Racoz

Una serata in allegria

con

Giovanni Nadiani

Con il caratteristico stile ibrido, "bastardo" che da tempo contraddistingue la sua "scrittura orale", Nadiani, protagonista di una spassosissima serata, ha riproposto  brani che trattano  della "Low Society", l'ironica "bassa società",  come  la ritrae la penna pungente dello scrittore romagnolo: una serie di storie da dirsi ad alta voce dal tono cabarettistico, incentrate su una variegata galleria di common people che si ritrovano a vivere in un presente che indossa i lustrini modaioli del linguaggio sincretico anglo-italiano della televisione, di Internet e della pubblicità (dall'autore definito anglobo) e che cerca di nascondere in tutti i modi le ferite inferte a una varia umanità che, dedita alla ricerca di una pseudo felicità a ogni costo, si ritrova immersa nella più sconsolante solitudine o assenza di comunicazione. I toni usati da Nadiani per cogliere questa contemporaneità sfregiata sono pertinenti a un'ironia amara, che spesso sconfina nel comico inteso come forma sovversiva assoluta e messa in mora delle forme razionali, basata sull'incontro/scontro di lingua e dialetto (la lingua da bar) ad attraversare i "ragionamenti" ad alta voce, le ossessioni (lo sport, il sesso, il denaro, l'apparire, il senso della vita ecc.) dei personaggi, presi e persi nel conflitto tra i sessi o tra le generazioni, tra l'ipermodernità e un inconscio desiderio di una qualche identità.

Se si dice ‘Romagna‘ si pensa a un Eldorado della tradizione, imbevuto di sole, campi fertili, mare, liscio, gente allegra e buona cucina; e, nello stesso tempo, a una terra dominata dai culti pagani del cibo, del vino e del sesso. Ma la Romagna di oggi è davvero ancora così, ammesso che così sia stata in un indefinito passato?

La risposta, Nadiani, ce la fornisce raccontando, con la perizia dell'antropologo e l'arguzia dell'indigeno, un convincente numero di scene tratte dalla realtà romagnola quotidiana. Si scopre allora che in Romagna si chatta, che il nostro vicino ha trovato moglie (rigorosamente straniera) grazie alla Rete, che i romagnoli sono ormai irrimediabilmente alle prese con cellulari, redditometri, open day, catastrofi di borsa, chirurgia plastica, privacy e password.

Incontriamo in queste pagine badanti ucraine in carriera, persone affette da mal d’outlet, altre che dissertano di social (anzi soc-mal) network. Senza dimenticare, però, le vecchie sane pratiche: l’amore per il cibo, líamore e basta, la passione per il ballo, la propensione verso gli aspetti materiali della vita e quella scaltrezza che in un rocambolesco ribaltamento dei ruoli consente al vecchietto di truffare la finta promotrice finanziaria venuta a buggerarlo.

Tanti piccoli pezzi di quel teatro che è il mondo, insomma, raccontati nella lingua madre (il romagnolo, ovviamente, con traduzione a fronte), per ridere un po’ amaro e riflettere su dove stiamo andando, noi romagnoli/italiani, a tempo di blues. Una serata che si è trasformata in un vero successo, i presenti hanno mostrato un'attenzione ed un consenso che da tempo pareva sopito, più volte hanno sollecitato l'ospite a proseguire nei suoi monologhi, non volevano che concludesse la piacevolissima serata.

indietro