Il Granaccia
Il Granaccia
è un vino rosso, tipico della zona di Quiliano. Il nome scientifico è
Granaccia o Grenaccia: è di origine spagnola (Alicante o Grenache) ed è
stato portato nella nostra zona nel secolo XVIII da alcune famiglie locali che
avevano avviato rapporti commerciali con la Spagna (in particolare con la città
di Granada da cui deriverebbe il nome Granaccia), legati al mondo della carta.
E' senza dubbio uno tra i più grandi rossi di Liguria.
Il vitigno è l'Alicante
Bouschet, convalidata dalla CEE (decreto 1608/76) con i sinonimi di Granaccia e
di Grenache. E' anche molto coltivato nella valle del rodano ( parte
meridionale) e i tutto il sud francese, E' presente addirittura in California e
in Australia, particolarmente nella regione "Mc Laren Vale": In
Sardegna è diffuso nelle zone in provincia di Nuoro e di Aassari col nome
di Cannonau. Ottime posizioni del quilianese sono considerate le seguenti
zone: Cappuccini, Viarzo, Treponti, Rive. Maggiori produttori quilianesi sono
Innocenzo e Vincenzo Turco, Natale Scarrone, Emilio Vigliola, Marcella Isetta
Bartolini.
IL clima mite della nostra zona offre
una temperatura adeguata alla maturazione del vitigno. Il terreno deve essere
posizionato a sud ed esposto al sole. Deve essere piuttosto calcareo, argilloso,
con buona fertilità dovuta alla composizione ricca di azoto e fosforo, e
mantenuta tale da adeguata lavorazione da parte dei contadini e vignaioli. Il PH
è di di 5,5-6. La coltura, in piena aria, avviene sulle colline del Quilianese;
qui il terreno viene lavorato con piccole macchine agricole (motozappe,
frese...), vangato e concimato una volta all'anno senza l'utilizzo di
diserbanti chimici.La vangatura non viene fatta molto bassa per non tagliare le
radici, che si espandono molto. E' concimato con prodotti organici: letame di
cavallo o di pecora, animali ancora diffusi sul nostro territorio, oppure con
concimi ricchi di azoto. La coltivazione si effettua sulle caratteristiche fasce
liguri. Il sostegno del vitigno avviene su filari con pali in legno di castagno
selvatico. Solo in vigneti più moderni si usano pali di cemento o canne, le
ultime sostenute da fil di ferro. La pulizia di diserbo della vigna si pratica
ancora principalmente attraverso l'opera manuale del contadino. E' esclusa
l'irrigazione delle piante (avviene solo nei primi due, tre anni di vita)
per cui si utilizza solo l'irrigazione naturale, dovuta alle piogge stagionali.
Le potature avvengono nei mesi invernali, principalmente a fine
gennaio-febbraio, in modo che forti gelate non producano danni irreparabili alle
gemme. La potatura, eseguita ad "alberello", viene fatta lasciando sul
tralcio potato solo due, tre gemme. In gergo popolare è chiamato metodo"a
scotto". [...]
La raccolta dei
grappoli avviene di solito a metà settembre, comunque è eseguita secondo il
grado di maturazione dell'uva, che può essere verificato misurando la
zuccherina contenuta nel grappolo. Il distacco dei grappoli maturi si effettua
ancora con forbici e coltelli. I grappoli vengono deposti con cura nei
contenitori, oggi di plastica, possibilmente traforati, che hanno sostituito
ceste di vimini, bigonce, o particolari contenitori di legni, i "gaocci".
Vengono separati dalle foglie manualmente e devono essere sani, pieni di mosto e
maturi al punto giusto. Si scartano quelli con difetto, tipo marciume, muffe, o
quelli non maturati a dovere.
L'uva viene pigiata e il raspo è diviso subito
dal mosto usando la pigiadiraspatrice, una macchina che serve per schiacciare
l'uva e separare i raspi dal mosto. Il mosto viene posto in apposite vasche di
acciaio inox per la bollitura. Dopo che il mosto ha bollito vengono tolte le
bucce, che sono torchiate per eliminare il vino in esse ancora presente. Altri
attrezzi impiegati sono il torchio, il tino, recipiente per la fermentazione del
mosto, di solito in legno, ma può essere anche di cemento. La vinificazione
avviene in botti di legno di rovere. La botte ha un rubinetto e quando è il
momento del travaso si attacca una gomma per far scendere il vino nelle
damigiane. Nella botte c'è un filtro che impedisce alle parti di scarto di
entrare nella damigiana. In un anno si effettuano tre o quattro travasi prima
dell'imbottigliamento. Il vino viene lasciato nella botte un anno, quindi viene
posto in bottiglia nel settembre-ottobre dell'anno successivo alla vendemmia. Il
vino viene messo in bottiglie da 0,75 litri e vanno conservate nelle cantine,
coricate, ad una temperatura di 10°, 14°. Questo vino può essere conservato
per molti anni senza che perda le sue caratteristiche principali, anzi, un buon
invecchiamento ne migliora la qualità (5-6 anni). La produzione di Granaccia si
aggira sui 60 quintali d'uva all'anno; i vigneti sono insediati su piccoli
appezzamenti di terreno che non superano il mezzo ettaro. La produzione media si
aggira sui 10 hl circa, che tradotti significano 1340 bottiglie. Il colore
del Granaccia, da roso intenso, con orli violacei da giovane, si fa rubino
vivace con tonalità tendenti al granato dopo tre,
quattro anni. Più affinato assume un colore rubino "scarico" con orlo
aranciato (sei-otto anni). Il profumo vinoso
è fragrante da giovane, si fa ampio, persistente, con sentori di piccoli frutti
boschivi, resine, iris, lieve profumo di magnolia quando è al punto ottimale.
Nella fase discendente si fa etereo, marcando le resine e l'odore di iris
appassito. Il sapore,
asciutto e ruvido da giovane, si fa caldo, morbido e vellutato, di straordinario
equilibrio e personalità quando è all'apice: da vecchio diventa molle e
piatto, con fondo amaro. Alcolicità : 13-14 %; acidità totale: 5-6 per mille.
La
commercializzazione avviene direttamente dal produttore al consumatore e, di
solito, è destinata a mercati privati e a ristoranti. La pubblicizzazione del
vino Granaccia è organizzata dal comune di Quiliano durante le sagre
gastronomiche che si svolgono ogni anno all'inizio di settembre. In esse viene
inserita la rassegna del vino Buzzetto, da qualche anno denominato
"Granaccia e dintorni".Generalmente chi sceglie di acquistare questo
prodotto vuole bere un vino con caratteristiche particolari. E' un vino che ha
alle spalle una storia di nobili tradizioni, risalente al 1700, quando le
popolazioni locali introdussero sulle colline di Quiliano la coltivazione di
questo vitigno, l' Alicante, importato dalla Spagna e perfettamente adattatosi
al nostro ambiente, anche se la coltivazione ha stentato a diffondersi. In
pratica solo alcuni viticoltori di Quiliano hanno mantenuto la tradizione.
Trovarlo non è semplice, considerato che se ne producono poche bottiglie
all'anno: ma per chi avesse desiderio di conoscere un vino nuovo, molto
particolare, non rimane che recarsi a Quiliano per cercarlo dai pochi contadini
che lo producono. [...]
Il Granaccia trova un ottimo abbinamento con:
spezzatino di agnello alla ligure, stufato di castrato, trippa in umido. carni
rosse in genere cucinate al forno, carni saporose, selvaggina e formaggi grassi
a breve, media stagionatura. Più precisamente, riguardo alle carni, si
accompagna con: tordi al ginepro, pasticcio di lepre in slamì, filetto
tartufato in crosta, faraone alla crema di funghi, pernice in terrina, beccaccia
in salmì, cima ripiena, capra coi fagioli. Riguardo ai formaggi il Granaccia è
ottimo con: Asiago, Crete, Emmenthal, Pont-l'Eveque. Il vino deve essere servito
ad una temperatura di 18° C, in bicchieri a calice leggermente panciuti con
stelo medio e stappato almeno un'ora prima di consumarlo. Il consumo del vino
Granaccia, negli ultimi anni, è aumentato grazie alla maggiore conoscenza del
prodotto. Il prezzo di vendita si aggira sui 15 €; in enoteca il prezzo è di
circa 18 €.
Attualmente il vino Granaccia è in attesa di avere la
Denominazione di Origine Controllata (DOC): al momento viene riconosciuto come
"vino da tavola" ed ha denominazione IGT. Sull'etichetta, oltre alla
denominazione Granaccia, viene riportato il nome del produttore, il CRU, o zona
di produzione, la gradazione alcolica, la quantità del contenuto, l'anno di
produzione e la data di imbottigliamento. Vorremmo quindi consigliare, a chi non
lo avesse ancora fatto, di bere un buon bicchiere di Granaccia, magari cantando
una famosa canzone popolare:
"..... E trinca, trinca, trinca, buttalo
giù con una spinta e poi vedrai che bella festa: la medicina dell'uomo in
rovina stai tranquillo è questa qua!". Naturalmente si raccomanda di non
esagerare!
A
cura degli alunni della classe 3ª B
e Prof. G. Genta
Scuola Media Valleggia
anno scolastico
2001-02