TUPAC AMARU
ACCESE LA FIAMMA DELLA LIBERTÀ' SUDAMERICANA
di MARIA BELÉN GARCIA

PERU' 1780: prima grande rivolta del popolo indio. Trent'anni dopo,
logorato dalla guerriglia, il colonialismo spagnolo sarà sconfitto

Un vicerè del Perú del XVII secolo, il conte di Lemos, scrisse un giorno al re: "Non si manda in Spagna l'argento, ma sudore e sangue degli Indios...". Gli spagnoli, in effetti, per approfittare della ricchezza delle terre conquistate avevano imposto, nelle colonie americane, metodi di sfruttamento del lavoro degli indios che avevano decimato le popolazioni native e instillato la disperazione e l'odio. Durante il periodo coloniale ci furono alcuni sporadici movimenti insurrezionali, ma nessuno raggiunse l'importanza e lasciò il segno come la ribellione dell'inca José Gabriel Túpac Amaru (nella gerarchia india l'inca era uno dei capi). Tale insurrezione fu brutalmente soffocata nel sangue, però il desiderio di libertà seminato dall'Inca trovò terreno fertile, crebbe e sbocciò circa 30 anni dopo con l'inizio delle guerre d'indipendenza. Durante il periodo coloniale, tutta l'America Latina era organizzata in un sistema di caste.

Gli spagnoli, che formavano una minoranza bianca, applicavano con particolare rigidità questo sistema, per mantenere il potere attraverso l'ordine stabilito. Nonostante gli sforzi dei conquistadores per spagnolizzare gli indios, la loro vita intima, personale, sfuggiva al controllo. A parte l'imposta, l'obbligo periodico di lavorare per il padrone e la religione, tutto restava come prima. L'indio continuava a indossare i suoi abiti incaici, parlava la sua lingua, era totalmente sottomesso dai cacicchi ed era assolutamente diffidente di tutto quanto fosse estraneo. Nell'ingranaggio sociale della colonia, gli indios costituivano lo classe lavoratrice. Essi si incaricavano dell'agricoltura e del lavoro non specializzato nelle miniere. Il loro lavoro, sia nei campi che negli altri rami della produzione, era obbligatorio. Alle miniere davano la loro mano d'opera in forma di mita, un servizio periodico, alla maniera del servizio di leva odierno. La mita strappava l'indio al suo ambiente per un lasso di dieci mesi o per sempre.

Un'altra forma di lavoro forzato e periodico per gli indios erano gli obrajes, ovvero le primitive industrie tessili, dove, in teoria, gli indios dovevano rimanere per un anno. Tale era la situazione dell'indio al di fuori del suo gruppo. Nel suo ambiente, invece, la cellula primordiale, base della convivenza comunitaria, era l'ayllu (tra gli inca) o il calpulli (tra gli aztechi). L'ayllu aveva una struttura molto simile a quella del clan, era cioè un gruppo di famiglie della stessa origine che utilizzava forme collettive di produzione. Ogni ayllu era governato da un cacique.

Al momento dell'insurrezione di Tupac Amaru, l'ayllu era ancora la cellula fondamentale della casta indigena ed il cacique era il capo indiscusso. La posizione sociale del cacique fu molto particolare nella vita sociale della colonia. In principio, egli era discendente dell'antica aristocrazia incaica e, quindi, conservava alcuni dei suoi privilegi. Egli era necessario per il "buon governo" e per l'amministrazione, e questo lo metteva al margine della casta indigena, e delle caste in generale, in una pericolosa e ambigua posizione intermedia. Secondo la legislazione spagnola, il cacique e i suoi figli erano esenti dall'obbligo di pagare l'imposta e di fare il servizio di mita. Inoltre, gli indios dovevano pagare anche a lui l'imposta annua. La vera funzione pubblica dei caciques consisteva nel raccogliere l'imposta annua degli indios e amministrare il loro lavoro forzato. Essi esercitavano anche la giurisdizione criminale in casi di limitata gravità.

Lungi dall'allontanarli dalle loro radici e dai loro valori autoctoni, questa posizione privilegiata, sia nell'aspetto sociale sia in quello educazionale, fece sì che durante la seconda metà del XVIII secolo sorgesse tra di loro un forte movimento anticolonialista. E fu precisamente José Gabriel Túpac Amaru il loro rappresentante più autorevole. Infine, i corregidores erano i governanti diretti di intere regioni abitate da indios. La loro funzione ufficiale includeva il diritto di effettuare tra gli indios una distribuzione annuale di merce di origine europea, allo scopo di abituare gli indios all'utilizzo di oggetti "civilizzati", e così eliminare progressivamente l'uso di quelli più comuni. Le autorità spagnole, civili ed ecclesiastiche sapevano che questa distribuzione equivaleva a un'estorsione.

Per l'adempimento delle sue funzioni, questo funzionario coloniale non riceveva alcuna remunerazione, e, quindi, sistemava le cose sfruttando brutalmente gli indios, che non considerava nemmeno esseri umani. La cupidigia dei corregidores fu la scintilla che fece esplodere l'insurrezione di Tupac Amaru, nella quale persero la vita più di centomila persone. In questo contesto, quindi, in Surimana (nella valle di Tinta, Perú) che si trova a 4.000 metri di altezza, il 24 marzo del 1740 nacque José Gabriel Túpac Amaru, discendente per via materna dello sfortunato inca Túpac Amaru I, ucciso dal vicerè Francisco de Toledo nel 1572. Era figlio del cacique Miguel Condorcanqui e di donna Rosa Noguera. Frequentó il collegio del Cuzco per caciques e indios nobili, diretto dai gesuiti fino alla loro espulsione dalla colonia. Nel 1766 presentò al corregidor di Tinta la sua domanda formale per il diritto di essere dichiarato cacique. Ottenne la nomina, confermando la sua ascendenza incaica. José Gabriel Túpac Amaru conosceva bene l'opera Comentarios Reales dell'inca Garcilaso de la Vega, di grande importanza nel risveglio politico del settore letterario indigeno e meticcio nella seconda metà del XVIII secolo. Inoltre, aveva ottimi rapporti con spagnoli, europei e americani, e viaggiava spesso a Lima e Cuzco, centri di cultura coloniale. L'influenza di Garcilaso, soprattutto nella seconda metà del XVIII secolo, si tradusse in una serie di manifestazioni di fedeltà ai valori autoctoni, e quindi, di opposizione a ciò che era ad essi estraneo. La consapevolezza di essere inca, cioè capo, rappresentante, padrone e difensore delle "sue" terre, dava a Túpac Amaru la forza interiore per intraprendere una battaglia per il riscatto della patria e gli ispirava fede nel suo destino: intimamente, si considerava un inviato per liberare e redimere il suo popolo.

Il 4 novembre del 1780 Túpac Amaru diede inizio alla ribellione. Alla fine di un ricevimento a casa del prete di Yanaoca, Túpac Amaru catturò il corregidor Arriaga e i suoi accompagnatori, e li portò a casa sua, dove aveva nel frattempo allestito il suo quartier generale.

Lì il corregidor, seguendo le istruzioni di Túpac Amaru, diede ordine a tutti gli uomini dei paesi vicini di presentarsi a Tungasuca, dove furono chiamati alle armi da Túpac Amaru. Il 10 novembre ebbe luogo la pubblica esecuzione di Arriaga, dopo di che l'inca ribelle annunciò che la sua missione non riguardava soltanto la sua provincia, ma si estendeva a tutte le altre province e a tutti i corregidores, principali responsabili della miseria degli indigeni. Il 13 novembre, Túpac Amaru assalì e distrusse gli obrajes di Pomacanchi e Parapicchu. Il 17 novembre, infine, ebbe luogo la battaglia di Sangarará, nella quale Túpac Amaru sconfisse gli spagnoli e i creoli che si erano barricati dentro una chiesa. Per questa profanazione del tempio, l'inca fu scomunicato, il che rese ancora più dubbio l'appoggio dei creoli, mentre la chiesa lo combatteva apertamente e con tutti i mezzi. L'esercito spagnolo si fortificò in Cuzco, mentre Túpac Amaru inviava dei distaccamenti militari per conquistare le province vicine. Il 28 dicembre arrivò a Picchu, ma non diede subito battaglia, dando così agli spagnoli la possibilità di migliorare le loro difese.

Il vicerè Jáuregui formò un'Assemblea Straordinaria che dichiarò abolito l'incarico di corregidor, cercando di migliorare un po' la situazione; e, mentre a Lima si organizzavano e si inviavano i rinforzi, in Cuzco dilagava il panico. Intanto, nel desiderio di non perdere l'appoggio dei creoli con un'azione bellica, Túpac Amaru sprecava il suo tempo prezioso inviando ambasciatori a parlare con le autorità civili ed ecclesiastiche della città. Il combattimento decisivo per il possesso di Cuzco cominciò l'8 gennaio. Dopo una dura battaglia, il 10 gennaio l'esercito di Túpac Amaru fuggì da Cuzco, ed egli dovette rassegnarsi al fatto che tutti gli abitanti, senza differenze tra nobili e plebei, fossero pronti a versare fino all'ultima goccia di sangue per difendere la loro città e il loro Re. Arrivarono i rinforzi, consistenti in 9000 indios e meticci, per aiutare i realisti, il che provocò lo sconforto tra i ribelli, e mise in fuga alcuni battaglioni. Era chiaro che Túpac Amaru aveva sottovalutato l'appoggio del popolo al re, e il coraggio delle truppe realiste.

L'azione bellica dei realisti, cominciò , in grande scala, il 23 Febbraio con l'arrivo a Cuzco del Visitador Generale Josè Antonio de Areche, e dell' inspector Generale Josè del Valle. Questi due capi militari presero delle misure per dividere i ribelli; si confermò l'abolizione dei corregidores, si condonarono i debiti contratti nei loro confronti, e si sospesero le decime agli indios. Inoltre, si pubblicò un'amnistia generale per tutti i partecipanti all'insurrezione, tranne che per i capi principali.
A metà Marzo partì da Cuzco l'esercito, destinato a soffocare l'insurrezione nel sangue e nel fuoco. Esso era formato da 17.116 uomini, gran parte dei quali erano indios "fedeli". La battaglia si risolse a favore degli spagnoli, e Túpac Amaru venne catturato a causa del tradimento di un suo subordinato. Gli indios non si arresero e, tra il 18 e il 22 Aprile, un esercito indigeno, agli ordini di Diego Cristóbal Túpac Amaru, fratellastro dell'Inca, lottò contro gli spagnoli a Langui, ma fu sconfitto. Invece, dall'altra parte del fiume Pisac, gli indios ottennero una grande vittoria, ma il loro inca era già a Cuzco, e lì essi si diressero.

Gli indios persero questa battaglia, ed il loro capo supremo rimase prigioniero degli spagnoli nel convento dei gesuiti, dove egli fu interrogato sui suoi collaboratori. Túpac Amaru, come era assolutamente prevedibile, fu condannato. Il 18 Maggio, insieme ai suoi parenti, fu ucciso in modo atroce. Comunque, la terribile morte dell'Inca ribelle non liberò le autorità coloniali dagli effetti del movimento insurrezionista da lui organizzato: l'incarico di corregidor fu definitivamente soppresso e al suo posto, nel 1782, si creò il regime di intendencias. Gli indios riorganizzarono in fretta le loro forze, e sotto il comando supremo di Diego Cristóbal Túpac Amaru, il centro della ribellione si spostò a Collao, includendo il sud del Perù, l'altopiano Boliviano, e l'estremo nord dell'Argentina. Il 13 Marzo del 1781, cominciò il primo assedio a La Paz, che all'epoca aveva 23.000 abitanti circa. Sotto il comando di Julián Túpac Catari, 40.000 indios la tennero sotto assedio per 109 giorni (la prima volta) e 64 giorni (la seconda). Il 1° Luglio del 1781, il comandante spagnolo Don Ignacio Flores ruppe l'assedio della città, e gli indios dovettero ripiegare verso le colline circostanti.

Ad ogni modo, quando Flores abbandonò la città il 30 Luglio, gli indios tornarono alla carica. A metà Agosto, all'esercito degli insorti, si unì Andrés Túpac Amaru, figlio dell'inca, il quale tentò di inondare la città deviando nella sua direzione le acque del vicino fiume. Ma il tentativo fallì e invece arrivarono le truppe realiste a difendere La Paz. Julián Túpac Catari fu catturato a causa del tradimento da parte di un suo amico. Nello stesso periodo, nella regione di Potosí, il famoso centro minerario, simbolo del peggiore sfruttamento degli indigeni, un altro capo ribelle, Tomás Catari, condusse una dammatica lotta contro i corregidores e i loro agenti. Sempre in tale periodo, gli indios del Chaco organizzarono una vasta insurrezione Tupamarista. Il progetto diffuso tra gli Indios era di avere un "Re Inca", e di liberarsi perciò del giogo Spagnolo. Durante il mese di Aprile, la ribellione continuò estendendosi in tutta la provincia di Tucumán (nord dell'Argentina), ma gli spagnoli avevano armi superiori, e inoltre in alcune regioni (Buenos Aires e Mendoza) si produssero solo manifestazioni di solidarietà con Tupac Amaru, ma non una vera e propria insurrezione, e quindi gli spagnoli poterono riorganizzare le loro truppe e dirigerle verso i veri focolai di ribellione. A metà Aprile, gli spagnoli dominavano la situazione, ma nella seconda metà di Maggio, l'insurrezione scoppiò di nuovo con maggior forza. Nei mesi di Maggio e Giugno la ribellione si diresse ad occidente, verso i paesi dell'alto Perù, però gli spagnoli la soffocarono, e così l'attività dei ribelli nei territori dell'Argentina si esaurì a fine Giugno.

Il 17 Settembre del 1781, il vicerè del Perù, Don Agustín de Jáuregui promulgò un'amnistia generale, e l'esenzione dell'imposta per un anno. Furono iniziate trattative di pace, per due motivi: la rovina economica di entrambi i virreinati (i vicereami di Perù e Argentina), dovuta ad un anno senza raccolto e alla completa paralisi commerciale, e il pericolo di un'invasione inglese nelle coste Sudamericane. L'atto solenne di conferma ufficiale delle condizioni di pace, e del rispetto dell'autorità, ebbe luogo il 26 Gennaio del 1782 a Sucani, paese situato nella provincia di Tinta, dove tutto aveva avuto inizio. Nonostante l'accordo, gli Spagnoli non rispettarono le condizioni, e Diego Cristóbal Túpac Amaru fu arrestato il 15 Febbraio del 1783; nei mesi seguenti furono catturati anche tutti i suoi parenti. Gli spagnoli naturalmente cercavano vendetta, e la sentenza di morte contro i prigionieri fu pronunciata il 1° Agosto del 1783. Con ciò speravano di aver chiuso definitivamente questo capitolo della storia. I realisti comunque si sbagliavano. Túpac Amaru è considerato tuttora come simbolo delle rivendicazioni indigene. L'insurrezione da lui iniziata aveva obiettivi più ampi, e questo spiega il fatto che l'inca cercasse con tanto impegno l'appoggio dei creoli, sottolineando la necessità dell'amore fra tutti gli uomini, senza distinzioni, nati in terra americana. La politica di Túpac Amaru puntava alla solidarietà di tutti i nativi del continente, attorno a determinate rivendicazioni politico-sociali, tra le quali le più importanti erano l'abolizione dei corregidores, la soppressione delle mitas e obrajes, e delle altre forme di sfruttamento. L'insurrezione di Túpac Amaru costituì una delle spinte più significative nel percorso verso l'indipendenza sudamericana. Come conseguenza del movimento Tupamarista, la struttura coloniale si incrinò a tal punto che nessuno credette più alla possibilità di un suo completo ripristino. Tale convinzione fomentò il desiderio di cambiare le cose e la fede nella possibilità di effettuare tale cambiamento. Nonostante mancassero ancora trent'anni all'inizio delle guerre d'indipendenza, l'anelito di libertà era già presente. La ribellione dei Túpac Amaru aveva posto le basi per un futuro libero dal giogo Spagnolo. Questi sono gli indissolubili legami tra l'America insurrezionista e l'America emancipata.

 

Tratto dal sito
cronologia.it