Storia

Storia del Quartiere “Trezzano/4”: “TR4”

 Nel 915, il terreno su cui sorge il TR4 era proprietà di Petronacius, un sacerdote della chiesa di S. Maria Jemale di Milano. A seguire la proprietà passò a varie casate: Anselmi. Avogadri dell’Arcivescovo, Pandolfi, ed ai “da Terciago”, famiglia d’agricoltori.

Durante il secolo XII° e XIII°, la proprietà passa per donazione, dal Duca Gian Galeazzo Visconti, ai canonici benedettini del monastero di S. Ambrogio di Milano. Fino al 1722 i proprietari del nostro terreno furono frati. Dove poggia il nostro quartiere, c’erano prati a “marcite” (un prato con delle canalizzazioni per muovere l’acqua intorno all'erba, così da garantirle un po' di tepore e farla sopravvivere al gelo della stagione invernale). Tra le regole monastiche c’è che nessuno mormori.

Il conte Luigi Belgioioso, risulta essere il proprietario, nel 1785, insieme alle cascine: Molino, Moggio, Nuova, anche della proprietà su cui poggia il quartiere TR4; di seguito fu prebenda (beneficio) per il sostentamento del nostro parroco, questo nostro terreno, anticamente era descritto come “il campo vicino al Molino”, detto anche “Prati della Pobbia” (un luogo piantato a pioppi, “pioppo”, dal latino “popolo”). Secondo la tradizione orale, il terreno fu poi venduto dal parroco Don Biagio Variesci (1873–1903), al marchese Brivio (quello della cascina Nova, Moggio, di Buccinasco Castello, della Rocca Brivio di Melegnano), per poter pagare le spese di sistemazione della chiesa.

Carlo Salerno:

Era un sottufficiale della Polizia Municipale di Trezzano s/N. In servizio dal   ’79, caduto a 35 anni, sotto i colpi sparati durante una rapina avvenuta il  29maggio 1993, presso la gioielleria Boeri, sotto i portici di Via Indipendenza a due passi dal comando dei Vigili (adesso i locali della Banca di Desio), dove prestava servizio.

La strada per Binasco (Sp. 139) -prima che fosse scavato il Naviglio- era una sola corsia, passava tra boschi ed in mezzo al TR4, poi davanti alla chiesetta primitiva di Trezzano, tale chiesina (sorgeva sotto quella attuale) conteneva un centinaio di persone, aveva il cimitero davanti ed a lato, ed era senza campanile, vi era unita una piccola canonica con alcune stanze per il curato; la strada -l’unica strada del paese- proseguiva poi per Loirano (l’attuale Q.re Tessera), Muggiano e Baggio. Il nostro borgo era costituito da Treciano, quello storico (qui), Terzago (per andare a Cusago e opposto a Bonirola di Gaggiano) e Loirano (attuale q.re Zingone).

Durante l’epoca dei Comuni e della calata del Barbarossa (1154 e 1167), Pavia era imperiale, ossia contro Milano, ricordo che a San Novo, parrocchia di Zibido, iniziava il dominio Pavese e quindi qui eravamo i primi a subire i guasti degli eserciti del Barbarossa. L’esercito Pavese di Obizzo Malaspina e dei ghibellini Pavesi, insieme agli imperiali, imperversavano sulle nostre terre tagliando i grani ancora verdi, le viti, incendiando boschi e le piante, devastando ed angustiando persone e cose con ogni genere di soprusi ed angherie; incendiarono tutti gli abitati di Abbiategrasso, Corbetta, Cornaredo, Magenta, San Vito di Gaggiano e Rosate in cui c’era un castello per 500 soldati.

 Il fosso si chiama Moggio, passa dietro il TR4 e finisce nella cascina Molino, dove muove la ruota ad acqua del molino, ancora visibile, e scorre fino a San Novo, a bagnare e a dare il nome alla cascina (quella dietro alla casina Nuova), che infatti si chiama cascina Moggio (“moggio”come la principale misura romana del grano).

 

Nel Rinascimento, Lodovico Maria Sforza detto “il Moro”, perchè introdusse nel Milanese la coltivazione del gelso le cui foglie sono l’unico nutrimento del baco da seta; obbligherà a piantare ogni 10 pertiche di terra 5 “moroni”, dando grande incremento alla produzione di seta e conseguentemente di filande. L’attuale ristorante “Bufalo Vichingo” era una filanda. Qui, il 1° marzo 2002, vi fu un incendio che fece 3 morti: Leonel Dos Anjos Barbieri Weiss, 5-anni, Lethicia, sua sorella di 6-anni e la babysitter Valeria Lopes Da Silva di 27-anni; tutti brasiliani da poco in Italia.

 

La pietra miliare che c’è all’inizio di Via Pascoli, è stata messa nel 1787, dagli occupanti Austriaci. Nel 1707, dalla dominazione spagnola (infelice nonostante ci abbiano rifatto il ponticello) si passò alla dominazione austriaca, durante la quale si godette di un periodo di ripresa e benessere economico. La Milano austriaca, partendo dal centro, inizia la numeriazione dei civici, fuori città, si indicano le strade.

 

Casa Castoldi: (d’angolo tra Via Pascoli e Via Roma). Qui si ritirò alla fine della sua carriera l’ingegner Mario Castoldi. Era nato nella cascina Moggio (dopo la cascina Nuova), nel 1888, fu direttore tecnico della Aer Macchi di Varese e progettista dell’“M.C. 72” un idrovolante ad elica che batté il record di velocità, volando a 709,209 K/h e d’altri aerei da caccia.  Mori nel 1968

 

Il Ponte, nella versione più antica era di travature di legno, sulla direttrice che passa davanti alla chiesa. Nel periodo immediatamente successivo alla costruzione del Naviglio i ponti principali erano a Trezzano ed a San Cristoforo (molto più tardi anche Carsico). Questo attuale è dovuto alla dominazione Spagnola, che ristrutturò tutti i Navigli e ricostruì il nostro ponte, nel 1625 (mancano 5 anni alla peste del Manzoni). Sotto questo ponte sono passate tutte le pietre che hanno costruito il Duomo di Milano e tutte le pietre che hanno costruito la Certosa di Pavia, le quali dalla Darsena proseguivano sul Naviglio Pavese, e 2/3 della sabbia usata per costruire Milano. L’altra sabbia proviene dalle cave della nostra zona, a Trezzano abbiamo due cave una sulla strada per Zibido, la Cava Merlini, ed un’altra sulla strada che porta a Baggio. Anche Trezzano ed il contado milanese ebbero il loro litorale con spiaggia, infatti, il mare Adriatico, prima ricopriva tutta la Val Padana fino alle Alpi, poi il suo arenile via via si prosciugò indietreggiando, ritirandosi fino all’attuale litorale Veneto-Romagnolo; un tempo la riviera era proprio sotto i nostri piedi. Prova n’è l’enorme quantità di sabbia (oltre che ciottoli e detriti montani) che ancora oggi si estraggono dalle nostre cave.

Guardando il panorama all’orizzonte, verso Ovest (il tramonto) si può distinguere il M.te Rosa, quello che appare più alto (4.637 mt.) alla sua sinistra avremo le Alpi Occidentali: Graie, Cozie, Marittime e Liguri, alla sua destra il massiccio delle Alpi Centrali: Pennine, Lepontine, Retiche, Dolomiti (Passo Brennero). Subito a destra del Monte Rosa c’è la Val d’Ossola ed il Passo del Sempione, in pratica tutta la punta del Piemonte che s’incunea in Svizzera, alle spalle del M.te Rosa c’è il Vallese dove passa il fiume Rodano, con Berna, ed ancora più dietro c’è Parigi. Guardando verso sud (mezzogiorno) si possono vedere le montagne dell’Apennino Ligure, quelle al centro che risultano più alte sono il monte Lésima (1.724mt.), la Valle Stafora era l’antica via del sale e territorio partigiano, nell’ultima guerra, vi sono caduti in diverse centinaia, tutti 19/20-enni, uno anche di 10 anni: Abdalla Mustafà, nomade, ucciso il 19 novembre 1944 a Casteggio, da alcuni brigatisti neri che vollero provare le loro armi sul suo corpo. Una lapide, posta nel cimitero di Casteggio, lo ricorda.; 36 Km in linea d'aria al mar Ligure. La parte più bassa e collinare è l’Oltrepo Pavese e Casteggio, nel 222 a.C. qui i Romani sconfissero i Galli e presero il dominio della pianura e di Milano. Di qui passò Annibale, con i suoi 37 elefanti, e poi Attila, con gli Unni, intenzionato a conquistare Roma. Alla sua sinistra c’è il monte Penice (1.460 mt.) ai cui piedi c’è il passo del Penice che mette in comunicazione Bobbio (Piacenza) e Varzi (Pavia); in mezzo alla linea visiva: Trezzano – Penice, c’è Pavia, mentre dietro al Penice si allinea in perpendicolare sul meridiano, Genova, la Corsica , la Sardegna, la Tunisia. Dal Passo del Penice sono arrivati i primi abitanti di Milano: i Liguri.

Fra Trezzano e Bonirola di Gaggiano, presso la cascina Cantalupo, -dietro la cascina Boscaccio- vi fu la prima risaia del Milanese e forse della Lombardia. La cascina Cantalupo, costruita nel 1479, coltiverà il riso per prima, nel 1535 su un’estensione di 13.000 metri quadri.

Nel 1911 arriva a Trezzano la luce elettrica a 55 volt, in sostituzione di quella a petrolio. In paese c’erano solo 4 lampade per l’illuminazione pubblica: sopra il ponte, alla corte della Croce ed ai numeri civici 7 e 35 di Via Vitt. Veneto.

 

Il Naviglio, mostra ancora numerosi lavatoi in cui le donne andavano a lavare i panni. E’ lungo 50 km ca., fu scavato parallelamente all’antica strada romana Milano Abbiate (-grasso). Per consentire il suo flusso, è calcolata una pendenza, dal Ticino, Somma Lombardo, Boffalora, Turbigo, Magenta, Robecco, Castelletto, Abbiategraso, fino alla Darsena, di circa 1,5 metri ogni Km. La velocità massima del Naviglio, è di 8,6 Km/h. (a piedi si fanno 4-5 Km/h di media al giorno, per lunghi viaggi, a cavallo 30/50 Km/h.). Iniziato nel 1177, fu detto Navigio de Gazano perché lì a Gaggiano, in località Bonirola, s’interruppe lo scavo, la sospensione durò finché non cessarono i guasti per l’assedio del Barbarossa al Milanese. Ripresero dopo tre anni dalla sconfitta del Barbarossa (Battaglia di Legnano), il 5 agosto 1179, finendo nel 1272.

Con le casse quasi prosciugate, Filippo Maria Visconti, vede in Beatrice Balbo Lascaris contessa di Tenda, vedova del condottiero Facino Cane, il partito e la dote per sollevare le sue sorti economiche, così, nonostante l’età più avanzata di lei, ma per la dote di quattrocentomila ducati d’oro la sposò. Relegata nel castello di Binasco, nel 1418 Beatrice di Tenda, falsamente accusata d’adulterio, dall’avido Filippo Maria Visconti, fu decapitata assieme ad un paggio, suo presunto amante. Dalla vicenda Vincenzo Bellini, trasse un’opera lirica. Dunque, per recarsi dall’amante nel castello di Cusago, e siccome era molto corpulento da non poter viaggiare a cavallo, Filippo Visconti, fece scavare un canale che appena dopo la cascina Venezia, consentisse di raggiungere in barca deviando dal Naviglio per raggiungere il castello di Cusago. Dalla sua amante Agnese del Majno, ebbe due figlie: Bianca Maria che sposò Francesco Sforza e Caterina o Lucia. 

Lo storico Moriggia, nel 1592 ci descrive che il Naviglio, era così pulito che si poteva scorgervi sul fondo una moneta di quartino; dalle sabbie del Naviglio se n’estraevano pagliuzze d’argento ed oro. Pescosissimo di trote, carpe, tremoli, &cc. Vi si pescano trote di così smisurata grandezza da lasciare ammirati perché se ne vedono lunghe quasi come un uomo.

I frati

Cento anni prima che fosse scavato il Naviglio (1234 – 1257) e 200 anni prima dell’inizio del Duomo, verso il 1130-1170, inizia la presenza dei frati benedettini Canonici di S. Ambrogio, come proprietari di Trecianum. L’Ordine Benedettino generò poi i Cistercensi (S. Bernardo, l’abbazia di Chiaravalle, importanti apicoltori,  fu fondata nel 1135, uno dei priori, tra il 1345-1390, fu un nostro compaesano: Cristoforo de Terzaghi, e Morimondo, abbazia fondata nel 1134) ed i Certosini (Certosa di Pavia).

Casa Mainardi: (Via Vitt. Veneto 12) fu il primo monastero o grancia (tipicamente 12 frati più il priore), fattoria agricola dell’Abbazia di Chiaravalle, i primi frati cistercensi diedero origine alle “marcite” ed alle risaie a Trezzano. Nell’interno della casa sono ancora individuabili i soffitti “cassettonati”, il cimitero (nei rimessaggio delle auto) dei frati e le celle di rigore. Di seguito si stabilirono qui anche i Certosini della Certosa di Pavia.

Casa Tazzini: (Via Vittorio Veneto) fu un secondo convento di frati Certosini, all’interno dell’edificio circondato dal porticato, chiuso in epoca recente per ricavarne locali si trova il monogramma “GRA-CAR” (Gratiam Cartusia) dei certosini della Certosa delle Grazie di Pavia; terreni che ebbero da un “beneficio”. Nel 1392 e nel 1399 Gian Galeazzo Visconti, fece numerosi regali ai Padri della Certosa di Pavia, di territori in Treciano. Questo possesso unito a quello di Vigano, chiamato poi Certosino, durò fino al 1782, comprendeva quasi tutto Trezzano, con esclusione del terreno a beneficio del sostentamento della parrocchia, di quello dell’odierna cascina Marchesina e di pochi altri.

Presso questo convento risiedeva la segreteria dei lavori ed il monaco pagatore degli operai addetti allo scavo della fabbrica del Naviglio. Nella sistemazione della casa si è rinvenuto un condotto sotterraneo che si ritiene di collegamento tra il convento e la chiesa parrocchiale.

E’ in quest’epoca la nostra chiesa edificata tra il 1130 ed il 1170.

Intorno al 1200 la canonica di Trezzano possiede già 470 pertiche di cui 150 rilevate dalla famiglia “da Treciano”. 

 

Origine dello stemma.

Al momento di decidere quale fosse l’archetipo paesano più antico da inserire nelle figure per rappresentare la storia ed il vissuto del nostro Comune, l’ispirazione si soffermò ad un’istituzione feudale, neanche tanto remota. Nel 1670, infatti, il feudo di Trezzano, è di Landolina Pietro, nipote del marchese Lope Ponce de León, a cui succedette. Lo stemma della casata Landolina, sarà in parte matrice del nostro stemma comunale: “partito d’argento e di nero, incappata dell’uno nell’altro; al capo (dello scudo) di nero a tre gigli d’argento”. La famiglia Landolina rimonta le sue origini in Normandia, intorno al 1100 passò in Sicilia al seguito di Rolando signore d’Avola, prese dimora e nobiltà a Salinas, Santo Stefano, Sant'Alfano e Trezzano.  Tra il ‘700 e l’800, era molto di moda, nelle chiese, il gusto Barocco (da barrôco perla irregolare), il parroco dell’epoca, Don Biagio Variesci (1873 – 1903), per poter ornare la nostra chiesa di addobbi e arredo barocco, vendette i prati -che ora sono il TR4-. Il parroco successivo, senza accondiscendimento, a sua volta lo rimuoveva, per riportare la chiesa, il più possibile al suo stile iniziale.