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I giorni della merda

I giorni di Gennaio sono considerati, secondo un luogo comune piuttosto diffuso, i giorni più freddi dell’anno. Vengono chiamati “i giorni della merla” perché tradizione vuole che durante un inverno particolarmente gelido la merla, che all’epoca era bianca come neve, per evitare che i propri piccoli morissero assiderati, li portò con sé sopra un camino e lì rimasero per tutto il periodo. Tanto che i merletti (si può dire?) divennero “Nery per sempre” (famoso film musicale con Michele Placido e i “Neri per caso”). Da allora i merli sono neri.
Quest’anno la tradizione è stata pienamente rispettata: gli ultimi di Gennaio hanno portato un mucchio di neve e ghiaccio e siamo stati costretti a restare per giornate intere dentro casa (un po’ come sta succedendo in questi ultimi giorni di luglio). Così, niente calcetto. Solo sesso e televisione! Ad un certo punto mi sono talmente depresso che ho pensato: altro che giorni della merla questi sono proprio:

i giorni della merda

L’ispirazione m’è venuta mentre stavo al bagno: per tirarmi un po’ su – mi sono detto - potrei raccontarmi e raccontare a tutti di come ho passato i giorni della merda. Ebbene durante questo periodo, non potendo uscire, ho dovuto fare il “Turista per casa”, non come certa gente che se ne va alle Mauritius o a “Puerco Escondido” (famosa località in cui si gusta una specie di porchetta senza sale). Così mi sono consolato con le disgrazie altrui, guardando “Sfiga all’OK Corral”. Ma avevo sempre “Il glande freddo”, e allora mi sono messo a letto a leggere qualcosa, tipo “Così parò Zarathustra”, la storia di quel famoso portiere che era sempre in grado di prevedere dove l’avversario avrebbe indirizzato la palla. Però poi si rovinò col calcio scommesse. Ho avuto anche il tempo di leggere “Io speriamo che me la lavo”, il libro di una scrittice teramana che aveva denunciato l’Asar per averle tagliato l’acqua. E, per finire, ho letto anche la risposta indignata e poco elegante del presidente del Ruzzo, “La bisbetica dopata”, chiaramente copiato da Shakespeare, che lui pensava fosse un tipo di ballo anni sessanta. E’ stato anche un periodo molto malinconico che mi ha ricordato i tempi de “La colonia infame”, quando da piccolo dovevo passare lunghe ore annoiato sotto l’ombrellone e già sognavo di giocare a poker, magari con “Assi di seppia”, gli unici resistenti all’acqua del mare.

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