Quintodecimo
di Acquasanta Terme (Ascoli Piceno)
Questa pagina contiene i profili di tutte quelle persone, viventi e non, che hanno tenuto alto il nome di Quintodecimo in Italia e nel mondo. Essi, in qualsiasi parte del globo, non hanno mai dimenticato le proprie origini ne mai negato le loro radici.
Ad essi deve andare la nostra ammirazione e stima.
Aggiornamento del 29.01.2002 -
Fazi Elido e Balestra EmidioFazi Elido
Nasce il 6 gennaio 1952. Laureato in economia, ha vissuto per sette anni a Londra dove
ha ottenuto diversi Master e dove ha lavorato per l'Intelligence Unit, divisione che si
occupa di pubblicazioni specializzate del settimanale inglese The Economist. Torna
in Italia nel 1993. Fonda la Business International, una società di consulenza per aziende.
Nel 1995 crea la " Fazi Editore ", che pubblica ogni anno una quarantina di titoli con il
logo Fe. Nel mese di agosto 2000 il settimanale Panorama gli dedica un servizio, includendolo
tra le personalità di successo in Italia. Vive a Roma ma, per ragioni di lavoro, fa la
spola con Milano. E' sposato con una donna inglese e padre di tre figli. Il 27 gennaio 2002
ha ricevuto in Ascoli Piceno il premio istituito dal club " Gli amici degli anni sessanta "
per un ascolano che ha portato la propria fama in Italia e nel mondo.
Balestra Emidio
Nasce il 15 aprile 1903. Rimane in paese, dove sposa Pulcini Santina, fino alla fine
degli anni '50. Dal 2 al 5 ottobre 1943 partecipa ai combattimenti di Colle San Marco ove
salva la vita miracolosamente. Il suo nome è compreso nell'elenco degli scampati conservato presso la sezione A.N.P.I. di Ascoli Piceno e nel 2013 è stato citato nel libro " La città e il colle" di Sergio Bugiardini, ed. Il lavoro editoriale. Dopo una breve parentesi in Belgio, si trasferisce a Roma per necessità lavorative. Torna in paese in età di pensione. Scompare il 9 febbraio 1991 lasciando di sé il bellissimo ricordo della sua allegria e gioia di vivere.
Aggiornamento del 14.02.2003 -
Quinto Calvi da QuintodecimoQuinto Calvi da Quintodecimo
Nasce nella prima metà del XV secolo. Diverse le ipotesi sull'esatte generalità. Alcuni valenti storici ascolani, come il Marcucci ed il Mazzucchelli, lo indicano come "Quinto Calvi da Quintodecimo", e così appare anche sull'opera di Cantalamessa-Carboni " Memorie di letterati ed artisti di ascoli Piceno" del 1830, mentre assai diversa è l'indicazione presente sul " Disegno della storia di Ascoli Piceno " di Gabriele Rosa edito nel 1869 dove viene indicato solo con il temine "il discepolo Quintodecimo". La sottoindicata nota facente parte dello stupendo libro " Memorie storiche della chiesa ascolana ", stampato nel 1898, genera, infine ulteriori dubbi con l'attribuzione del nome Quintodecimo ad una antica nobile famiglia ascolana. Al di là di tutto un personaggio impossibile da non citare in questa pagina. L'anno preciso dell'apertura della scuola " di belle lettere" in Ascoli Piceno è il 1497.
Aggiornamento del 19.05.2003 -
Di Cosmo AlfredoDi Cosmo Alfredo
Ancora un omaggio all'indimenticabile amico scomparso.
Aggiornamento del 15.04.2008 -
D'Alesio VincenzoD'Alesio Vincenzo (3.3.1906 - 15.11.1988) nacque a Pozza di Acquasanta Terme da Domenico e Giuseppina Vannicola.
Si trasferì a Quintodecimo all'età di sette anni insiema alla madre, allorchè perse il padre. Qui visse la sua fanciullezza e gioventù con la famiglia Giorgi
dalla quale apprese l'arte del calzolaio. Dopo aver frequentato la terza elementare, continuò ad istruirsi con l'aiuto del parroco e delle letture sacre, anche
in latino. Studiando musica, divenne clarinista con la banda di Quintodecimo e fu attivo organizzatore di associazioni a carattere religiose e ricreative.
Sposatosi con Giovanna Fazi ebbe sei figli. Continiuò la sua vita secondo il suo slogan preferito "ORA ET LABORA".
Dopo la precoce morte della moglie Giovanna, si riunì in matrimonio con Assunta Gionni con la quale trascorse i suoi ultimi venti anni. (estratto dal libro Vincenzo D'alesio - Ricordi)
Un caro ricordo...
Aggiornamento del 08.03.2013 -
Calvelli DonatellaCertamente erede dei nostri notai cinquecenteschi, che tanto onore portarono alla nomea di Quintodecimo in quel secolo, è la compaesana Donatella Calvelli, validissimo notaio nel Distretto ASCOLI PICENO - FERMO di cui peraltro ad oggi riveste il delicato ruolo di Tesoriere. Nata... diversi anni fa (non sta bene dire l’età di una signora), con D.M. del 27 settembre 1996 viene trasferita nel comune di Ascoli Piceno, proveniente dal comune di Montalto Marche, dove da allora opera quotidianamente. Sua è la verbalizzazione del guinness dei primati dell’orologio di cioccolato più grande del mondo, il 30/11/2006, anche se certamente vanto della propria attività costituisce la sottoscrizione, presso il suo studio, del contratto preliminare di vendita dell’area Sgl Carbon, ben nota agli ascolani, per un importo di 5 milioni e 600 euro !!! Attualmente è il presidente della Fondazione Ottavio Sgariglia Dalmonte che offre servizi di assistenza manageriale, in termini economici –organizzativi, alle imprese.
Aggiornamento del 05.02.2019 -
don Giuseppe Piccioni
Don Giuseppe Piccioni, “don Peppe” per noi paesani, nasce il 30 novembre 1912 in una piccola ed umile casa dell’abitato di Quintodecimo, figlio di Domenico Piccioni, classe 1879, e Virginia Mattei, classe 1876. L’atrocità del primo conflitto mondiale gli porta via tristemente il padre a soli 5 anni costringendo la povera mamma a rivolgersi al fratello, don Pio Mattei vicario generale e residente nella vicina Amatrice, pregandolo di intercedere per l’ingresso del piccolo Giuseppe nell’Orfanotrofio Maschile in quella città, l’istituto di educazione della nascente Opera Nazionale per il Mezzogiorno d’Italia. Il 10 maggio 1920, assieme al compaesano Attilio Pulcini, Giuseppe entra nell’Istituto ovvero nei locali della chiesa di San Fortunato già ridotta a teatro per giovani cattolici ed ora adattata al più nobile scopo. Giuseppe è il primo alunno ufficiale dell’istituto con matricola n.1 (!) e qui vivrà per 5 anni fin quando poi, su consiglio degli educatori della Famiglia dei Discepoli, deciderà d’accordo con la madre di iniziare un duro cammino ed entrare nel Seminario di Ascoli Piceno. I 5 anni di Amatrice segnano il giovane Giuseppe con ricordi di vita comunitaria che gli resteranno indimenticabili e che descriverà minuziosamente nella rivista “Evangelizzare”, bollettino mensile dell’Opera Nazionale per il Mezzogiorno d’Italia diretta dalla Famiglia dei Discepoli, in quattro puntate nell’anno 1975. Leggerli costituisce un elemento essenziale per comprendere la formazione del carattere di Giuseppe che seppur giovanissimo visse esperienze uniche, come l’incendio della chiesa della Madonna della Porta o l’incubo del crollo del fatiscente tetto del cinema presso S. Domenico, che lo porteranno al desiderio di intraprendere una strada nuova, di fare di più, di aiutare i meno fortunati. E’ il 1925, Giuseppe ha la giovane età di 13 anni quando entra in seminario. Il ragazzo intraprende un lungo percorso di riflessione, preghiera e studio che lo portano a maturare la forza della propria vocazione così che nel marzo 1937 viene ordinato sacerdote ed il 12 aprile dello stesso anno celebra la sua prima messa nella chiesa parrocchiale di Santa Maria delle Piane nel suo amato Quintodecimo; don Giuseppe è il primo sacerdote dato alla Chiesa dall’Opera Nazionale per il Mezzogiorno d’Italia. Ben conoscitore dei monti della Laga gli viene assegnata la parrocchia di San Giovenale nel grazioso paese di Roccasalli, frazione di Accumoli, dove prende alloggio nella casa canonica. Don Giuseppe non lascerà più quegli amati monti e negli anni successivi, fino al collocamento a riposo avvenuto nel dicembre 1977, alternerà il suo ministero sacerdotale tra la frazione di Fonte del Campo ed il capoluogo Accumoli rimanendo comunque attivissimo anche successivamente al pensionamento. Sono anni in cui don Giuseppe lascia in quella zona un impronta che ancora oggi è visibilissima e del suo nome si fa ancora spesso menzione nelle attività di questo secolo. Come non ricordare quanto si batté per evitare la soppressione dell’autolinea che collegava Accumoli con Ascoli Piceno o come, negli anni bui della guerra, intercedette presso le autorità germaniche per scongiurare il minamento della diga dell’invaso artificiale di Scandarello o pensare anche all’eco che ebbe nell’estate 1979 la spinta che il nostro compaesano diede nell’opera di rifondazione delle banda musicale di Accumoli discioltasi nel dopoguerra dopo anni di glorioso servizio. È per tale ragione che da quarant’anni don Peppe viene ricordato, puntualmente ogni anno, per la sua attività di sprone che ebbe quei giorni con il suo gruppo di ben 72 elementi e l’esordio il 17 agosto 1980 nella frazione di Illica al suono della marcia “Primi passi” per una banda oggi gemellata con alcune dei maggiori gruppi musicali nazionali. Ugualmente continuo fu il filo che unì negli anni Quintodecimo con il reatino e ogni 10 agosto una rappresentanza dei giovani Quintodecimani partecipava al torneo di calcio di Fonte del Campo viaggiando con un piccolo pulmino su cui don Peppe intratteneva i ragazzi con simpaticissimi aneddoti. Così il gesuita Daniele Volpetti descrive don Peppe nel suo incontro nell’estate 2000 quando oramai aveva abbondantemente già lasciato la parrocchia di Fonte del Campo: …sempre affabile, disponibile e non mancava mai di sorridere e fermarsi con tutti per un consiglio, un incoraggiamento, un aiuto o un semplice saluto. Il nostro compaesano appare colmo di amore e gioia in Dio all’interlocutore e quell’incontro sarà determinante per il proseguo del noviziato del giovane Volpetti. Minato nel fisico ma ancora lucidissimo, don Peppe compie il suo ultimo atto d’amore verso la sua gente e nostro signore chiedendo di essere sorretto da quattro giovani a turno nella processione della festa patronale in onore di san Vincenzo Ferreri ad agosto 2000 nel paese di Illica. Viene pubblicamente riconosciuto “sacerdote santo” ed oramai è amatissimo da tutta la popolazione. Lunedì 29 gennaio 2001, all’età di 88 anni, don Giuseppe si ricongiunge con l’Altissimo. Al suo funerale furono presenti i vescovi di Rieti ed Ascoli Piceno oltre ad una decina di sacerdoti e centinaia di persone. Con lui scomparve una coscienza critica ed una capacità intuitiva fuori dal comune. Perdemmo così un caro amico e ci venne a mancare uno di quei personaggi di cui la montagna acquasantana nei secoli era stata madre e che indubbiamente, nel suo passaggio su questa terra, lasciò un impronta indelebile. Ciao don Peppe…