Racoz

 a SAN MAURO PASCOLI

visita ai 

LUOGHI PASCOLIANI

Per questa uscita siamo riusciti ad organizzare un minibus, del quale però non hanno usufruito tutti i partecipanti, ma ha avuto comunque un discreto successo, anche per il contributo spese offerto dall'Associazione. Giunti a San Mauro siamo stati ricevuti calorosamente  nella sala consiliare del Municipio dal sindaco Gianfranco Miro Gori che ha palesemente espresso la sua soddisfazione per la nostra iniziativa. Egli ha quindi introdotto la visita ai luoghi del poeta che è seguita affiancati dalle guide della Casa Museo. Riguardo Giovanni Pascoli ed il centenario della sua morte, il sindaco ha sottolineato che l'Amministrazione comunale sta organizzando la celebrazione cercando di ricordarlo nella maniera più consona ed appropriata, convinti che Pascoli si sta mostrando, in questa occasione, sempre più vivo ed attuale, più trascorrono gli anni, più Pascoli viene percepito come poeta importante. Mentre ancora a metà del secolo scorso era inserito nella triade con composta con D'Annunzio e Carducci, ora la critica è certamente orientata a considerarlo superiore agli altri due, considerandolo il principale poeta moderno dopo Leopardi. Pascoli è molto presente nella cultura attuale e Miro Gori ha fatto tre esempi che confermano questa affermazione. L'anno scorso, al Salone del Libro, in occasione del 150° dell'Unità d'Italia, la commissione, composta dai massimi critici e storici della Letteratura italiana, ha stilato la lista dei quindici libri dell'Unità d'Italia; l'unico di poesia compreso nella lista è Myricae, il primo libro di Pascoli, il più rivoluzionario, il più interessante pure per noi romagnoli, poichè parla della nostra terra. Poco tempo fa, Carlo Ossola, studioso e linguista importantissimo, ha scritto un libro, al termine di una  ponderosa ricerca, nel quale ha individuato i  dodici libri dell'Unità d'Italia; non tanto dal punto di vista del valore letterario, artistico e linguistico, quanto per  la capacità e della loro incidenza nella costruzione dell'identità nazionale. Dei dodici autori, due sono i poeti, uno è Giovanni Pascoli, l'altro Giuseppe Ungaretti. Pascoli è stato scelto perché realizzò Fior da Fiore, un'antologia che ha formato centinaia di migliaia di italiani. In questa antologia, Pascoli ha presentato la sua idea di letteratura e poesia italiana; Ungaretti si spiega perché egli, secondo Ossola, ha messo in poesia la memoria della Grande Guerra. L'esperienza della Grande Guerra è la prima esperienza, ormai è una concezione consolidata, che ha fuso il popolo ed ha realizzato l'unità d'Italia, certo nelle trincee, nel sangue, nel sudore, nel fuoco, nella morte di migliaia di poveri soldati, mentre il Risorgimento è stata una esperienza prevalentemente d'elite. Pascoli quindi non è dolo un grandissimo intellettuale, inventore, innovatore linguistico, ma anche uno di coloro che hanno forgiato la nostra identità. Il terzo esempio che sottolinea l'attualità del poeta è dato dal Corriere della Sera che pubblica da un pò di tempo a questa parte la Collana dei Poeti del Novecento, tra questi anche Giovanni Pascoli. La cosa non è senza significato perché il poeta vive gran parte della sua vita nell'Ottocento, Myricae è un libro dell'Ottocento, I Canti di Castelvecchio, altra sua opera fondamentale, è del 1903, però il Corriere della Sera ha inserito Pascoli nel Novecento. Ciò significa che Pascoli è moderno, supera l'Ottocento, entrando pienamente nel Novecento. in una bellissima presentazione, Claudio Magris, fine intellettuale, scrittore raffinato, scrive...se Giovanni Pascoli fosse stato uno poeta di lingua francese come Verlaine o Mallarmé, avrebbe avuto una funzione ed un rilievo, un'importanza assolutamente mondiale. Passando ai luoghi pascoliani, Miro Gori ha proseguito individuandone due, la casa Pascoli e la Torre. Due luoghi decisivi per la sua vicenda biografica, perchè Pascoli è uno dei pochissimi poeti che, per una caratteristica decisamente romagnola, ....... A San Mauro il poeta ci sta pochissimo, nato nel 1855, dopo aver iniziato a studiare a San Mauro, dove non esistevano nemmeno le scuole elementari, con la signora Ancilla, frequenta la scuola elementare a Savignano con Ireneo Pandolfi, famoso calligrafo. Savignano allora era comunque un centro culturale molto importante, sede della prestigiosa Accademia dei Filopatridi, origine della scuola classica romagnola. Pascoli frequenta a Savignano la prima elementare, poi suo padre si trasferisce con i figli ad Urbino, qui Pascoli studia latino, greco, le scienze, perché gli Scolopi erano degli umanisti, ma anche scientisti, il preside Alessandro Serpieri era un astronomo.Pascoli ritorna comunque a San Mauro durante i periodi di vacanza, in estate, poi, nel 1867 avviene l'omicidio del padre mentre Giovanni è dodicenne a Urbino. I Torlonia allontanano dalla "Torre" la famiglia che si sposta nella casa in centro; in seguito muore una sorella maggiore e di lì a poco pura la madre.  La famiglia Pascoli ,comunque, non era una famiglia povera, si calcola che godesse di una rendita di circa 300 lire/anno. Pascoli può proseguire gli studi al liceo di Rimini e poi dal 1873, con una borsa di studio vinta dopo un esame sostenuto alla presenza del Carducci, può iscriversi alla facoltà di Lettere dell'Università di Bologna, ma continua sempre a frequentare San Mauro durante l'estate; è in questo periodo che concepisce la poesia Romagna,che è un poco la fondazione dell'idea culturale di Romagna. Quindi Pascoli è sempre lontano, ma nelle sue opere ritorna sempre alla Romagna, ai suoi cari, alla madre, al padre, nel culto un pò lugubre dei morti, del nido, ai luoghi  ai quali lui resta sempre legato. Lui quindi si è formato tra San Mauro, Urbino e Rimini. A Rimini, nel 1972, mentre Giovanni frequenta la seconda liceo, si svolge il primo Congresso italiano dell' Internazionale Anarchica, i cosiddetti "riministi", anarchici che si oppongono agli "autoritari" marxisti , con Carlo Cafiero e Andrea Costa. Pascoli incontra a Rimini questi personaggi e si avvicina perciò agli ambienti del socialismo emergente, iscrivendosi all'Internazionale socialista. 

Di quel periodo vi è una bellissima testimonianza di un suo professore di latino e greco, Tonini che ricorda che quando parlava con Pascoli, giovane ed un poco ribelle, e gli chiedeva quali fossero le sue passione ed i suoi interessi letterari, si sentiva rispondere:<<Io, signor professor Tonini, la penso come Leopardi>>. Leopardi quindi diventa uno dei fari per Giovanni, non solo come poeta, ma anche come intellettuale laico e materialista, poi Pascoli diverrà socialista. Un altro periodo importante per il poeta è quello che poi trascorrerà a Cesena; dopo aver frequentato la terza liceo a Firenze non riesce ad ottenere la  maturità classica, da quindi l'esame da privatista a Cesena, quindi i legami con la Romagna sono fittissimi, lui ritorna sempre in questi luoghi legati alla sua infanzia. Molti, riflette Miro Gori, sono i punti di contatto con le esperienze di un altro grande romagnolo, Federico Fellini ed il suo "Amarcord", ma anche con Tonino Guerra. Cesare Garboli ha scritto che i romagnoli hanno una misteriosissima capacità, che non sa spiegarsi, loro riescono partire da una arretratezza quale quella della Romagna di fine Ottocento e primo Novecento, e farne un vantaggio, un jolly, e diventare internazionali. Pascoli così si muove dalla Romagna e riesce a diventare un messaggio culturale, una lingua di carattere non locale, non provinciale, ma internazionale. Ecco perché è convinto che i luoghi pascoliani siano importanti, non solo per la loro bellezza, ma per il loro valore per lo spirito e per l'anima.    

Dopo aver salutato il cordialissimo sindaco Miro Gori, affiancati da valide guide siamo andati a visitare la Casa Museo Pascoli e la Torre: la prima è composta di quattro stanze che ospitano tra l'altro una bellissima mostra sull'omicidio di Ruggero Pascoli. Dei locali, l'unico ad essere rimasto l'originale, è la cucina poichè l'edificio fu distrutto nella parte superiore durante i bombardamenti subiti durante la seconda guerra mondiale. In una stanza è stato trasferito lo studio bolognese del poeta; in un'altra c'è la camera da letto con il letto del fratello di Pascoli e la culla ove si dice sia nato il poeta. Casa Pascoli è affiancata da due edifici, la scuola materna ed il ricovero per anziani voluti da Pascoli che si volle occupare "dell'alba e del tramonto dei suoi sanmauresi". La "Torre" è un manufatto bellissimo, imponente, suggestivo, l'ala nobile, dove sarebbe dovuto vivere il principe Torlonia, che in realtà non ci è mai venuto, è contornata dai luoghi del lavoro, le antiche stalle, le cantine, i granai; in questo insieme si intrecciavano le vite di classi sociali nettamente diverse che si riverberano nella diversità dei manufatti. Abbiamo visitato la sala degli Archi, la stalla della cavalla storna, attualmente utilizzata per conferenze e concerti, e la Sala delle Colonne, il magazzino ove venivano conservate le foglie di tabacco. La struttura, venduta dai Torlonia, fu acquistata da un privato che ne fece un immenso pollaio; negli anni Settanta, grazie al sensibile intervento di Michele Masciarelli, un cesenate esponente di Italia Nostra morto di recente, il complesso fu sottoposto dal Ministero dei Beni Culturali ed Ambientali a vincolo ( sino alla metà degli anni Settanta non era protetto da alcuna tutela), successivamente fu acquistato dall' Amministrazione comunale ed in parte restaurato. La zona si chiamava in antichità Giovedia perché, di fronte all'attuale palazzo, esisteva un tempio dedicato a Giove, in cui si dice che si fermò Giulio Cesare a pregare, prima di decidere di scatenare la guerra civile ed attraversare il Rubicone, che molti, ancora oggi, identificano nel Rio Salto che costeggia la Torre.  

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