MIME-Version: 1.0 Content-Type: multipart/related; boundary="----=_NextPart_01C558B9.4812E8C0" Questo documento è una pagina Web in file unico, nota anche come archivio Web. La visualizzazione di questo messaggio indica che il browser o l'editor in uso non supporta gli archivi Web. Scaricare un browser che supporti gli archivi Web, come Microsoft Internet Explorer. ------=_NextPart_01C558B9.4812E8C0 Content-Location: file:///C:/076B2E09/ELISACIABATTINI.htm Content-Transfer-Encoding: quoted-printable Content-Type: text/html; charset="us-ascii"
ELISA CIABATTINI
Padre Adora= to,
col corpo tutto
a Te volta
mi scopro capace di piangere:
nel Tuo spazio soltanto
mi è possibile
gemere da figlia
e supplicarTi il riscatto
dalle granfie delle tenebre.
Fa’ p= ascere il mio smarrimento
verso le distese della Tua misericordia:
brucare sotto il Tuo aggetto
concede al mio piede
la staffa della salvezza.
Detergi gli= sbreghi
infertimi= p>
dai pruni del peccato.
Sgomberami = il cuore
dall’imbroglio dei tralci.
Sbuccia la = mia anima
e grattane via le brutture:
so
che il Tuo scalpello
mutila e sbratta
anche gli aculei più aguzzi.
Oh Amatissi= mo
Ti imploro il mio recupero:
desidero tornar fedele
al labaro della Tua parola.
Ma
non asciugarmi gli occhi
se debbono ungersi di tormento:
la manica della pietà
merita
una superficie ben levigata;
non può certo
sbrindellar= si
sulla punta di un truciolo.
Perciò
non dar tregua al mio lamento
se ritieni
che possa esser più intenso,
se al suo passaggio
la gola non si è aperta abbastanza,
se non son
per intero
un grido,
un fremito,
un nervo a Te sotteso.
Solo a cadu= ta compiuta
conviene
che mi rialzi,
poiché è la profondità di un precipizio
a fornire la misura corretta
per apprezzarne
la risalita al culmine.
Ed allora
Signore Car= o,
sdrucitemi le asperità
e
ripresa
implicami pure
- rassettat= a e redenta -
nei Tuoi progetti
e incatena stretto
il mio destino alla Tua volontà:
perché
servirTi mi rende libera
ed esser liberata è fonte di gioia.
Che
dunque
lumeggi in eterno
la mia novella schiusa!
Mi rammaric= a
però
la mia pochezza:
forse
non è nemmen degna
d’esserTi offerta,
ma
è quanto
sta ora racimolato
in queste mani gonfie
postesi
oblique e tremanti
ad aspettar
che Tu
ne accolga il dono.