STORIA

La larghissima diffusione di questa bevanda rappresentava uno stimolo fertile e continuo alla produzione di macchine per fare il caffè, sia per uso domestico che per i locali pubblici.
Da semplice strumento, che si esibiva nella funzione da espletare, quale era la vecchia napoletana, la Bialetti finiva per diventare elemento d'arredo.
Dalla semplicità dei primi modelli d'anteguerra si passava negli anni Venti alla monumentalizzazione della macchina, assimilata a un gusto architettonnico di disegno dichiaratemente Dèco.

La diffusione del gusto Art Dèco è evidente anche nella forma sfaccettata della caffettiera Bialetti.
Questa rappresenta un caso eccezionale di longevità per un prodotto industriale: progettata nel 1930 viene realizzata ancora oggi nella sua forma originale.
Alfonso Bialetti aveva imparato il sistema della fusione in conchiglia in Francia, dove si era recato per apprendere nuove tecniche della lavorazione del metallo.
Nel 1930 ideò la prima caffettiera, aplicando questo sistema di fabbricazione, che grazie a un particolare processo chimico che l'alluminio subisce durante l'ebollizione del caffè, permetteva di dare un'ottima bevanda, in quanto il metallo ne assorbiva l'aroma.
Nel 1932-33 iniziò la produzione della caffettiera, che rimase a carattere artigianale fino al dopoguerra,quando Renato Bialetti, figlio di Alfonso Bialetti la lancerà su scala industriale.

Mediante una strategia aziendale molto avanzata per i tempi, la produzione arriverà nel 1954 a superare il milione di pezzi realizzati in un anno, soppiantando in tal modo la napoletana nelle cucine degli italiani.