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Atmosfera nella notte

Di: Marisa Cordioli

 

Amici carissimi, innanzitutto permettetemi di ringraziare Renato Volti per avermi dato la possibilità di incontrarci due volte alla settimana (il martedì e il venerdì) per parlare di poesia.

Mi chiamo Reno (con la enne) Bromuro, qualcuno mi conosce e con gli altri ci conosceremo nel tempo, poiché ho intenzione di parlarvi un poco anche di me, attraverso qualche aneddoto che ha lasciato il segno, pure se sono passati degli anni.

Come primo impatto avrei potuto scegliere una poesia di un grande del passato, ad esempio Alighieri, Petrarca, Leopardi, Foscolo; oppure i grandi contemporanei fra cui Remil, Franco Santamaria (ma di loro già mi sono occupato ampiamente, ma mai abbastanza perché la loro poetica è vasta, non per produzione, ma per contenuti); invece ho preferito che ci conoscessimo con un Poeta "TIMIDO" anzi "TIMIDA" perché è una donna e lo denota non solo la firma ma anche l'espressione poetica, non che ci sia una poesia donna e una poesia uomo, ma ci sono espressioni tali che differenziano gli uni dalle altre.

L'autrice di questa lirica si chiama Marisa, di lei non so niente e se qualcosa riuscirò a sapere averrà parlandone insieme.

«ATMOSFERA NELLA NOTTE» la poesia di Marisa è l'espressione, nei suoi momenti più significativi, di tutta la grandezza dell'amore, anzi di tutta la felicità dell'amore. Nella sua concretezza è di una universalità illimitata.

Nella sua apparente povertà, è di una ricchezza grande. Il motivo fondamentale è tutto racchiuso nell'ultimo verso, pervaso di una dolcezza spasimosa:

«e ci avvolge come soffice coperta

il silenzio»;

un verso che canta variazioni infinite perché è meditazione sulla propria anima e quindi è percezione di tutte le voci più delicate e più tenui, di tutti i moti più lievi e indistinti.

Alcuni versi intermedi non evidenziano stati d'animo scontati e imprecisi ma una viva espressione nitida e sicura. Cosa non difficile a dire se pensiamo che sgorga dal profondo di un cuore femminile.

La serenità che scaturisce da quelle

«mani (che)

si toccano e si intrecciano

fino a farsi male»,

e di una limpidezza espressa con una concisione che non sfiora per nulla un linguaggio da prosa.

Infatti sarebbe bastato che si fosse soffermata con una sola "virgola" in più per cancellare l'impressione di estasi e lasciare quasi fuggente un verso per sotterrare il mondo superiore della poesia, cioè della ispirazione, ciò che di umile ed esaltante la poesia manifesta: Quel cuore di donna squisitamente sensibili ricco di sorprese: cioè di espressioni di ingenua e pure inaspettata profondità.

Reno Bromuro

 

 

 

 

 

 

 

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