Mutazioni casuali e leggi della probabilita'
La teoria di Cavalli Sforza
Versione del 2003
Di: Giandomenico ponticelli (gponticelli@katamail.com)
1.0 - I limiti dell'evoluzionismo
Come diceva Hebert Spencer*, la selezione naturale garantisce la sopravvivenza del più adatto. Ma nella concezione ideologica dei socialdarwinisti la selezione competitiva era considerato l'unico fattore determinante per la sopravvivenza. Al contrario, oggi sappiamo che la selezione naturale è determinata anche da altri tipi diversi di pressioni, tutte ugualmente importanti. Queste sono: l’alimentazione, il sesso, le malattie ed il clima. Dalla combinazione di queste componenti nasce la competizione. Per gli uomini vi è un’ulteriore fattore di sviluppo, il lavoro. L'uomo, al contrario delle altre specie viventi, non subisce la natura ma manifesta la capacità di poterne modificare il corso in qualche modo.
L'evoluzione non avrebbe nessun senso se la natura non fosse altamente conservatrice. Il DNA ed il meccanismo di trascrizione dei geni sono la prova di questo. Questo meccanismo ostacola soltanto apparentemente l'evoluzione della specie, perchè ogni tanto si inceppa, producendo degli errori di copiatura. Le mutazioni, che costituiscono i mattoni dell'evoluzione, una volta prodotte vengono mantenute per lo stesso principio di conservazione. Le leggi della probabilità regolano questo meccanismo, per questo motivo vengono dette mutazioni casuali. Quando si accumulano un certo numero di mutazioni casuali nasce una nuova specie. Questo accade soprattutto quando non riesce più ad accoppiarsi con gli elementi delle specie precedenti.
Per Cavalli sforza, "la mutazione è casuale e genera delle innovazioni che possono essere utili o dannose. È la selezione che sceglie automaticamente, favorendo le mutazioni vantaggiose ed eliminando quelle sfavorevoli rispetto alle condizioni di vita della popolazione: in questo modo permette un adattamento alle condizioni ambientali, che sarà diverso a seconda dell’ambiente".
Le leggi della probabilità, hanno anche loro una funzione all’interno del processo evolutivo. In gergo tecnico questo fenomeno viene chiamato deriva genetica, ma per molti è semplicemente "il caso". Vediamo nello specifico questo processo.
Se si verifica una mutazione le probabilità che questa si conservi sono pochissime. Prima di tutto può capitare che il mutante non riesce ad avere figli, un’altra eventualità che nessuno di questi porta la mutazione. Una mutazione singola con il tempo va quasi sempre perduta. Può capitare al contrario, che una serie di eventi casuali permettano ad una mutazione di propagarsi nelle generazioni successive, diventando abbastanza frequente. Vi anche la possibilità che soppianti il tipo precedente. "è una questione di caso".
Il ruolo della deriva genetica è più importante quando la popolazione è composta da pochi individui. Perché vi è minore probabilità che si diluisca nel tempo.
Se noi tiriamo una moneta in aria, avremo il 50% delle probabilità che esca un lato anziché l’altro. Se tiriamo la stessa moneta in aria dieci volte, le probabilità che esca sempre lo stesso segno diminuiscono. Nel caso della deriva genetica, la probabilità cambiano ad ogni generazione. Se il numero di mutanti nella seconda generazione è troppo basso può verificarsi che la mutazione non si propaga nella prossima generazione. Per esempio se noi consideriamo che su mille persone nate vi è un solo mutante vi è:
37 % delle possibilità che la mutazione vada perduta
37 % delle possibilità che vi sia un solo mutante alla terza generazione
18 % delle possibilità che vi siano due mutanti alla terza generazione
6 % delle possibilità che vi siano tre mutanti alla terza generazione.
Se i mutanti sono tre la probabilità che la mutazione si perda nella generazione successiva è minore. "Ogni generazione può cambiare la frequenza dei mutanti e con essa la probabilità di una perdita della mutazione". La frequenza dei mutanti all’interno di una popolazione stabile tende a stabilizzarsi nel tempo e la deriva genetica di ferma. Esiste la possibilità che una popolazione resti isolata per molto tempo e che contemporaneamente si verifichi un evento che la diminuisca drasticamente di numero. Si verifica "collo di bottiglia". Questa situazione può avere due effetti sulla propagazione dei caratteri. Un carattere raro in una situazione normale, può scomparire del tutto oppure diventare molto frequente. Questo stato viene chiamato, "effetto dei fondatori". Le conseguenze di questo effetto possono avere conseguenze drammatiche quando si tratta di malattie genetiche rare perché possono diventare molto comuni.
Concludendo, la deriva genetica è "la fluttuazione casuale delle frequenze dei geni da una generazione all’altra".
Dall’incontro tra mutazioni casuali e deriva genetica nascono le basi del cambiamento. La prima fornisce il materiale, la seconda garantisce la sua propagazione biologica. L’evoluzione infine, attraverso il caso e la selezione naturale, elimina i caratteri che sono meno utili e lascia tutti gli altri. "La mutazione propone la selezione dispone; il caso è un fattore aggiunto che letteralmente cambia le carte in tavola ogni volta".
A questo punto emerge la doppia natura del caso. Egli infatti opera su due livelli: per primo vi è un azione statica determinata dalla deriva genetica. Opera anche su un livello superiore, cioè quando si determinano le condizioni su cui si basa la selezione naturale. Per questo motivo Cavalli sforza dice: "L’evoluzione non è soltanto la sopravvivenza del più adatto, come ha pensato Darwin,** ma anche la sopravvivenza del più fortunato".
Per alcuni anche le migrazioni di popolazioni incidono sull’evoluzione e tendono a considerarlo come un’ulteriore fattore. Queste sono come il lavoro un’azione determinata dalla specie stessa, anche se spesso è incosciente, che ha come conseguenza il costruire se stessi. Vediamo perché! se l’isolamento fra due gruppi è totale i due gruppi tendono a differenziarsi, soprattutto se le condizioni materiali a cui sono sottoposte sono diverse. La separazione è prolungata per parecchio tempo, (un milione di anni), può portare anche alla creazione di due specie diverse. La deriva genetica può bastare da sola a generare differenze anche profondissime. La l’isolamento non è mai totale. Esistono migrazioni anche ridotte come quelle tra due villaggi vicini, spesso per motivi coniugali. Questo tipo di migrazione basta a ridurre l’effetto della deriva genetica che si stabilirebbe fra i villaggi.
Le critiche
Ma cosa comportano queste mutazioni! Molte mutazioni sono innocue e riguardano cose come, il colore dei capelli o degli occhi. Un’altra questione invece è quando si cerca di giustificare l’evoluzione dell’uomo soltanto attraverso le mutazioni casuali. Per Cavalli Sforza le dimensioni del cervello umano e lo sviluppo di nuove funzioni è dovuto a una serie di mutazioni genetiche. Per noi marxisti, non è sufficiente a spiegare l’evoluzione umana. Perché come lui stesso afferma, vi sono anche variazioni qualitative nella parte del cervello destinata alla produzione e comprensione del linguaggio. Gli scienziati non riescono a spiegare questa relazione ma per noi, come abbiamo già visto negli scritti sull’origine dell’uomo e dagli studi di Engels***, è il lavoro a svolge un ruolo determinante. Questo ruolo non è riconosciuto dalla scienza ufficiale, che arriva alla contraddizione di pensare che: il martello nasce prima della mano che l’ha costruito.
Cavalli Sforza
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* Vedi anche: "il darvinismo sociale"
** in realtà è un affermazione di Hebert Spencer
*** vedi anche: "Dalla scimmia all’uomo", "Il lavoro e l’origine dell’uomo" ed "Il ruolo rivoluzionario del lavoro nell’evoluzione umana".