Novità al 11.09.2018

Ciao Graziano,

quando qualche giorno fa mi hai amorevolmente rimproverato per la foto anzitempo all’uva della tua capanna, non ancora bella e matura come è adesso, mi ero ripromesso di tornare a rifarci una foto sotto i grappoli magari sbicchierando ancora una volta. Purtroppo la vita non da sempre una seconda opportunità ed ora sono qui a rimproverarmi di non essermi alzato subito e di essercela fatta insieme quella foto. Non potevo non scrivere queste due righe. Non potevo, avevo un obbligo morale, dovevo. Forse non ti ho mai detto che conservo gelosamente i tuoi appunti di storia paesana per la bozza del libretto su Quintodecimo del 1998, ho ancora nelle orecchie il racconto della fuga precipitosa dal teatrino dopo il crollo del 1948 quando tuo padre ti salvò dall’uscita posteriore, ripenso sempre volentieri alle belle chiacchierate sulla chiesa di san Giacomo nel 2010 durante le solite barbose ricerche, ricordo con infinito affetto tutte le volte che ti ho fermato a mezzo ponte in queste ultime estati e rotto le scatole, con te pazientemente ad ascoltarmi ed a raccontarmi aneddoti su aneddoti sui paesani e don Pacilli, quando raccoglievo notizie e racconti per la nostra confraternita.Ti sono debitore delle bellissime fotografie che mi facesti duplicare per la storia delle nostre associazioni religiose degli anni ’50.

Per tutto questo ti ringrazio di cuore amico mio e a te mi inchino, i tuoi racconti e le tue memorie vivono nelle mie ricerche e leggerle mi renderà meno amaro il pensiero di non incontrarti più a spasso con la bicicletta per il paese.

Dopo Margherita e Primo ora te ne sei andato anche tu e la classe 1937 si è estinta nel nostro paese. Un vuoto incolmabile si è aperto. Un vuoto incolmabile.