Nonhosonno                di          Dario Argento

con
Stefano Dionisi   
Max Von Sydow
Chiara Caselli
Gabriele Lavia

Ogni nuovo film di Dario Argento suscita interesse nel pubblico e negli addetti ai lavori. Se si aggiunge la presenza del grande von Sydow, del giovane partigiano Dionisi e di Torino teatro dei massimi capolavori del regista, l'attesa relativa a "Nonhosonno" si era fatta rilevante.

Argento aveva poi promesso un ritorno al più classico serial killer movie degli anni '70. Chi si aspettava un nuovo profondo rosso, rimarrà deluso. A parte la trama, un giallo scialbo e scontato, a lasciar perplessi è la recitazione da sceneggiato pomeridiano degli interpreti. I dialoghi già esigui e prevedibili sono penalizzati da un doppiaggio (effettuato dagli stessi attori), monocorde e poco professionale che toglie credibilità all' intera vicenda.

E' come se Argento avesse girato l' intero film in funzione delle (effettivamente riuscite) scene di violenza. Grazie alla mano del maestro Stivaletti, gli omicidi sono davvero raccapriccianti, espliciti come non mai e talvolta tanto spaventosi da far sobbalzare dalla sedia.

Una spanna sopra tutti von Sydow ironico ed elegante, costretto in una sceneggiatura non all' altezza. I suoi dialoghi col pappagallo Filippo sono i più riusciti e divertenti. Se siete dell' idea che un unico grande interprete in un film modesto valga il prezzo del biglietto, andate a vedere "Nonhosonno"  e potreste anche divertirvi.

Voto: 2/5

 

Pietro Lesca