MIME-Version: 1.0 Content-Type: multipart/related; boundary="----=_NextPart_01C55E27.02FFA110" Questo documento è una pagina Web in file unico, nota anche come archivio Web. La visualizzazione di questo messaggio indica che il browser o l'editor in uso non supporta gli archivi Web. Scaricare un browser che supporti gli archivi Web, come Microsoft Internet Explorer. ------=_NextPart_01C55E27.02FFA110 Content-Location: file:///C:/8F2A2DD1/ALESSANDRODIPRIM1.htm Content-Transfer-Encoding: quoted-printable Content-Type: text/html; charset="us-ascii"
ALESSANDRO DI PRIMA<= o:p>
XI passaggi minimi
I
mia cara, ora che sei lontana
questa che scopri precisa nel centro
a mezz’aria - sospensione
di tempo e di parola -
non è la mia mano
o
luce perfetta di memoria
ma l’angolo più buio
che ci sfiora e unisce i corpi
oggi 29 marzo prima di partire
senza dire chi di noi e se siamo
il mio il tuo nome, o puro spazio
(e tu, che a un nulla prossima mi indichi
Sunrise di Norah Jones = in radio
quasi fosse la sola resistenza
di voce e di calma possibili
alla deriva furibonda del cielo
IV
così mia cara, ogni gesto è sospeso
dentro questo più interno del mondo
che stana al gelo della lingua il corpo, il terriccio
del
sogno da cui ti parlo
o consistenza di luce verso il mare
V
(penso adesso alle persone care
quelle disperse sulla riva
una folla di volti senza tracce
o minimi lasciti
minime cose a cui appigliare
mio padre mia madre, altra vita in fondo
alla loro deriva consueta)
VI
29 marzo 20= 04, oggi lascio
che molta pioggia a poco a poco
scivoli sull’orlo di ogni cosa
o almeno che si ragioni io tu
perché e come dire se la nostra
è tecnica precisa o inclinazione
alla città d'inverno, al suo cuore
VII
(le pareti i minuti
la parola “dopo” che si ferma
dai venti del nord raggelante
nell'angolo esatto della stanza
lentamente e in silenzio abitata)
(la tua bocca è solo immaginata<= o:p>
questa sera in questa casa che ripete
la linea =
il
taglio netto del lampo
che non fa dormire - il distacco
della=
span> terra =
dal
mare)
IX
vedi, cara, poche storie
nemmeno me lo sogno
io di uscire scambiarci sottovoce
solo amori un dio che non sappiamo dire =
tanto più vere se la precisione
impone all’improvviso
il flettersi del corpo della voce
senza increspature o la paura
di essere ancora e dove, vivi
X
già scontate all’ora di cena
XI
(quello che non sai, e che ci lega
è l’unica parola necessaria
il segno meno che ci svela
come di chi non sia arrivato,
il modo nello sguardo quotidiano
che ho di aspettarti)
(altra stagione e luce e ora
del nostro lunghissimo abbraccio)