D3- CONVEGNO: ”VALORIZZAZIONE E RECUPERO DEI CENTRI MINORI
DELL’ALTA IRPINIA, PROSPETTIVE E
STRATEGIE
PER UNO
SVILUPPO TURISTICO SOSTENIBILE”
21.08.2007
-D3.1- Generalità
La
necessità di un convegno su “Valorizzazione
e recupero dei centri minori dell’Alta Irpinia, prospettive e strategie per uno sviluppo turistico
sostenibile” scaturisce dalla convinzione che è necessario rivolgere, come forse mai prima d’ora è
stato fatto, una maggiore attenzione
sulle grandi potenzialità dei piccoli comuni dell’Alta Irpinia; il
convegno avrà soprattutto lo scopo di portare a conoscenza le esperienze già
consolidate e proporre eventuali nuove strategie d’intervento finalizzate
ad un possibile e reale rilancio
turistico di queste aree interne della Campania. Si tratterà anche delle
normative nazionali e regionali in materia.
E’ importante, come punto di
partenza, proiettare
qualsiasi intervento di recupero verso strategie che superino la semplice tutela
dei beni e delle risorse. Si rende infatti
indispensabile perseguire l’avvio di processi di vera e propria rivitalizzazione economica delle comunità locali, in cui
la valorizzazione delle diverse risorse e la loro organizzazione in
sistema, possano costituire la chiave di
volta per generare nuova attrattività e capacità di
sostentamento. Occorre creare un circuito virtuoso che includa
quindi, oltre al patrimonio culturale in senso stretto, l’economia di una
collettività, la sua capacità di darsi progetti di trasformazione a scala
territoriale allargata e di perseguirli, collocandosi in modo efficace –
soprattutto perché riconoscibile – nel mercato globalizzato.
Bisogna allontanarsi dal perseguire logiche d’intervento finalizzate al
solo recupero fisico del patrimonio esistente superando anche, con nuove specifiche
normative, il concetto del localismo
ormai da tener fuori da ogni seria programmazione di sviluppo
territoriale.
L’
intercomunalità deve assumere, quindi, un ruolo più
incisivo e preminente ed in questo è necessario una maggiore
presenza degli enti sovracomunali in modo che le
singole amministrazioni non vengano
lasciate sole nella delicata gestione della valorizzazione dei propri
territori.
E’ indispensabile,
pertanto, attivarsi sinergicamente
affinché ci sia un qualificazione dell’offerta di
servizi e una generale valorizzazione
delle risorse locali per giungere all’acquisizione della capacità di
attrazione di investimenti esterni.
Il
nodo dell’offerta dei servizi appare strategico in considerazione proprio
della sua rilevanza ai fini dell’incremento della
qualità della vita di un luogo, oggi
riconosciuto come vero e proprio fattore competitivo.
In particolare nel settore dei
beni culturali è ormai lecito parlare di una vera e propria “filiera dei beni culturali”
e di distretto per indicare la generazione di valore aggiunto indotto dal
turismo culturale.
In
questo contesto, forse, ci sono ancora limitazioni di
carattere legislativo; i centri storici sono ad esempio ignorati dal codice
Urbani (Dlgs
del 22 gennaio 2004 n° 42 e successivi decreti 156 e 157 del 24.03.2006-)
In
parallelo bisogna dare il via
anche ad una solida politica di formazione professionale capace
di inoltrare, soprattutto le nuove generazioni, verso possibilità
imprenditoriali più strettamente legate
alle risorse culturali ed ambientali di
questi territori. C’è quindi la esigenza di
finanziare, con l’aiuto di
soggetti pubblici e privati, iniziative tese a tale scopo, nella convinzione che i centri storici
rappresentano una delle più importanti risorse italiane nella competizione
internazionale.
Si
sottolinea,
altresì, il ruolo cardine del
commercio nei processi di valorizzazione dei centri storici. Altro ruolo
fondamentale, come già evidenziato, è l’intercomunalità
valida soprattutto per le piccole realtà. Esperienze simili hanno portato ad un
incremento turistico ragguardevole soprattutto con ipotesi progettuali tese a
non considerare i centri
storici come entità da imbalsamare ma
bensì come luoghi da rivitalizzare con la creazione di attività di tipo
commerciale, ricettivo e culturale. Quindi tutte iniziative che partendo dal
restauro e riqualificazione del patrimonio storico-architettonico, possono
spingere ad un incremento dei flussi
turistici e ad un rallentamento o addirittura
all’arresto del fenomeno di depauperamento demografico da tempo
ormai presente in questi territori.
Anche strumenti come i
sistemi informativi possono contribuire in modo rilevante ai processi di
valorizzazione, sia perché possono
costruire reti effettive tra le
risorse, sia in quanto ampio strumento di diffusione dell’informazione al
pubblico (Internet).
-D3.2- riferimenti legislativi
Da
evidenziare che
Ø il ruolo strategico del
turismo per lo sviluppo economico e sociale del paese nel contesto
internazionale e dell’Unione Europea, per la crescita culturale e sociale
della persona e della collettività e per favorire relazioni tra popoli diversi;
Ø la crescita competitiva
dell’offerta del sistema turistico nazionale, regionale e locale, anche ai fini dell’attuazione
del riequilibrio territoriale delle aree depresse;
Ø la tutela e la
valorizzazione delle risorse ambientali, dei beni culturali e delle tradizioni
locali anche ai fini di uno sviluppo turistico sostenibile;
Ø il ruolo delle comunità locali,
nelle loro diverse ed autonome espressioni culturali ed associative, e delle
associazioni pro loco;
Ø l’uso strategico degli
spazi rurali e delle economie marginali e tipiche in chiave turistica nel
contesto di uno sviluppo rurale integrato e della vocazione territoriale;
Ø la riqualificazione dei
centri storici.
La
legge 29 marzo 2001 n°
Tuttavia
nelle nostre piccole comunità è necessario avviare e/o rafforzare una seria fase preliminare di studi che tenga conto delle peculiarità e
caratteristiche del territorio in modo da
avviare quello che oggi viene definito “sviluppo turistico sostenibile” e questo
soprattutto per evitare
gli errori commessi nelle zone a più alta concentrazione turistica.
E’
necessario, a questo punto,
chiedersi anche se il contesto territoriale in oggetto può essere considerato potenzialmente valido
dal punto di vista turistico;
sicuramente sì. E qui vale ricordare quanto definito
dall’economista francese Defért alla fine degli anni
“70: è turistico quel territorio dotato di elementi naturali, di attività
umane o prodotti dell’attività umana
“in grado di originare uno spostamento, senza fini di lucro, motivato da
una curiosità o dalla possibilità di esercitare una facoltà visiva o
intellettuale dell’individuo”; dal punto di vista strettamente
culturale e paesaggistico le aree interne dell’Alta Irpinia non hanno certo nulla da invidiare rispetto a zone più affermate e rinomate; è tuttavia
necessario creare le condizioni affinché si concretizzi, con più forza e
maggiore coordinamento, uno sviluppo territoriale che porti ad una crescita delle strutture
ricettive, ricreative e turistiche in genere, il tutto nel rispetto dei valori
ambientali.
I territori
dell’Alta Irpinia attualmente possono essere considerati come una realtà in cui un STL (sistema turistico sostenibile)
è a sviluppo potenziale; cioè che a
fronte di una realtà territoriale omogenea con una offerta turistica
primaria (Costa
e Manente, 2000) ovvero
dotata di risorse fisiche (naturali
e culturali) in grado di
generare, anche potenzialmente, una domanda turistica, non è ancora
adeguatamente dotata di un’offerta turistica secondaria ovvero di tutte le attività economiche in
grado di soddisfare appieno le molteplici esigenze di consumo (beni e servizi turistici)
espresse dai visitatori. E’ necessario, quindi, avviare quel processo di
“attivazione economica”
che grazie al turismo potrà originare reddito ed occupazione aggiuntivi ben
oltre i settori strettamente interessati dalla spesa turistica e dagli
investimenti immobiliari turistici, attraverso l’indotto consequenziale.
Purtroppo,
in riferimento a queste tematiche, la legislazione
regionale è più indietro rispetto alla
legislazione nazionale per cui, a livello locale, risulta ancora difficile,
soprattutto per le zone più depresse, avviare concreti processi di
trasformazione turistica.
Rimandando
ad altri momenti l’approfondimento di tali argomenti è, tuttavia,
indispensabile evidenziare
e ribadire quanto già ampiamente espresso in precedenza e cioè che le zone
interne della
Campania
meritano un’attenzione maggiore soprattutto in
relazione a:
Ø risorse ambientali notevoli;
Ø risorse artistico-culturali
significative;
Ø cultura etno-gastronomica
di eccellenza;
Ø tradizioni e folklore ancora vivi.
Sono questi i prerequisiti
rispetto ai quali ogni nuovo disegno politico e normativo deve
muoversi in modo che la territorialità, le associazioni tra piccoli comuni, i
comprensori acquistino più forza e quindi risultino più incisivi rispetto ad
una dinamica economica che deve essere necessariamente (pena il continuo degrado
socio-economico)
concentrata su indirizzi programmatici orientati verso:
Ø
un
maggior grado di accessibilità;
Ø
una
maggiore presenza di strutture ricettive qualificate;
Ø
una
maggiore presenza di operatori turistici;
Ø
l’inserimento
di pacchetti turistici in circuiti nazionali ed
internazionali;
Ø
una
maggiore visibilità multimediale;
Ø
una
più incisiva azione legislativa specifica
-D3.3- Il turismo in Irpinia *
Il sisma del
Il modello di sviluppo da proporre
non può prescindere dal turismo che rappresenta uno dei settori economici con i
più alti tassi di crescita e quindi capace di creare sviluppo, se organizzato
secondo i principi della sostenibilità ambientale e culturale.
Definita da Guido D’Orso “l’osso d’Italia”,
l’Irpinia si trova, ancora oggi, ad affrontare una difficile sfida
competitiva per entrare a far parte del circuito turistico nazionale ed
internazionale. In questo senso dovranno sentirsi impegnati attori pubblici,
attori privati e singoli cittadini, ad uscire da quel lamentoso
“meridionalismo” basato sul momento assistenziale
che inibisce ogni sforzo in direzione dello sviluppo ed intraprendere la strada
della collaborazione e
dell’associazionismo, dell’iniziativa imprenditoriale e far nascere
la convinzione nei propri mezzi e nelle potenzialità offerte dal territorio,
solo così sarà possibile creare sviluppo, occupazione e ridurre l’esodo
della popolazione. In questo senso il turismo offre una grande
possibilità per rilanciare l’immagine dell’Irpinia e creare quello
sviluppo economico che ancora stenta a decollare. …
…Sulla base delle
considerazioni sin qui sviluppate emerge la convinzione che la circolarità dei
processi di scambio tra ambiente e turismo, non potrà che condurre nei prossimi
anni ad una revisione delle politiche di sviluppo e ad
una più intensa collaborazione tra operatori pubblici e privati. Se da un lato, l’intensificarsi dei fenomeni turistici
a livello planetario condurrà ad un aumento della concorrenza tra le diverse
aree di destinazione, dall’altro non v’è dubbio che
l’emergere di una coscienza ambientale tenderà presto ad attribuire una
valenza di fattore critico di successo ad elementi quali la capacità del
sistema offerta in Irpinia di impostare un modello di sviluppo ispirato ai
principi della sostenibilità. In altri termini la capacità di
attrazione dell’Irpinia dipenderà sempre più dalla qualità del
contesto ambientale e, di conseguenza, l’adozione di un modello di
sviluppo sostenibile diventerà una scelta obbligata.
In ultima analisi il problema dello sviluppo in Irpinia potrà trovare
una giusta soluzione in
un “meridionalismo” vivo, dinamico, conscio delle opportunità e
dell’utilità di valorizzare il potenziale delle risorse locali o
endogene. Solo attraverso il rafforzamento delle caratteristiche e peculiarità
dell’Irpinia e solo con una strategia complessiva di valorizzazione del
territorio provinciale sarà possibile l’attivazione di una crescita
economica che abbia la capacità di durare nel tempo e
che sia coerente con la struttura del territorio stesso.
*estratto da
“IL TURISMO IN IRPINIA ” di Giuseppe
Cogliano, 2003