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M. lle Camille

un commento di Lina Lo Giudice
Vice Presidente dell´Università di Castel Sant´Angelo
per l´educazione permanente
(UCSA)

 

Il tema dell’arte femminile, in particolare di quell’arte di quelle donne che sino a cinquant’anni fa costituivano una oscura nebulosa frammentata e frammentaria, destinata all’oblio, finalmente riemerge dal limbo della dimenticanza.

Il coraggio di Monica Giovinazzi e la sua capacità di “sentire” profondamente il fenomeno della “diversità” e di affrontarlo con tutti i mezzi che le nuove tecnologie dell’arte contemporanea ci consentano, ha prodotto un progetto – spettacolo – documentario -  installazione – produzione – azione partecipativa, che fa di Camille Claudel, (un artista così sfortunata da essere schiacciata da due colossi: il fratello Paul e il maestro – amante Rodin) una grande protagonista, ma anche una splendida occasione di riflessione sua dicotomia “Arte – Diversità”.

La suggestione degli elementi poetici estrapolati dalla biografia dell’artista, tradotti in immagini, suoni, voci, colori, la straordinaria bellezza e potenza espressiva delle opere di madame Camille, traslate e trasfigurate nelle azioni sceniche, a loro volta diventano opera d’arte in sé medesima, in autonomia da ciò che le ha ispirate e messe in gioco.

Scalpelli, pietra, suoni, parole, velari, plastiche, creano l’immaginario laboratorio in cui si evolve in un “tour” fantastico, al ritmo di una “valse” senza fine, la creatività di una artista straordinaria che nell’immagine in movimento trova un nuovo modello concreto, che si espande e si raggruma intorno al sogno e alla consapevolezza del proprio esistere.

                                                                                                                      

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