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Amore impossibile

Di: Roberta Venarucci

La vita di Roberta Venarucci  non è stata mai troppo facile, per questo si sente invecchiata di dieci anni (beata gioventù!). Si dice: «una persona molto sensibile e spiccatamente generosa ma spesso, troppo spesso, la maggior parte delle persone hanno turbato e violentato il suo reale modo di essere. Avevo solo tre anni quando mia madre si è ammalata di sclerosi multipla (una malattia a quel tempo ancora molto rara); mentre crescevo e gli anni passavano davanti, inesorabilmente e tragicamente, osservavo il suo lento e inevitabile deterioramento fisico e psicologico; mio padre non c’è stato mai particolarmente vicino; sempre in viaggio da un paese all'altro del mondo, sempre più distante da una realtà difficile che mi crollava addosso. Da sola dovevo sostenere qualcosa di troppo pesante, perciò la rabbia e il rancore, i sensi di colpa hanno accompagnato la mia esistenza, hanno rubato la mia tranquillità, l'infanzia, l'adolescenza; mi hanno fortificata è vero ma forse eccessivamente, tanto da diventare purtroppo fredda, scostante. Ricordo ancora vivamente quando mio padre tornava da uno dei suoi numerosi viaggi e mi portava una bambola (ne ho un'infinità di bambole!) Perché non capiva che desideravo una carezza, un bacio, un piccolo aiuto. Una sua maggiore presenza, mi avrebbe certamente resa molto più felice! Scrivere per me è ormai diventato indispensabile  e credo che possiate bene capire il perché.

Mi piace molto leggere e anche studiare, ma non potete neanche immaginare quanto io abbia dovuto, anche in questo caso, lottare per frequentare la facoltà di scienze delle comunicazioni».

Non sono pochi gli studiosi che, in un modo o in un altro, si rifanno al moto romantico, vuoi per rilevare il venir meno dei motivi che alimentavano il Risorgimento come anche la più ampia crisi dei valori romantici che avevano fatto scadere il movimento europeo e, per più complesse ragioni, quello italiano. Altri, viceversa, pensano che occorra prendere atto semplicemente della flessione delle affermazioni positivistiche che, reclamando una verifica del reale, avevano finito per appiattire ogni ansia umana sul mondo concreto nel tentativo di offrire ai vari problemi una spiegazione scientifica risultata alla fine insoddisfacente. In effetti, di là dalla solida realtà, fuori del tentativo piuttosto ingenuo di conciliare scienza e fede, s'intuiva l'esistenza di un mondo privo di contorni precisi e di dati certi, di una realtà non dimostrabile ma non per questo meno valida: le certezze e i valori assoluti della scienza non reggevano davanti all'imponderabile, al senso del mistero, alle ansie, ai brividi dell'ignoto e al capogiro che l'uomo prova affacciandosi agli abissi inesplorati dell'inconscio.

Perciò la situazione che porta a spiegare il fenomeno decadente è molto più complessa di quanto non appaia a prima vista e probabilmente hanno ragione quanti sostengono l'opportunità di operare una distinzione dagli atteggiamenti dell'ultimo Romanticismo o altri che partono non solo dalla crisi del positivismo e del naturalismo ma da quella più vasta che coinvolge nel suo complesso la borghesia europea alla vigilia del Novecento.

Comunque sia, è la parola crisi quella che maggiormente ricorre in tutte queste ipotesi che varrebbe la pena di verificare. Ed è, quindi, più che mai conveniente soffermarsi preliminarmente a sondare lo stato d'animo dell'uomo decadente che si trova turbato da questo sbandamento spirituale ma anche in preda a nuove tensioni che vorrebbero portarlo fuori dalle incertezze e dai dubbi. È proprio tal esigenza che crea un'ansia religiosa e inappagata della verità, un desiderio e una ricerca di Dio che rimangono irrisolti in un misticismo vago e generico che aggrava lo stato di dolore e inquietudine in cui trova a dibattersi la precaria esistenza terrena. L'uomo non si riconosce più nei valori tradizionali, si vede frastornato dall'angoscia del vivere, avverte i limiti della vita, tenta di reagire chiudendosi in una disperata solitudine, dilatandola in un solipsismo che sottolinea i termini di un soggettivismo esasperato quando non si lascia prendere dalla tentazione d'infrangere le barriere del comune e del banale e di affermare orgogliosamente solo la grande virtù dell'uomo superiore.

La crisi spirituale diventa più rischiosa se si pensa alla mancanza d’equilibrio che incrina le coscienze, favorendo uno stato d'animo estremamente provvisorio e incerto sul quale incombe il senso del mistero dell'universo. Spinto da un irrefrenabile quanto irrazionale bisogno di sconfiggere la realtà, ancora una volta sono tentate le vie dell'evasione e del sogno assieme a quelle dell'inconscio, ma tutte con la desolante conclusione di uno scacco finale e irrimediabile. Ognuno può vedere da sé quanto ci sia in tutto ciò dei motivi romantici, calati però in un momento diverso e in una spiritualità profondamente cambiata.

Gli esiti di questi atteggiamenti spirituali sono anticipati dai poeti che sottolineano frontiere nuove per la poesia, intuiscono con le loro illuminazioni e folgorazioni improvvise una realtà diversa sotto quella usuale e consunta delle apparenze, oscillano tra lucidità, intimismo e surreale, riconoscendosi nell'uomo solo e nell'uomo doppio di Baudelaire e nel rapporto interattivo quanto misterioso tra l'uomo e le cose oppure tra l'uomo e i suoi stati d'animo. L'analogia diventa il mezzo indispensabile per tentare di mettersi in relazione con il mondo noto e ignoto e trasformare in simbolo la realtà nella quale si vive, mentre la musica e la poesia acquistano un valore immortale di mezzi con i quali l'anima può intravedere quello che c'è al di là della vita. La poesia diventa intuizione, il poeta un veggente che interpreta la realtà sul filo della vertigine, della sofferenza, della pazzia e dell'estasi, mentre la parola si assottiglia e diventa magia nel ritmo che cambia col del verso libero, per estenuarsi nella perfezione della forma, nella poesia pura che corre ai limiti dell'estetismo.

E se il poeta spesso ricorre al facile ritmo cantabile e musicalmente tradizionale, altre volte il verso si spezza, s'interrompe, si smarrisce in pause, brevi e frequenti, ripete le parole come chi è in preda a sbalordimento e vuole convincere se stesso di quello che va intuendo, mentre assapora il sottile veleno dell'inquietudine e dell'ansia, lo smarrimento angoscioso di chi è prossimo alla morte e non vorrebbe morire, ma sente che l'irreparabile sta per verificarsi, aggravato dalla vana ricerca di una felicità mai gustata e solo intravista, e dal senso del mistero insondabile delle cose. Lo stesso volgere in chiave simbolista certi miti dell'antichità o della storia e si ha la sensazione precisa di trovarsi davanti ad un poeta nuovo che ha compreso la dimensione diversa che si sta preparando alle sorti della nostra lirica.

«Se il giorno e la notte fossero un unico mondo

l'amore che provo per te

sarebbe come un fuoco che arde sulla sabbia

ad un passo dal mare....

Ma il giorno continua a vivere pur non incontrando mai la notte....

così io ti amo pur sapendo che non ti avrò mai!»

Nonostante l'apparente semplicità della lirica la Venarucci ha saputo dare una collocazione diversa ed una prospettiva nuova alla poesia, mostrandosi capace di intuire e interpretare, con modernità sconcertante, l'inquietudine e l'incertezza dei tempi.

La sua sensibilità le fa avvertire la presenza dell'abisso e del mistero e le sotterranee analogie esistenti tra il suo spirito e le cose.

La sua poetica può apparire come quella del «fanciullino» pascoliano, con gli occhi del quale ella riesce a guardarsi attorno con stupore e curiosità, rintracciando il grande e l'eterno anche nelle cose piccole e precarie dell'esistenza.

«Ma il giorno continua a vivere pur non incontrando mai la notte....

così io ti amo pur sapendo che non ti avrò mai!»

Il tema del dolore è molto presente in questa lirica, ma senza gesti di ribellione o di vittimismo. Assieme al dolore è il senso della morte e del mistero, addolciti dal pensiero della fraternità e della solidarietà che deve unire gli uomini, e della contemplazione rasserenante della natura.

Reno Bromuro

 

 

 

 

 

 

 

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