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Offensivo è il tempo

Di: Michael Santhers

Michael Santhers è nato a Cercemaggiore, in provincia di Campobasso e risiede in Campomarino. Ha pubblicato «Piccoli rumori dell'anima»,  «vite contromano»,  «amori scaduti di un essere qualunque», «pensieri che non dormono mai», «una farfalla all'ombra della luna», «quando gli alberi si rifiutano di ospitare le foglie», «le rose piangono al tramonto»,  «normalità incondivisibili tra maschere clonate», «un temporale acclamato con nuvole dirottate», «poesie cialtrone e parole fredde».

«Offensivo è il tempo

Che si fa misurare

Con i nostri volti degradati

Imbrogliati dalle stagioni

Distratti dagli amori

Che si ricorrono

Per ritrovarsi in carcasse sbigottite

Che si regalavano fiori».

I fatti umani non possono essere studiati isolatamente, ma nella loro necessaria connessione con quelli anteriori e posteriori.Questo «intendimento interiore degli avvenimenti umani» come ho detto, forma la coscienza storica che è intimamente legata al principio della relatività. La coscienza storica esige una mente matura e lungo studio e forte amore: perché va analizzato ogni documento che possa affermare la verità, la coscienza artistica disincarna le cose, le anticipa e la storia li acquisisce soltanto quando questi fatti narrati in qualsiasi modo dagli artisti si avverano; quindi è la Poesia e l’arte in genere che fa la storia. Ecco perché il Poeta qui parla di tempo offensivo e non solo perché ci fa vedere i volti degradati.

Ma supponendo pure che ci fosse la possibilità di legare in un solo fatto la filosofia della storia si dovrà seguire quella di Sant’Agostino o quella di Vico o quella di Hegel, per capire l’offesa del tempo che la storia ha fatto passare, mortificando l’arte. Per superare le precedenti difficoltà d'interpretare l’arte e i fatti storici, non posso tralasciare un indicativo passo del Rousseau: «L'ignoranza o la parzialità dissimula tutto... I peggiori storici per un giovane sono quelli che giudicano, i fatti!» Ma se il Poeta li giudica da sé, imparerà a mettere a nudo i difetti del tempo perché la Poesia già nel subconscio gli ha fatto conoscere gli uomini.

«Quei fiori che primo o poi

Si accosteranno ad una croce

Ad un pianto secco

Ad un viaggio che si deve fare per forza

Con l’ansia di non disturbare»

Se il giudizio dell'autore lo ha guidato «fino ad un viaggio che si deve fare per forza»,  continuamente vedrà soltanto con l'occhio di un altro; e quando quest'occhio gli manca, non vede più nulla... Infine un altro difetto è che mentre la storia ci mostra assai più le azioni, che non gli uomini, poiché non coglie questi che in certi momenti determinati, nei loro vestiti di gala, il Poeta vede l’uomo, legge nel suo animo. La storia (il tempo) non espone che l'uomo pubblico, il quale si è acconciato per farsi vedere: non lo segue in casa, nel suo studio, in famiglia, in mezzo ai suoi amici; non lo dipinge che quando fa bella comparsa; essa dipinge insomma più il suo abito che la persona, mentre l’arte descrive e dipinge quello che l’uomo ha dentro.

Il Rousseau avverte «E' un errore ridicolo far studiare la storia ai fanciulli. Ci s'immagina ch'essa sia a loro accessibile perché non è che una raccolta di fatti. Ma che s'intende per questa parola «fatto?». Si crede forse che i rapporti dai quali i fatti storici sono determinati, siano così facili a comprendere, e che le idee a loro relative si formino senza fatica nello spirito dei fanciulli?»

Si crede forse che la vera conoscenza degli avvenimenti sia separabile da quella delle loro cause e dei loro effetti? E che la parte storica dipenda tanto poco da quella morale che si possa conoscere l’una senza l'altra? Se nulla si vede nelle azioni degli uomini fuorché dei movimenti esteriori e puramente fisici, che cosa s’impara dalla storia? Assolutamente nulla come afferma Montale: «…la storia non è magistra di niente». E' uno studio spoglio d'ogni interesse, che non vi da più piacere che istruzione. Se volete apprezzare queste azioni dai loro rapporti morali, cercate di comprendere questi rapporti: l’arte è intuizione, la storia, la narrazione della vita d’uomini che hanno compiuto azioni nel tempo che è passato e per questo «offensivo». Abbiamo bisogno di creatività che possa avvertire il cambiamento della società e dell’umanità affinché questa non si disperda dietro fatti che offendono il tempo.

«Sbrighiamoci

Prima che ci vedano

Con due fossi negli occhi

 

... E' LA FINE ... »

Questo importa: conoscere il pensiero del Poeta, prima che si scriva la parola «Fine», lasciando da parte i pettegolezzi circa gli uomini che l'hanno esercitato, e tenendo conto invece dei principi, dei metodi, che lo riguardano; né si devono trascurare i pensieri.

A questo prezioso indirizzo che lo Spencer da ai Maestri dell’Arte possiamo aggiungere alcune acute osservazioni del Labriola: «E' noto a tutti gli educatori come la mente del fanciullo tenda a fantasticare, non bruciatela con nozioni e date storiche, ma avvicinatelo alla fantasia», insegnate loro che la fantasia è il primo frutto della vita e non pensa alla varietà dei fatti, fate sì che fermi più spesso possibile gli aspetti particolari della sua fantasia che non gli elementi che il tempo offensivo rende essenziali. Si faccia sì che sia la forza a dare all’esposizione fantastica un indirizzo, che possa poco per volta temperare l’interesse della varietà, col bisogno di fissare l’attenzione ora in questa ora in quella cosa principalmente, come per rispondere a delle domande che la riflessione gli fa produrre a mano a mano, che la sua fantasia gli suggerisce e non sia d'intoppo al facile fluire della fantasia e della memoria.

Reno Bromuro

 

 

 

 

 

 

 

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