cinema non era un'arte quindi non poteva entrare. Un posto invece dove questi spettacoli itineranti trovano spazio sono le fiere, luoghi dello spettacolo foraneo, ci sono quindi questi ambulanti che con i loro baracconi arrivano, pieni di luci rutilanti, decoratissimi, e dentro questi baracconi proiettano il film. A Rimini la prima proiezione fu organizzata nella sala dell'ex Telegrafo. Questi ambulanti erano fondamentalmente di quattro tipi: quelli con il baraccone appresso, con baraccone ed altri spettacoli, "la donna cannone", "l'uomo delfino" ecc., quelli che utilizzavano vari locali adattati alla bisogna ed infine coloro che utilizzavano proprio locali destinati allo spettacolo come politeama e teatri comunali. Un particolarità forlivese che Miro Gori ha registrato a Forlì, ma presume che ve ne siano state anche in altre città italiane, è la "serata nera", che si affianca ai due altri filoni del cinema delle origini, il documentario dal vero ed il racconto, dove si proiettavano, a soli uomini, film che potremmo definire antesignani del "porno", un porno leggero, più casto però, con donne in vestaglia o che mostravano le gambe; rarissimi ma vi sono stati pure film veramente "hard" ma avevano poco successo per la severe censura di allora. Quindi
il cinema era fatto dagli ambulanti, importantissimi, che hanno
costruito una fortuna su questo modello, vi erano compagnie che
organizzavano gli ambulanti mandandoli in giro, e divennero famosi,
conosciuti, loro stessi giravano film nelle città, all'uscita dalla
chiesa, dal teatro, nei luoghi pubblici, li pubblicizzavano con molta
forza e, alla sera, li presentavano, insieme a film documentari e
racconti, al pubblico che si riconosceva in quelle immagini, ecco
"la verità sullo schermo" ed un assicurato successo. Ma col
tempo il cinema ambulante perde di interesse, perde di presa, di forza
sul pubblico perché aumenta la durata dei film, per la necessità di
narrare delle storie, raggiungono i 20 minuti, e si basano su grandi
opere teatrali, su romanzi di successo e su grandi vicende della
storiografia che combinano la storia alla letteratura di appendice che
avevano grande presa sull'immaginario collettivo. Il cinema quindi ha la
necessità di insediarsi in luoghi fissi. Giuseppe Pullini, meldolese di
nascita ma forlivese di adozione, ha qui una posizione di avanguardia,
fu il primo ad istituire a Forlì nel 1906 un cinema permanente che
prese il nome di "Cinematografo permanente", in corso della
Repubblica, di fronte alla chiesa di S. Lucia,
la
prima sala cinematografica di Forlì, che
però non ebbe lunga vita.
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