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CONSIGLI VARI


Quelli che seguono sono consigli a chi si avvicina come tecnico al mondo dello spettacolo; informazioni frutto di esperienze mie e di miei colleghi, risultato di meditazione su episodi raccontati da tecnici di grande capacità, da cui trarre insegnamento per crescere. Non voglio insegnare nulla a nessuno; riporto semplicemente quanto credo possa essere utile a chi, con umiltà, vorrà leggere per migliorarsi.



PREPARAZIONE DELLO SPETTACOLO


Dai primi accordi con gli organizzatori con cui andremo a rapportarci per preparare un evento dovrà subito risaltare la nostra serietà e competenza. Serietà vuol dire non dare mai nulla per scontato, non sottovalutare alcun fattore che potrebbe compromettere il risultato finale. Competenza vuol dire esporre le proprie idee o esigenze con semplicità e chiarezza, rinunciando all'idea di fare colpo su quanti ancora non ci conoscono; avremo tante occasioni per fare vedere quanto siamo bravi...

Ho notato che molto più dell'inesperienza di certi tecnici, a disturbare sono i tentativi di apparire più esperti di quanto essi in realtà non lo siano.

E' bene fornire agli organizzatori il nostro numero telefonico, di fax o l'indirizzo di posta elettronica a cui verranno inviati eventuali documenti riguardanti lo spettacolo (la pianta luci, il copione, le dimensioni del teatro e altro ancora). E' altrettanto importante richiedere e tenere con cura indirizzi e riferimenti di quanti collaboreranno con noi; dati apparentemente di poco interesse potrebbero rivelarsi inaspettatamente indispensabili al verificarsi di un imprevisto.

E' bene prendere nota di tutte le indicazioni sul luogo in cui verrà svolto lo spettacolo, le strade da percorrere, gli eventuali divieti ed orari di transito, anche in relazione alle dimensioni e al tipo dei nostri automezzi; è di solito compito dell'organizzatore fornire eventuali permessi di accesso ma sarà bene accertarsi di ciò con anticipo.

A volte i teatri godono di convenzioni con alberghi nelle vicinanze; prevedendo pernottamenti consiglio di prendere informazioni in tal senso piuttosto che andare alla casuale ricerca di una stanza in una città che non conosciamo.

E' opportuno arrivare sempre con leggero anticipo agli appuntamenti, specie quando le distanze da percorrere non sono elevate; una forma di rispetto verso coloro che devono partire presto a causa della lontananza dal luogo.

Giunti sul posto, la prima cosa da fare è cercare il custode del teatro; se avremo avuto cura di contattarlo precedentemente ed informarlo sulle nostre esigenze saremo già in possesso delle informazioni sul come accedere alla zona di carico-scarico e sul parcheggio dei mezzi, operazione, questa, che toglie tempo prezioso alla giornata di lavoro.

Quella del custode è la figura cui dare da subito maggiore importanza; sarà lui, infatti, ad agevolare od ostacolare tutte le nostre azioni, spesso guidato solamente da un fattore di simpatia o antipatia nei nostri confronti. E' per questo che da subito occorrerà dimostrargli la nostra fiducia, chiedendogli consigli su come fare e permessi su cosa fare; che ci piaccia o no siamo nel suo regno e contrastarlo non potrà che rendere più faticosa una già lunga giornata. Dovremo però saper porre dei limiti alle sue azioni, qualora ci rendessero troppo difficoltoso il lavoro; saper dosare il bastone e la carota dovrà diventare presto una nostra capacità da cui dipenderanno concessioni straordinarie o incomprensibili divieti.

Qualora non conoscessimo il luogo in cui verrà eseguito lo spettacolo sarà bene procurarci quanto prima le informazioni di base che potrebbero interessarci: la presenza o meno di graticcia praticabile e di ballatoi, la disponibilità sul posto di dimmer e consolle ad uso delle compagnie, il numero di americane, eventualmente elettrificate, quello di ritorni di sala e palco e, non ultimo, indicazioni sul ristorante più indicato a soddisfare necessità meno tecniche.

Parcheggiato il mezzo ed eventualmente offerta la colazione a chi di dovere (di solito è il tecnico ospite che offre ai fissi del posto), inizieremo la fase di scarico, coaudivati o meno dal servizio di facchinaggio. Specie in spettacoli di dimensioni ragguardevoli è indispensabile avere le idee chiare sul dove riporre gli oggetti che di volta in volta verranno portati in palcoscenico, in modo da non ostacolare il lavoro degli altri tecnici presenti: macchinisti (per natura propensi ad inveirci contro alla minima occasione), fonici (più vicini al nostro settore, quindi più disposti a sopportare invasioni di campo) e quanti altri collaboreranno alla realizzazione dello spettacolo. A dire il vero, negli spettacoli di giro c'è sempre un responsabile dei facchini o è lo stesso direttore di scena a decidere dove mettere i vari contenitori; spesso ogni flyght-case ha una scritta che lo contraddistingue per contenuto e relativa posizione di palco. Nella mia esperienza cerco sempre di non dover prendere in mano una cosa più volte: un dimmer, per esempio, è bene posizionarlo subito vicino al quadro elettrico: non ingombrerà sul palco e sarà già pronto per essere collegato. Per la quasi la totalità degli spostamenti del materiale uso un carrello gommato ad un asse, tipo quello dei corrieri espresso; si muove egregiamente anche su terreni sconnessi o sulla ghiaia ed è molto comodo da usare.

Ritengo che piccoli risparmi di tempo e fatica, ripetuti molte volte nel corso della giornata, portino a grandi guadagni complessivi; bisogna infatti tener conto che le proprie energie non sono infinite e dovranno consentirci di portare a termine il lavoro senza stress. Seguendo uno spettacolo di quando in quando, come amatori, potremo pure affaticarci, magari per poi dedicare la giornata seguente al riposo; da professionisti, invece, dovremo essere in grado di ricominciare il giorno dopo, e così per molti giorni, sempre con la stessa efficienza. E' impensabile riuscire a mantenere certi ritmi per lungo tempo, soprattutto considerando che l'entusiasmo iniziale non potrà sempre motivare la fatica fatta; l'unica soluzione è quindi contenere gli sprechi nelle mille occasioni che la giornata ci offre.



MONTAGGIO


In genere macchinisti ed elettricisti montano le loro cose cercando di non disturbarsi tra loro, dando la priorità a fondali, soffitti, americane e quant'altro andrà poi sollevato da terra. Durante il montaggio è fondamentale il concetto di "lavoro di squadra", interagendo, cioè, in maniera costruttiva senza ostacolarsi a vicenda, tenendo conto che l'obiettivo finale è lo stesso per tutti. Spesso è necessaria una buona dose di pazienza per aspettare il proprio turno mentre altri occupano la zona che ci interessa; potremmo, in tal caso, scegliere di portare avanti il nostro lavoro facendo altre cose comunque importanti, senza imprecare inutilmente nell'attesa che i nostri colleghi finiscano la loro parte. Ho notato che gran parte delle discussioni avvengono proprio a causa di queste priorità; ognuno infatti tende a considerare il proprio lavoro come prioritario, senza guardare a quello degli altri. Succede soprattutto negli ambienti più corporativi, in cui macchinisti ed elettricisti sembrano appartenere a due gruppi di opposte fazioni piuttosto che ad un unica squadra il cui avversario è il tempo.

Si deciderà per prima cosa la posizione delle varie americane, secondo quanto riportato nella pianta luci in nostro possesso. Verranno date indicazioni ai macchinisti in graticcia sul dove fare scendere i tiri a cui legarle, spesso segnalandone la posizione con spezzoni di cantinella poggiati a terra e ben visibili dall'alto; nel frattempo si potranno collegare i dimmer o seguire il montaggio dei proiettori di sala. E' bene segnalare per tempo ai macchinisti in graticcia la parte di americana da cui scenderà il cavo elettrico; in questo modo verranno calati a terra uno o più cordini a cui assicurarlo, per evitare che scendendo troppo in diagonale possa essere visto dalla sala.

Una volta installati i proiettori sull'americana e collegati i cavi che li alimenteranno verrà fatto un test per trovare eventuali guasti; gli spostamenti, le vibrazioni e gli urti subiti durante lo smontaggio precedente ed il trasporto rappresentano uno stress per le lampade e potrebbe succedere che un proiettore che la sera prima si accendeva normalmente ora si rifiuti di funzionare. Anche i cavi elettrici e gli sdoppiatori soffrono gli smontaggi frettolosi; nel giro di un paio di anni ho potuto constatare i primi malfunzionamenti in prolunghe di ottima qualità. Sarà bene, quindi, accertarsi del funzionamento di tutti i componenti prima di riordinare i vari cavi, assicurandoli tra loro con nastro adesivo, elastici o fascette in "velcro"; sarà molto più dispendioso infatti sostituire un apparecchio sbrogliando i vari cavi già fissati che farlo con l'americana ancora in preparazione. Per controllare i proiettori consiglio di usare il canale di un dimmer regolato al 50%, collegandovi di volta in volta tutte le spine della prolunga multipolare che andrà ad alimentarli; in questo modo le lampade non riceveranno che una parte della corrente nominale di funzionamento e soffriranno meno lo sbalzo termico relativo. E' pur vero, però, che così facendo, eventuali falsi contatti nelle prolunghe o negli sdoppiatori non verranno evidenziati, perchè la corrente, in questo caso, sarà minore e non originerà con il suo passaggio gli sfrigolii o le scariche che svelano un cattivo collegamento elettrico. Non bisogna dimenticare di aprire le varie bandiere e i coltelli dei sagomatori che altrimenti impedirebbero di vedere se la lampada si accende o meno.

Normalmente, se il tempo me lo consente (potrebbe essere che per liberare lo spazio in palcoscenico per il montaggio delle scene l'americana debba salire velocemente), preferisco utilizzare la fase di test delle lampade per effettuare anche gli spinamenti dei proiettori ai canali dei dimmers; di volta in volta che un pezzo viene controllato collego subito la relativa prolunga al canale che lo andrà a pilotare durante lo spettacolo, basandomi su quanto riportato nella pianta luci. Anche in questo caso vale la regola di non prendere in mano un oggetto più di una volta.

Inserisco quindi gelatine, bandiere e catene di sicurezza, per evitare che durante i puntamenti o in seguito ad un urto accidentale con parti scenografiche possano sganciarsi dal supporto e cadere a terra.

L'ultima operazione da fare sarà quella di ordinare ed assicurare all'americana i cavi elettrici che, per quanto possibile, verranno raggruppati stendendoli nella loro lunghezza, evitando di avvolgerli su sè stessi o di attorcigliarli. I cavi di alimentazione dei proiettori dovranno avere un margine di lunghezza non vincolata all'americana tale da poterli ruotare comodamente durante i puntamenti.

Un'operazione aggiuntiva prima di portare "in coperta" l'americana potrebbe essere quella di considerare tutte le coppie di proiettori elettricamente connessi tra loro e, per ognuna di esse, puntare verso l'alto o comunque fuori scena quelli posizionati, per esempio, a destra, lasciando quelli di sinistra inclinati verso il basso. Il vantaggio di questa pratica è che, iniziando i puntamenti dei proiettori da sinistra, quelli posizionati a destra non illumineranno inutilmente la scena, interferendo con la loro luce.

Durante i puntamenti uso regolare le intensità dei proiettori solamente al 70-80% (sempre che la gelatina installata non sia troppo scura); se da un lato questo comporta una lieve difficoltà nel vedere chiaramente i contorni del fascio luminoso, dall'altro scongiura la rottura del filamento della lampada che, lavorando al massimo della potenza diventerebbe molto sensibile alle vibrazioni. Danneggiare una lampada in questa fase del lavoro comporta una serie di operazioni (fare accendere le luci di servizio, scendere dalla scala, procurarsi un ricambio, scollegare il proiettore, sostituire la lampada, ecc.) che, unite alla mancanza di tempo e alle poche energie rimaste, affaticano ed innervosiscono tutti.



SPETTACOLO


Spesso, a questo punto, si è giunti in prossimità dell'inizio dello spettacolo e di tempo per riposare o rifocillarsi ce n'è sempre poco; eppure tutti gli sforzi di questa giornata si sono svolti in funzione di questo momento! A volte succede di arrivare alla consolle con il pubblico già in sala, e concentrarsi per la corretta esecuzione dei cambi luce è veramente difficile. L'esito dello spettacolo può dipendere dalla pressione di un tasto al momento giusto e tutto questo accade proprio quando siamo più a corto di energie; è per questo che insisto per considerare ogni più piccolo gesto fatto come il risultato di scelte indirizzate al risparmio delle nostre energie. A meno che non ci si trovi a lavorare in realtà che possono permettersi un largo uso di mezzi e manodopera si sarà sempre costretti a fare i conti con la propria efficienza, frutto di errori, esperienze e ricerca continua.

Al "buio in sala" la nostra concentrazione dovrà essere al massimo livello e così rimanere fino alla chiusura del sipario; troppo spesso una distrazione dovuta alla stanchezza o alla noia porta ad errori anche gravi per la buona riuscita dello spettacolo. Soprattutto durante le prime repliche è facile perdere il segno dal copione, specie in lunghi periodi che non prevedono nostri interventi. Appena ultimato un cambio luci è buona cosa andare mentalmente al prossimo cambio, ripassando le operazioni da fare per non farsi trovare impreparati. A questo scopo uso questo metodo: in ogni pagina del copione in cui sono riportate delle operazioni da fare evidenzio il suo angolo superiore in modo da renderlo facilmente visibile; al termine di un cambio luci scorro velocemente gli angoli delle pagine fino a trovare quella in cui è riportato il prossimo cambio. Alle frasi scritte in quella pagina dedicherò attenzione, fino a quando non arriverà il momento di operare; nel frattempo potrò rilassarmi senza curarmi troppo di ciò che accade in scena. Questo vale, a seconda della complessità dello spettacolo, per le prime repliche; con l'andar del tempo si arriva addirittura a non fare più uso del copione, guidati dai dialoghi degli attori.



SMONTAGGIO


A meno che il nostro spettacolo non preveda delle repliche sulla stessa piazza, appena terminati gli applausi si comincerà a smontare il materiale, sempre considerando le esigenze degli altri colleghi. Energie permettendo si dovrà avere cura di rimettere ogni oggetto nel relativo contenitore, avvolgere ordinatamente i cavi elettrici, togliere l'allaccio al quadro elettrico del posto e quant'altro, sempre considerando che ogni gesto superficiale presenterà il conto al seguente montaggio; il tempo che si risparmia avvolgendo un cavo malamente lo si impiegherà per svolgerlo il giorno dopo, quando magari ne avremo meno a disposizione. La fretta tipica dello smontaggio, inoltre, è responsabile di molti guasti al materiale tecnico ed anche questo è un problema che verrà presto a galla.

A seconda dell'entità dello spettacolo e della quantità di proiettori impiegati potrebbero esserci dei facchini addetti al carico dei mezzi; loro sarà anche il compito di raccogliere i flight-cases da noi riempiti nelle varie zone del teatro. Il direttore di scena, un responsabile per i facchini o lo stesso elettricista avranno cura di controllare che nulla venga dimenticato nei locali del teatro. Lavorando come elettricista "su piazza" mi è capitato più volte di dover spedire con urgenza nella città del nuovo spettacolo gli oggetti dimenticati dalla negligenza dei responsabili delle compagnie ospitate il giorno prima.

E' importante, prima di lasciare il teatro, salutare e ringraziare il personale che ha collaborato con noi durante il periodo di lavoro; anche questo è un semplice gesto a cui viene data molta importanza da parte di chi resta e che, magari dopo un anno di tempo, si troverà nuovamente a rapportarsi alle nostre nuove esigenze. E, soprattutto: non dimenticatevi del custode!



CONTATTI


Il regista:

figura chiave all'interno di uno spettacolo, sarà di conseguenza colui verso cui prestare maggiore attenzione; oltre che alle nostre doti tecniche egli sarà attento alla nostra capacità di interpretarne i bisogni, di assecondarne l'umore, di vivere il "phatos" dei momenti creativi, sempre però badando a non diventarne lo zerbino. A seconda del suo carattere sarà più o meno facile entrare in sintonia, trasformando i suoi desideri ed emozioni in forme concrete da rappresentare al pubblico; sempre dovrà risaltare la nostra partecipazione alla costruzione dello spettacolo, con capacità ed entusiasmo. A volte sono queste le caratteristiche che rendono un tecnico, anche poco dotato, più preferito da un regista. Non si tratta di semplice simpatia bensì di sintonia, empatia, senso di sicurezza che dobbiamo emanare.


Lo scenografo:

c'è poco da fare: il suo nome, nel cartellone, viene prima del vostro, per cui si potrà discutere solamente fino a quando non vi verrà a dire che, comunque, si farà come dice lui. In questo caso bisogna solamente rassegnarsi ad ogni bizzarria proposta... A seconda del suo grado di preparazione ed esperienza sarà più o meno facile collaborarvi assieme; i più pericolosi sono quelli che vogliono rendere più bella una scenografia nata con dei difetti o quelli che chiedono effetti esagerati quando a disposizione ci sono solo le luci per un piazzato.


Il fonico:

ho sempre incontrato persone tranquille e disponibili. ...Fino a quando non sentono una "ronza" uscire dal loro impianto durante la regolazione delle luci! La scusa, in questo caso, è sempre la stessa: "Non è che hai qualche cavo sbilanciato?", oppure: "Può essere che manchi una massa?".


La maestra di danza il giorno del saggio:

vale quanto riportato per il regista, più lo scenografo, con l'aggravante che, in genere, è donna, quindi:

- soggetta ai tipici cambiamenti di umore e carattere;

- portata ad avere esigenze fuori tempo massimo (es: "Non si potrebbe avere una luce per quando mi consegneranno i fiori?" mentre il pubblico è ormai entrato in sala);

- tesa a drammatizzare ogni minimo evento non considerato per tempo (es: "Ma cosa potrò indossare quando mi consegneranno i fiori?" mentre il pubblico applaude il finale);

Ricordo bene alcuni momenti vissuti durante i saggi di danza che ho avuto la sventura di seguire:

n.1: "Allora, Roberto, manda l'effetto quando ti dico... VAI! NO! Troppo tardi!"

n.2: "Allora, Roberto, cambia scena quando ti dico "vai"... ... ... VAI! NO! Aspetta!".

...Odio la danza!


Il DJ prima di una serata in discoteca, porgendomi la mano in modi che non riesco mai a prevedere:

"Sei tu l'illuminèscion disain? Bene, allora per questo EVENTO mi devi fare una SITUAZIONE di questo tipo: fumo all'inizio, ma tanto! Poi vai di strobo fino alla fine, che spacchiamo tutto!"



AMBIENTI


Teatro:

A patto che venga concesso un tempo adeguato per il montaggio ed il puntamento dei proiettori, non dovrebbero esserci particolari difficoltà nella realizzazione di uno spettacolo teatrale, tanto più che è sempre previsto un periodo, detto "allestimento", durante il quale vengono preparate le scene, i puntamenti e le memorie luci. Ogni replica successiva alla "prima" sarà una riproduzione più o meno simile di questa, con leggere modifiche all'impianto, in base alle caratteristiche del luogo che di volta in volta ospiterà l'evento. Durante l'allestimento le varie scene luminose verranno registrate nella consolle sotto forma di memorie e quindi poste in sequenza tra loro. Nelle rappresentazioni, seguendo gli appunti presenti nel copione luci, le memorie verranno richiamate attraverso la pressione di un tasto (detto "GO"), con tempi di entrata ed uscita preimpostati, oppure manualmente, spostando da un estremo all'altro un cursore (detto "CROSS FADE" o "X-FADE").

Spesso mi viene chiesto quale sia il giusto numero di proiettori per illuminare una scena, ma questo dipende da così tanti fattori (esigenze di regia, colore dominante nelle scene e nei costumi, posizione e distanza dei proiettori dal palcoscenico, superficie da illuminare e, non ultimo, le risorse economiche della compagnia) che non so mai cosa rispondere. Sull'uso delle luci nel teatro vengono scritti interi libri; non sarebbe male prenderli in considerazione prima di mettersi a fare questo mestiere. Un testo che ho trovato particolarmente interessante è quello di Stefano Mazzanti: "Luce in scena", dal quale traggo spunto per elencare i quattro obiettivi dell'illuminazione teatrale:

- La visione: permettere, cioè, di vedere le espressioni di un volto, i particolari di un costume o gli oggetti scenici. Principalmente la si ottiene proiettando la luce dal davanti, anche se questo provoca un appiattimento della scena.

- La resa delle forme, dando profondità alla scena con l'uso di tagli e controluce sull'attore che, altrimenti, sembrerebbe incollato sul fondo.

- La guida alla visione, indirizzando l'interesse dello spettatore verso una particolare zona o personaggio, evidenziandolo rispetto al resto della scena. Qui la differenza tra teatro e cinema si nota particolarmente: nel cinema è il regista a decidere cosa far vedere al pubblico, grazie alle diverse inquadrature (primo piano, profilo, tre quarti ecc.). Nel teatro è sempre "campo lungo" perchè la distanza tra pubblico ed attore non varia; sarà compito del disegnatore luci, quindi, valorizzare determinati elementi o personaggi, principalmente aumentandone l'intensità luminosa nei confronti del resto della scena.

- Creare un'atmosfera, principalmente impiegando tonalità di luce calda o fredda, ma anche lavorando sulle ombre, cosa ben più difficile di quanto possa sembrare. Un sagomatore, per esempio, è utile per produrre ombre ben definite sul volto di un attore, rendendo più drammatico il momento, ma ne produce anche una, ugualmente marcata, sul pavimento, e questa, se non voluta, sarà difficile da eliminare senza togliere forza anche all'effetto ricercato. Un altro esempio potrebbe essere quello di un proiettore sul quale sia stata installata una gelatina di tipo "frost" per ammorbidire le ombre e migliorare la qualità generale dell'illuminazione; la luce prodotta sarà difficilmente controllabile e finirà per illuminare anche zone non volute della scena, i soffitti e le quinte.

Riporto ora qualche esempio pratico da prendere in considerazione come punto di partenza per la costruzione di particolari effetti:

- per una normale illuminazione di una scena di medie dimensioni e considerando di usare i classici proiettori teatrali da 1000W, userei 4 pezzi in sala (due a destra e due a sinistra), 4 in prima americana e 4 in controluce.

Dalla sala si riesce ad illuminare l'intero palcoscenico, partendo dalla linea di proscenio che è quella in genere non raggiungibile dalla prima americana; bisogna evitare di illuminare direttamente il fondale per non proiettarvi le ombre degli attori.

Per prima cosa si orienta ogni proiettore di sala su una propria zona, compresa tra la linea di proscenio a la base del fondale. Con le bandiere si "taglia" la luce verticalmente per non "sporcare" il sipario, una volta aperto ma ancora visibile ai lati della scena; si taglia poi orizzontalmente, per evitare di illuminare l'arlecchino e la parte di sala al di sotto del proscenio.

Dalla prima o seconda americana si deve illuminare la zona che va dalla verticale della stessa a quanto più in fondo è possibile, facendo sempre attenzione a non proiettare le ombre degli attori sul fondale; le bandiere eviteranno di "sporcare" le quinte.

Dal controluce si limiterà la luce a partire dalla base del fondale, per portarla quanto più possibile verso la sala; a seconda però della distanza che c'è tra l'americana ed il soffitto che la nasconde non sarà sempre possibile coprire l'intero spazio scenico e si dovrà valutare, in base all'importanza che il controluce ha nello spettacolo, se installare altri "pezzi" nelle americane precedenti, sempre puntandoli verso la sala. Se, per esempio, si dovesse evidenziare il profilo di un attore che recita in proscenio con un proiettore di controluce, questo deve necessariamente essere installato nella prima o seconda americana, per evitare che la luce, provenendo con un'angolazione troppo bassa, esca poi in sala.

Sottolineo ancora che questa appena descritta è la configurazione di base per poter illuminare uno spettacolo teatrale; ogni ulteriore esigenza andrà soddisfatta con ulteriori proiettori.

- per creare un'atmosfera di mistero lavorerei principalmente con il controluce, meglio di tonalità fredda o con colori scuri, a scapito della visibilità generale. Si deve considerare che più marcato sarà l'effetto voluto tanto meno dovrebbe rimanere in scena, per non perdere di intensità con il trascorrere del tempo; se la parte dello spettacolo fosse considerevolmente lunga si correrebbe il rischio di annoiare o addirittura infastidire lo spettatore.

- per concentrare l'attenzione su un monologo cercherei di isolare l'attore rispetto all'ambiente, aumentando la differenza tra la luce a lui dedicata e quella della scena. Diminuerei quest'ultima fino ad azzerarla (o perlomeno fino a quando il regista non mi inchiodi la mano sul cursore...), anche a costi di rendere innaturale il tutto; farei scendere dall'alto uno stretto cono luminoso che "ingabbi" l'attore e faccia dimenticare al pubblico tutto il resto. Ritengo ancora che ad un "effetto luminoso" sia permesso non considerare alcuni dei quattro obiettivi descritti sopra, considerato che la sua breve durata non sarà di disturbo ma di stimolo per il pubblico.

- personalmente ritengo importante che le emozioni che si vuole far vivere agli spettatori siano aiutate dalle diverse tonalità di luce bianca che va ad illuminare la scena e gli attori. Arriverei al punto di non filtrare la luce se non in quei proiettori destinati agli applausi, al termine dello spettacolo; sarà importante però non esagerare nella densità di questi toni perché così facendo non verrebbero restituiti fedelmente i colori degli abiti o dell'arredo. Per rendere più drammatica una scena, quindi, non userei filtri più "pesanti" del n. 201; un filtro di questo valore cambia la temperatura della luce di un normale proiettore teatrale dai 3050 a circa 5500 °K, facendone somigliare la luce a quella grigio-azzurrina con cui si illuminano i campi da calcio in notturna. L'effetto ottenuto sarà quello di rendere, appunto, più drammmatica la scena ma si perderanno le intensità dei colori più caldi nei costumi: il rosso, l'arancio, il giallo e il rosa diventeranno più spenti, i volti diventeranno più pallidi mentre i blu, i grigi ed i verdi verranno rinforzati; sembrerà anche che il contrasto tra i neri e i bianchi sia più marcato.

Userei ancora il n. 201 per simulare una scena che si svolge all'aperto; non è un caso, infatti, che la temperatura di colore dominante all'aperto sia intorno ai 6000 °K.

Volendo attenuare queste sensazioni si potrà usare il n. 202, meno denso del 201, oppure anche il 203, che rappresenta un quarto dell'intensità del 201; a me risulta di così poco impatto da risultare inutile ma è tutta una questione di gusti.

Nel caso volessimo dare più calore alla scena dovremmo usare filtri correttori che diminuiscano la temperatura di colore della luce bianca; i più diffusi sono il n. 204, il 205, che vale la metà del primo, ed il 206 che equivale a sua volta a metà dell'intensità del 205. Ecco che i volti degli attori prenderanno "colore", il rosso, l'arancio ed il giallo verranno rinforzati a scapito dei blu e dei verdi. Una valida alternativa è quella di impiegare solo alcuni proiettori con gelatine "calde" e bilanciarne l'intensità luminosa con altri, lasciati normalmente bianchi; in questo modo si otterranno diverse variazioni cromatiche, utili nei vari momenti dello spettacolo.

- una scena irreale, tipica di un sogno, magari drammatico, potrebbe essere costruita partendo da un verde molto chiaro che viene prodotto dal n. 213, installando i proiettori in posizioni innaturali, per esempio di taglio orizzontali, solamente da destra o da sinistra.

Un altro effetto interessante potrebbe essere quello ottenuto posizionando "attorno" all'attore impegnato a raccontare un sogno, una serie di proiettori a fascio molto stretto (sagomatori con iride quasi chiuso o, per economia, dei PAR 36) fatti accendere e spegnere in rapida sequenza l'uno dopo l'altro. Per comodità di montaggio potrebbero andar bene quattro proiettori sull'americana frontale, quattro su quella a lui posteriore ed un paio di taglio in alto, da destra e sinistra; il repentino cambiamento di direzione delle ombre sul suo volto darebbero grande emozione allo spettatore in sala.

- per simulare il riflesso del sole su un corso d'acqua è sufficiente adagiare alcuni pezzi di specchio sul fondo di un catino riempito d'acqua tenuta in leggero movimento da un collaboratore di scena; illuminandone la superficie da un'opportuna angolazione, la luce verrà riflessa sulla parte di scena interessata, dando vita ad un continuo ondeggiare luminoso.

- per simulare l'effetto luminoso prodotto da un televisore acceso, purché non sia richiesto vederne lo schermo, si può agire in questo modo: si costruiscono due o tre circuiti indipendenti composti da un normale starter di accensione per tubi fluorescenti posto in serie ad una lampadina ad incandescenza da 40-60 W, meglio se di quelle con il vetro azzurro, dette anche "solari". Alimentando i tre circuiti a 220 V si otterranno accensioni casuali delle lampade che illumineranno le pareti di una stanza o il volto di un attore impegnato a seguire un programma, con un risultato molto prossimo alla realtà. Le lampade andrebbero rinchiuse nel contenitore di un vecchio televisore privo dello schermo e della parte elettronica. La scelta delle lampadine solari è dettata dalla somiglianza della luce fredda prodotta con quella di uno schermo televisivo, specie se in bianco e nero. In alternativa si potrebbe provare ad usare una gelatina n. 201, anche solo su una sola lampadina, lasciando le altre due di tonalità naturale.



Concerto:

Come nella rappresentazione teatrale, anche nel caso del concerto vi dovrebbe essere un periodo durante il quale allestire l'intero spettacolo, preparando brano per brano tutte le scene adatte a richiamare determinate sensazioni, spesso in accordo con gli stessi musicisti. E' vero che questa condizione si presenta nelle produzioni che per dimensioni o budget possono affrontare la spesa per affittare un locale in cui provare, noleggiare ed installare un impianto luci e pagare il personale senza che un soldo sia ancora entrato nelle casse. In questo fortunato caso si dovrebbe avere il tempo di analizzare ogni singola canzone del concerto e preparare delle memorie o delle sequenze che verranno riprodotte come fossero le note di uno strumento musicale, intonate e a tempo. La cosa non è per niente facile, specie per chi non abbia dimestichezza con il ritmo o non possieda un minimo di creatività.

Se nella prosa si usa lavorare con sequenze di varie memorie, nel live vengono comunque create delle memorie, ma il loro richiamo avviene manualmente, assegnando ognuna di esse a pulsanti o cursori detti "SUBMASTER". Premendo il tasto "FLASH" di un determinato submaster, si richiamerà istantaneamente quella configurazione preparata durante l'allestimento. Quanti più cursori submaster si avranno a disposizione, maggiori saranno le scene che si potranno richiamare. Nelle attuali consolle luci ci sono spesso 8 o più submaster, con un selettore che permette di scorrere varie "pagine" nelle quali questi sono memorizzati. Ci sarà, per esempio, una pagina 1 con 8 submaster, alla quale seguirà la pagina 2, che ne conterrà altri 8 e così via, a seconda del tipo di consolle. Si potrà in tal modo destinare la prima pagina di submaster al primo brano della serata per poi richiamare la seconda pagina all'inizio del secondo brano; in quest'ultima pagina, i submaster richiameranno delle configurazioni totalmente diverse da quelle presenti nella precedente.

Se nel settore teatrale il numero ed il tipo di proiettori impiegati dipendono da diversi fattori, nel mondo del "live" il limite è principalmente di tipo economico in quanto più se ne avranno a disposizione maggiori saranno le possibilità di creare atmosfere adatte. In un concerto, di solito, le dinamiche tra dolci melodie e ritmi frenetici sono quanto mai estese; all'interno di un singolo brano musicale, poi, vi sono numerose parti diverse tra loro: l'introduzione, una strofa, un ritornello, un assolo, il finale... Ognuna di esse può essere valorizzata con l'uso sapiente dei colori, dei movimenti, delle intensità e delle posizioni da cui provengono le luci. E' chiaro, quindi, che le possibilità creative sono numerose, e tanto di più lo saranno quanto maggiore risulterà l'investimento destinato a questo importante settore.

Qualche esempio pratico:

- un'introduzione, specie con tappeti di tastiere o lenti arpeggi di chitarra, la immagino con un controluce che faccia risaltare solo i contorni dei musicisti, magari con una leggera atmosfera nebbiosa prima dell'inizio; anche la sola illuminazione posteriore di un fondale chiaro regala un effetto simile. L'apertura di un brano potrebbe anche avvenire illuminando dall'alto la zona del musicista che sta suonando, lasciando il resto della band al buio (è importante sapere in anticipo se ogni musicista riesce ad esibirsi al buio per alcuni momenti e, in ogni caso, segnalare prima del concerto eventuali effetti troppo "creativi").

- per un assolo di batteria userei veloci sequenze di proiettori a fascio stretto (PAR CP60), puntati casualmente in controluce, con colori chiari e freddi; anche alcuni proiettori stroboscopici, sempre in sequenza, potrebbero andar bene. Illuminando una batteria da più punti a ritmo di musica si otterranno gradevoli riflessioni sulle cromature dei supporti e delle aste microfoniche. Un riflettore per fondali tipo "Domino" nascosto dietro al batterista ed acceso impulsivamente nei colpi di grancassa arricchirebbe con poco impegno gli effetti a disposizione.

- il finale di un brano, specie se preceduto da un roboante insieme strumentale in cui fare tutto il caos possibile, lo vedo bene nel tradizionale buio di pochi secondi che precederanno gli applausi. Un'alternativa potrebbe essere quella di fare sparire i musicisti dietro un'abbagliante controluce puntato direttamente verso il pubblico. In questo caso si potrebbero usare degli "accecatori" (blinders) o delle modeste "quarzine".



Evento mondano (es: serata di beneficienza con presentatore in erba, valletta, balletto, intervento del Sindaco, comico, intermezzo musicale, fachiro e donna barbuta):

è il peggiore lavoro da gestire, non a causa della sua complessità quanto all'imprevedibilità degli eventi in scena. Il proiettore ideale è quello motorizzato, meglio di tipo "wash", grazie al quale si potranno apportare cambiamenti al piano luci anche in corso d'opera; la possibilità di spostare il fascio luminoso e di variarne intensità e colore lo rendono impareggiabile. La sua grande flessibilità ci sarà d'aiuto, però, solo conoscendo in maniera approfondita le sue caratteristiche; diversamente potrebbe rendere ancora più difficile il nostro lavoro ed aumentare le possibilità di errore.

La scelta migliore, secondo me, è memorizzare alcuni "punti chiave" all'interno del palcoscenico (una posizione centrale stretta, una più allargata, una sulla scaletta di sala per accedere al palco, ecc.) e richiamare di volta in volta quelli desiderati, usando medio-lenti spostamenti dei proiettori. Una illuminazione di base, uniforme su tutto il palco e regolabile in intensità è indispensabile.

In alternativa, consiglio:

- un buon piazzato bianco, per la soddisfazione dei cineamatori e dei fotografi,

- un controluce di due tonalità, una calda ed una fredda,

- una zona concentrata al centro palco, ed altre (tirando ad indovinare) in punti dove potrebbero piazzarsi i vari eroi durante la serata,

- se resta qualche proiettore: colore a volontà per fare tanta allegria!

A parte gli scherzi: tanta attenzione soprattutto dietro le quinte, dove l'agitazione del momento e la perenne mancanza di spazio rappresentano l'origine di tanti problemi, primo fra tutti quello legato alla sicurezza. Quindi:

- assicurare tutti i cavi stesi a terra, coprendoli con moquette e tenace nastro adesivo (meglio ancora con le pedane passacavo a norma di legge),

- garantire una adeguata illuminazione "di servizio" nelle zone interessate da spostamenti di persone e mezzi; l'ideale sarebbe impiegare delle plafoniere con tubi fluorescenti autoalimentate, che garantiscano un minimo di luce anche in caso di mancanza di corrente elettrica.

- predisporre un buon sistema di comunicazione (meglio via radio) tra uno o più punti in palcoscenico e la regia in sala, per non essere presi alla sprovvista da cambiamenti di copione o entrate in scena non annunciate.



Sfilata di moda:

E' d'obbligo il bianco, tanto bianco, a 3200°K, per evitare problemi con i colleghi delle riprese video o i fotografi. Il tipo di proiettore più adatto è la "pinza" da 800 o 1000 W, chiamata anche "Open-face" o "Ianiro", dal nome del più noto costruttore.

Se, come spesso accade, è presente una passerella in mezzo al pubblico, l'ideale è un'americana, meglio due, che la percorrano per tutta la lunghezza, con i proiettori contrapposti ed inclinati quanto basta per non abbagliare le file del pubblico ai lati. Sul palcoscenico, dove solitamente si posizionano le modelle prima di sfilare, serve molta luce sia da davanti e da dietro, sempre a 3200°K. Per creare un'atmosfera in apertura, qualche cambiacolore o proiettore per effetti sarebbe l'ideale. Solitamente, prima che ogni modella sfili con l'abito che indossa, avviene una presentazione, per così dire, "generale" durante la quale si crea un quadro rappresentativo delle proposte, con una musica di atmosfera in sottofondo; solo quando entra la parte ritmata, ogni modella, a turno, si porta sulla passerella per sfilare. Ecco che, se nella parte iniziale si gioca con qualche effetto, come un controluce o un colore intenso frontale e all'inizio della sfilata si accendono i proiettori bianchi, si riesce a creare una gradevole "suspance", anche se non si possono cogliere subito tutti i particolari dell'abito indossato.

Un'altro piacevole effetto è quello di anticipare l'avanzare della modella accendendo i vari settori di passerella che di poco la precedono, lasciando al buio la zona vuota. Di queste ed altre scelte sarà necessario parlarne in anticipo con un responsabile della serata perchè non sempre potrebbero essere gradite.

A volte, per richiamare l'attenzione del pubblico sul presentatore o su un particolare ospite viene impiegato un seguipersona; anche in questo caso è opportuno segnalarlo perchè l'abbagliamento provocato potrebbe impedire la lettura di un testo o del copione. L'ideale sarebbe fare una prova anticipata, soprattutto perchè, nel bel mezzo della serata, non ci venga richiesto di spegnerlo.


Aggiungerò altre cose, se me ne verranno in mente. Per adesso mi sembra di aver scritto abbastanza. Spero di esservi stato utile; contattatemi se volete discutere, chiedere o suggerire.


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