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ANNIVERSARIO MORTE DEL POETA
FELICE MASTROIANNI

(Platania 4 agosto 1914 – Lamezia Terme 21 aprile 1982)

Il 21 aprile cade l’anniversario della morte di Felice Mastroianni, poeta di Platania (Catanzaro), descritta così in una sua lirica «Questo mio paese ove sono nato che prese nome dai platani, il paese del cuore mio, dei miei morti, della mia speranza, dove potrò un giorno finalmente dormire per sempre sopra la collina che guarda al mare».

E così continua in un’altra poesia: «Sei la gramigna il solco il volto disseccato delle fiumare il tronco annerito dal fulmine: sei la mia terra..... Sei le lagrime il sangue il torto la fame l’umiltà calpestata il rancore l’occhio del servo dalle libere alture degli avi briganti... Sei l’odio l’amore la muta preghiera l’esilio: sei la mia gente».

Felice Mastroianni poeta del sud è alla ricerca di radici nobili e ritrova nelle sue vene il sangue dei greci antichi. Pubblicò, infatti, anche in lingua neogreca le raccolte “Quaderno di un’estate”, “Primavera” e “La favola di Eutichio” per avvicinarsi alle civiltà di un tempo.

Un poeta che, segnato dalle sventure familiari e dagli sconvolgimenti della seconda guerra mondiale, trovò nella Poesia la forza per vincere il dolore e guardare con serenità lo scorrere del tempo. «Ci si abitua al pensiero di quell’ultima strada, come del verde viottolo nel campo.... E quell’estremo andare s’attende come il tempo certo delle castagne, dei grappoli dorati, delle nubi che vanno al Reventino». (Dal cimitero di Poggioreale).

E continua con un’altra lirica: «Mi sono piegato sull’erbe e sulle sorgive, in ascolto, Sul silenzio dei sentieri s’è adagiato il mio cuore.» quasi a voler sintonizzare il proprio battito con quello della terra, nella ricerca del significato più profondo dell’universo.

Al grido del poeta «Perché il vento non si porti via tutto di me....» di fronte all’ineluttabilità dell’essere mortale, il Comune di Platania e la Pro-Loco hanno risposto dedicandogli uno spazio proprio nella “sua” villa comunale, celebrata dallo stesso poeta con il “Canto degli emigrati (Villa di Platania)”.

Perché i cittadini non si dimentichino di uno dei suoi padri, questa poesia è incisa su una lapide all’ingresso della villa, «Ti fai sempre più bella ogni anno ai nostri ritorni: verde giovinezza di tigli, morbida carezza d’abeti, sorriso di magnolia, luce di lontani giorni.».

Raffaele Spada

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