L'EREUTOFOBIA
(La paura di arrossire) |
Questa fobia, detta anche
"eritrofobia", dal greco éruthros, cioè
"rossore", si riferisce alla paura di diventare rossi. Il rossore
delle guance è un fenomeno alquanto comune, e pertanto non patologico,
in quanto viene provalo dalla maggior parie delle persone in determinate
circostanze, non sempre spiacevoli, ma comunque un po' imbarazzanti
(oltre che la vergogna, anche un complimento o una battuta di spirito
possono causare improvvisi rossori). La pelle è l'ultima zona di confine
del nostro Io. Mentre i pensieri sono del tutto invisibili a un occhio
esterno, ciò che accade sulla pelle e perfettamente constatabile anche
da un osservatore piuttosto lontano o disattento. Quando la pelle
delle guance, del viso e del collo diventa rossa e accaldata è impossibile
negare che si è in quel momento francamente emozionati. Il rossore
di una persona può essere non notato dagli altri o può divenire oggetto
di scherno e di derisione. Il vissuto della persona emozionata e'
quello di sentirsi improvvisamente catapultata al centro dell'attenzione
sociale, come se i confini del proprio Io fossero diventali permeabili
e trasparenti. Dato l'imbarazzo provato, le persone particolarmente
sensibili che soffrono di questo disagio sono portate frequentemente
a una ossessiva autosservazione critica. In questo caso ciò e' negativo,
perché per risolvere il problema la prima cosa da fare è sbarazzarsi
della crudezza e severità di giudizio del nostro censore interno.
Quando la coscienza di sé è eccessiva, può divenire paralizzante nelle
situazioni sociali e instaurare dei perversi meccanismi che conducono
poi alla dipendenza acritica dagli altri, a forti sentimenti di autosvalutazione
e a volte di depressione. Chi diventa rosso viene normalmente
giudicato un timido, cioè un individuo privo di carattere, che si
spaventa o si scoraggia facilmente e si mostra goffo e impacciato
nei rapporti con gli altri: per questo a lungo andare finisce per
provare la sensazione di essere, a causa di questa manifestazione
emotiva, quasi impossibilitato a offrire di sé un'immagine più obiettiva,
meno vulnerabile. In realtà non sempre il rossore può essere considerato
sinonimo di timidezza: anche una persona non particolarmente timida,
ma ansiosa e profondamente emotiva, può avere frequentemente delle
reazioni fisiologiche difficili da controllare. Per contro, vi possono
essere delle persone timidissime, inibite e addirittura socialmente
disadattate che non conoscono affatto il fenomeno del rossore: la
loro inibizione e il loro disagio possono infatti esprimersi in sintomatologie
meno "visibili", quali il tremore alle mani e alle gambe, la deglutizione
difficile, la voce flebile e cosi via. Anche chi non fosse originariamente
un timido, ma solo un individuo troppo emotivo, corre il rischio di
diventare timido in seguito a queste ripetute manifestazioni somatiche,
che causano in lui la spiacevole sensazione di essere ridicolo, nudo
nell'anima, con conseguenti vissuti di vergogna e di disagio, quando
è in mezzo agli altri. Il pregiudizio sociale vuole infatti che il
tipo che diventa spesso rosso sia anche inadeguato, fragile, incapace
di autocontrollo e privo di risorse. L 'ipersensibilità e l'ansietà
legata alle possibili reazioni della comunità e il timore di essere
sottovalutato a causa dei propri rossori può scatenare un comportamento
fobico: la paura di diventare rossi diventa allora un'ossessione,
un'idea penosa, presente alla mente in modo continuo e causa di grande
angoscia. L'ereutofobico grave teme in ogni momento di diventare rosso,
con qualsiasi persona e per qualsiasi motivo. Particolarmente, dopo
un episodio importante di rossore insorge la paura che l'evento potrebbe
ripetersi, e a quel punto, qualsiasi decisione prenda, di evitamento
o di ricerca della situazione temuta, proverà sempre un forte stato
di ansia anticipatoria. Nella pratica, per non esporsi a situazioni
imbarazzanti si finisce per rimanere sempre più spesso in casa, rinunciando
alle relazioni sociali. Si evita perfino di far valere i propri diritti
o esprimere le proprie opinioni, specie se ciò comporta parlare in
pubblico; si preferisce sempre parlare al telefono, frequentare ambienti
poco luminosi, passeggiare di sera anziché di giorno. Altissimi sono
i costi sociali della fobia, specie quando, stremati dalla continua
lotta compiuta contro se stessi per riuscire a raggiungere un migliore
autocontrollo, questi soggetti si devono assentare dal luogo di lavoro
o dalla scuola. Le reazioni al disagio possono essere anche del tutto
opposte: ciò avviene quando si mettono in atto comportamenti deliberatamente
provocatori, alternativi, che abbiano, nelle intenzioni, il potere
di far dimenticare al più presto e a tutti il proprio momento di imbarazzo,
in favore di un atteggiamento eroico o comunque carico di valenze
positive. Per questo motivo molte persone che soffrono di questo disagio
si fanno forza e affrontano (spesso con successo) le situazioni più
difficili, socialmente pericolose o comunque considerate attuabili
solo dai più forti temperamenti. Dietro il successo di molte persone
dello spettacolo o della politica si nascondono dei timidi che hanno
intrapreso e vinto una difficile battaglia con se stessi. Questo sforzo
va sempre incoraggiato, a meno che non degeneri in esagerati autocompiacimenti
e inadeguati esibizionismi dal sapore piuttosto infantile, che non
fanno che confermare agli altri il proprio vissuto di inferiorità. |