Ritorna alla Home Page di: Poeticamente

"Le recensioni qui presentate sono tratte dalla Mailing List di Poeticamente"

Fenice

Di: Walter Lundari

Si può affermare che da sempre l'uomo, davanti alle innumerevoli difficoltà della vita, abbia sentito il bisogno di evadere e addirittura di estraniarsi in un mondo sereno, in cui poter dimenticare gli affanni quotidiani e sfuggire alle paure, alle angosce che, in alcuni momenti difficili, lo assillano e lo perseguitano.

C’è chi si rifugia nelle sostanze stupefacenti ed eccitanti. Queste sostanze sono state conosciute fin dall’antichità, ma il fenomeno della droga, questo è certo, non ha mai assunto le dimensioni che sta assumendo in questi ultimi tempi, facendo sorgere tante legittime preoccupazioni nell'opinione pubblica. Per il passato, il vizio faceva le sue vittime tra alcuni disadattati sociali soltanto ed allignava in ambienti ben determinati e particolari d’artisti o pseudo tali. Oggi purtroppo il fenomeno si estende sempre di più, tanto da far pensare alla droga come ad una delle malattie di questo secolo. L'uso e, quel che è ancora più grave, l'abuso di sostanze stupefacenti, diventa sempre più comune e si diffonde soprattutto tra i giovani.

Il fenomeno ha senz'altro aspetti più preoccupanti in altre nazioni, come per esempio gli Stati Uniti, ma anche in Italia sta diventando un problema, che ogni giorno angoscia tante famiglie. L'ufficio federale narcotici ha calcolato che 25 milioni di Americani farebbero uso di stupefacenti, come pure è stato accertato che la droga si diffonde tra i giovani tanto che quindici minori sono morti per droga nel 1960, 40 nel 1964, 80 nel 1967 e 225 nel 1969 e 400 lo scorso anno.

La droga di Walter ha sì un nome antico, anzi antichissimo; potremmo dire senza errare che è antecedente al periodo egizio, ma è una droga cui anch’io ne farei uso, anzi ne faccio uso smodato durante le 24 ore del giorno: la Poesia, che per me non è solo droga, ma amore, un amore morboso se volete, ma è un amore tanto forte e grande che non mi fa sentire la senilità.

«Esitai lungamente al pensiero di te.

L'acqua fresca del mattino, scorrendo,

mi sottrasse ai sogni, e tu esistevi già.

Non so a quale dei due mondi tu appartenessi,

a nessuno?»

Molti chiedono, come fa il poeta, «quali dei due mondi appartenesse», mentre eminenti studiosi vedono una stretta connessione tra diffusione della droga e aumento della criminalità, specie minorile. Infatti, in primo luogo, molti eccitanti suscitano nel drogato un comportamento aggressivo; in secondo luogo il tossicomane per procurarsi i mezzi che gli permettono di assecondare il suo vizio, non può trovare di meglio, in genere, che dedicarsi al furto o ad altre attività delittuose, come lo sfruttamento della prostituzione; ma il fenomeno del Lundari  ha le dimensioni della fantasia, dell’immaginazione, della creatività, della trasfigurazione della realtà in arte maggiore, cosa che al giorno d’oggi non trova sollievo negli altri che non hanno o non hanno voluto imparare come trasfigurare la realtà in arte e attraverso il conflitto dell’IO creativo e del SE’ razionale creare l’opera che ha in sé l’arte maggiore.

Invece, oggi, gli aspetti allarmanti, tanto che non si riesce più a controllare l’invasione di parole, sia in prosa sia in versi, c’è qualcuno che le usa anche per il teatro, senza averne conoscenza. Ora il flagello della poesia dilaga, innanzi tutto, perché moltissimi hanno appreso l’uso della «tastiera» e il vizio del grafomane trova un terreno più fertile per allignare, data la crisi strutturale della società moderna e l'ancora più preoccupante crisi della gioventù, che cerca di evadere come può, improvvisandosi, alcuni, anche critici non conoscendo un solo autore della nostra era. Se domandi loro chi è Giorgio Seferis, ti rispondono magari che è un panettiere greco; questo per fare un nome, ma tra i nostri contemporanei quali, Massari, Borghi Santucci, Eduardo di Bella, Franco Santamaria, Remil, Spaggiari, Monica Destein ecc… In questo modo si viene a generare un circolo vizioso che spinge a poco a poco il fruitore a diventare divulgatore, per procurarsi anche lui un attimo di soddisfazione; e questo non porta bene alla Poesia, provincializza e distrugge la parte più bella dello spirito: la creatività dell’arte.

Credo che «LA FENICE» di Lundari, questo ci dica tra le righe:

«Fummo, e non ricordo, per mano

condotti ai profumi e ai colori di un tempo.

Esistevamo quando la coscienza di noi stessi

superava le nostre memorie».

Ho parlato di crisi della società e crisi della gioventù, preciso che la crisi della gioventù è solo un riflesso ed una conseguenza della crisi sociale o meglio della crisi familiare.

«Fummo, e non ricordo, per mano

condotti ai profumi e ai colori di un tempo».

Il problema della gioventù è sempre esistito da quando esiste il mondo, giacché ogni nuova generazione ha espresso nuove idee, che appunto perciò sono state in contrasto con il modo di pensare degli adulti, dei genitori. Oggi forse il contrasto si è acuito per vari motivi. I giovani di oggi sono più informati dei giovani di un tempo e spesso, o quasi sempre, sono più aggiornati degli stessi genitori che, presi dalla loro lotta continua per assicurare e mantenere quel benessere raggiunto a costo di innumerevoli sacrifici, non sono in grado di sentire quali siano le esigenze dei figli al di là delle loro necessità materiali.

Si assiste quindi ad un fenomeno, che potremmo dire di autonomia culturale dei figli rispetto alla famiglia, che costituisce un motivo di distacco profondo dalla famiglia stessa, con conseguente rifiuto dei modelli di vita da essa proposti e con la contemporanea ricerca di altre norme di condotta. Da ciò la difficoltà del dialogo e quindi la ribellione e l'isolamento dei giovani. Inoltre la posizione dell'adolescente non è stata mai troppo agevole. Il suo comportamento è condizionato non solo dai mutamenti, che si verificano nella sfera psicologica e a loro volta connessi allo sviluppo fisico, ma anche dal trattamento che gli riserva la società, che spesso non lo considera più bambino, ma non lo ritiene nemmeno adulto. Anzi lo ritiene adulto quando esige da lui determinati comportamenti e lo considera immaturo quando intende imporgli alcune limitazioni.

«Perdona la mia penna, se ti offende,

accoglila come puoi, insieme alle mie debolezze.

La Nostra Natura ci attende».

Dal quadro delineato si rilevano le cause dell'isolamento, dello sbandamento dei giovani e della prepotenza dittatoriale verso i genitori; la perdita di alcuni ideali fondamentali senza la sostituzione con altri valori ugualmente validi genera lo sconforto ed un senso di inutilità. Si riflette sulla superficialità della propria esistenza. Nasce la necessità di reagire. Si reagisce al conformismo imperante seguendo mode, abitudini e modelli di vita, propagandati ad arte da quella società contro la quale si battono.

Si cade nel più appiattito conformismo: Si cerca di fuggire dal mondo, di fuggire dalle proprie responsabilità, avendo intuito che non si è in grado di dominarle. Occorre dunque responsabilizzare questi soggetti, richiamandoli ai loro precisi doveri. Per fortuna essi sono una minoranza per il momento.

«Perdona la mia penna, se ti offende,

accoglila come puoi, insieme alle mie debolezze.

La Nostra Natura ci attende».

Occorre ancora ricordare che l'individuo non è più in grado di distinguere tra realtà e fantasia, e questo è il più grande errore della gioventù.

Reno Bromuro

 

 

 

 

 

 

 

Ritorna alla Home Page di: Poeticamente

Ritorna all'indice di: Poesie & Recensioni

Leggi la Poesia recensita