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Armonia

Di: Stefano Scandolara

«Da te, per me,

per me soltanto,

in ogni momento».

Il senso della solidarietà universale nella condanna ad un destino senza ragione. Per l'uomo come per tutta la natura, è espresso mirabilmente da Stefano in questi pochi versi.

L'occasione è semplice, quasi banale, l'incontro tra me e te, legati in ogni momento, e dovunque, rotolanti sull’erba rugiadosa di un prato all’alba, correndo tra i tronchi degli alberi giocando a nascondino, o sotto la pioggia, per ritrovarsi uno tra le braccia dell’altra, per se stesso soltanto. Dapprima c’è solo l’ansare dei respiri e non si sa se affannosi per il desiderio o per la corsa; poi lo scherzo innocente di una parola e la risposta improvvisa dell’assenso; poi il poeta avverte in esso la voce inconfondibile e uguale del mondo, vi coglie la gioia, il dolore, l’ansia dell’attesa, la paura che questa sia stata vana, e vi partecipa, con la sua coscienza serena che mai lo lascia, come l’amore.

«Dolce cara musica,

belle urlate parole,

che mi giungono

tenere sommesse!»

Ed eccolo l’amore: la musica! È una delle delicatezze e attestazioni d’amore di Stefano Scandolara alla sua musica, equilibrata fra il vigore descrittivo rapido e la severa meditazione morale. Il poeta ascolta questa musica dall'alto del suo sentire che lo domina; scopre e rivive la bellezza difficile, dolce e aspra e pungente, di una sinfonia, avvertendo nella propria anima la stessa compresenza di gioia e d’amore, di vitalità intensa e animata e di schiva solitudine.

È uno stupendo momento d’evocazione «armonica», descritto con una lucida razionalità. L'occasione esterna è molto semplice; una notte stellata, un cielo sereno, complice il vento che ha disperso le nubi, ode una musica che solleva non solo lo spirito, ma lo fa sentire con se stesso, attraverso il pensiero del suo amore che, forse, in quello stesso istante sta ascoltando la stessa musica delle stelle e pensa le medesime cose.

«…belle urlate parole,

che mi giungono

tenere sommesse!»

evocano momenti indimenticabili. Ma nel quadro normale che la sua mente vede ogni giorno  irrompe, ad esprimere l'aspro e godibile piacere che nasce dalla contemplazione della natura, dell'immagine che «quella» musica evoca e gli pare che sia il mondo ad evocarla come un paesaggio boscoso immerso nel vapore che la rugiada forma al calore del sole. Stefano sente di essere un vivo, a cui si rivolge il «tu» il poeta, per raccontare di una figura di donna avvolta di note musicali: un’intensissima figura di donna che esprime mirabilmente il sentimento d’ammaliato appagamento, di preziosa gioia di fronte al risveglio della natura e delle cose, all'ultimo uomo (se stesso) che vaga nella solitudine, accompagnato dal solo ricordo, sotto una luce sempre più luminosa. Ed Egli va con le:

«Parole che mi portano

La tua calda voce,

che mi dicono tutto,

tutto il tuo amore,

che mi fanno sognare

fra le tue braccia,

insieme, felici».

Accanto alla dolcezza fresca e acuta dei sensi, c'è in Scandolara sempre una vena di sentenziosità gaia, che sfiora la follia. Qui, un'immagine traduce il calore della voce che sa dire tutto, non sa nascondere niente, come il vento, che scuote l'angoscia dell'esistenza dai rami degli alberi e dalla mente degli uomini. Il poeta avverte intorno a sé un'armonia che cresce, misteriosa e amabile come una sinfonia di Beethoven: e pare che le stelle inizino una gara musicale che è canto d’amore, solo questo e nient’altro; la natura annuisce e accompagna con una danza inimmaginabile, nella tempesta musica che sembra allargarsi in un luogo caro della sua vita per i molti ricordi che vi sono legati. Resistere, vivere ancora con tutte le forze quest’amore, contro la congiura degli uomini e delle cose, come una ribellione ad un destino che gli conferma l'irrompere del sentimento come una tempesta improvvisa, attraverso il vulnerabile pensiero che potrebbe sconvolgere ogni sua cosa amata.

«tutto il tuo amore,

che mi fanno sognare»

Ma può anche accadere, soprattutto se pensiamo ai primi due versi ««Da te, per me,/per me soltanto, che manchi l'occasione, e l'immagine delle note musicali che suonano un’armonia per sé soltanto, che per l’infinito spazio del cuore rimanda all’amata, con i suoi versi o il suo canto nasca da un'idea o da un suggerimento culturale, non dal sentimento che lo brucia. In ogni caso, di là delle attese o del pensiero soltanto, il valore simbolico dell'armonia continua ad essere il senso più profondo della sua pronuncia.

L'intera lirica scandolariana è gremita di segni simbolici i quali testimoniano dell’inseparabilità dell'immanenza e della trascendenza, cioè, senza che si neghi il loro carattere naturale, esigono una lettura che lo superi cogliendone il senso. E questi segni, lo abbiamo visto, sono assai frequentemente prelevati dal mondo interiore. Ma in alcuni casi la musica diventa figura  non soltanto momentanea apparizione a chiarire o affermare un concetto, ma si fa apertamente protagonista della poesia, quasi capovolgendo il consueto rapporto tra il simbolo e la cosa simboleggiata.

Reno Bromuro

 

 

 

 

 

 

 

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