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«I Poeti che presentiamo in questa rubrica sono stati scelti con la saggezza dell’imparzialità.

Adesso sta a voi dirci, con il vostro voto (da 1 a 10), quanto conta «la nostra saggezza»

e chi merita la «Corona d’Alloro»

con il vostro suffragio dato con la medesima saggezza critica, tenendo presente l’opera, non il Poeta»

«POETA TOP DEL 2005»

Per votare basterà inviare un e-mail, al seguente indirizzo: poeticamente@libero.it, scrivendo nell’oggetto il nome dell' Autore  cui intendete dare il voto

Presenta:

MARGHERITA RIMI

 

CONNUBIO TRA DISSACRAZIONE POETICA

E SCIENZA ANALITICA

 

Margherita Rimi, è nata a Prizzi (Palermo) nel dicembre del 1957. E’ laureata in medicina presso l’Università di Palermo, svolge l’attività di neuropsichiatria infantile. Il suo nome lo trovi in oltre quindici siti web ed in tutti leggi la sua poesia accomunata alla Dickinson.

Quando ho ricevuto «Per non inventarmi», un libretto che raccoglie settantadue poesie ed è maneggevole, si può portare in tasca comodamente, edito dalla Edizioni Kepos nel 2002, che ringrazio perché mi permette di leggere poesie fresche e riposanti, comodamente seduto all’ombra di un albero gustando appieno la ricchezza d’immagini, che le parole ricercate volutamente evocano, lasciandomi spesso con lo sguardo nel vuoto e il cuore gonfio di gioia.

Margherita Rimi, non è il primo né sarà l’ultimo Medico che coltiva la poesia, nell’era contemporanea. Ha pubblicato la prima raccolta di versi nel 1990 dal titolo «Traccia d’interiorità», Cultura Duemila, Ragusa. Alcune poesie sono state inserite in AA.VV., Petali di sole, Mazzotta, Castelvetrano mentre la silloge Righe mancanti è inserita in AA.VV.Il volto dell’altro.Itinerari tra alterità e scrittura,Kepos,Castelvetrano-Palermo.

Afferma Marilena Renda nella prefazione che Margherita Rimi:«è sempre alla ricerca dell’unità perduta, di un’impossibile ricomposizione, di risposte non più transitorie, come nel mito dell’origine riferito a Platone, la Rimi si serve, con il massimo ludibrio, della possibilità delle parole…»

Più realistica e attinente alla natura poetica, soprattutto al mondo poetico di Margherita Rimi è la nota di Nuccio Mula, nella quale afferma, che le  liriche che compongono il libro: «delineano un paesaggio interiore scavato nella pietra dura, nell’ossidiana tagliente di uno sguardo preciso e instancabile nell’inseguire, registrare pensieri ed emozioni.

Una perlustrazione inesausta, dunque, un battere il terreno palmo a palmo: le zone desolate, quelle in ombra, quelle impervie, e le voragini dove radica il dolore, le ragioni ultime del nostro agire. Per ricostruire, così, una geografia, una mappatura dell’essere e dei suoi confini, certi e prontamente sondabili: pareti che ci restituiscano la nostra voce, il senso e la misura della nostra presenza nel mondo».

GENERAZIONALE

Cosa abbiamo creduto  

Lasciata in piedi

non so più ricadere

né rincorrere

una croce che manca


Inizio come te

sdottrinata
muta a dondolare

In generale è stata usata l'immagine di «una perlustrazione inesausta, per ricostruire la mappatura dell’essere e dei suoi confini» come simbolo dello Spirito e la sua visualizzazione è molto suggestiva ed evocatrice. Ma ancora più efficace e suscitatore di energie e di processi psico-spirituali è l'uso del simbolo, cioè la visualizzazione del passaggio, dello sviluppo, della mappatura dalla nascita al suo sviluppo verbale e poetico, come un fiore che si apre lentamente al sole per bere la verginità della rugiada.

Lo sviluppo corrisponde ad una realtà profonda, si apre per capire e, indubbiamente, obbedire alla legge fondamentale della vita, che l’autrice manifesta con vigore lirico tanto nei processi della natura, quanto in quelli umani. Il nostro Essere spirituale, il «sé», che è la parte essenziale e più reale di noi, è, di solito, avviluppato dalle  sensazioni, prima; poi dalle molteplici emozioni ed impulsi, quali le paure, i desideri, le attrazioni e le repulsioni; e, dall'attività mentale inquieta e tumultuosa.

Quindi è necessario togliere o allargare questi viluppi, affinché si palesi il Centro Spirituale.
POST-GENERAZIONALE

Ci siamo

senza punti estremi

da toccare

Ai soliti posti

che aspettano

per darci respiro

Per non allontanarci troppo

con le idee

che sanno tentare

e non sanno ritornare.

Questo avviene, tanto nella natura quanto nell'animo umano, in virtù dell'azione mirabile e misteriosa della vitalità lirica, poetica e psicologica, che urge dentro ed opera in modo irresistibile e inarrestabile come un fiume in piena. Perciò il simbolo, anzi il principio della crescita, dello sviluppo, della evoluzione, è spesso utilizzato (non dimentichiamo che l’autrice è psichiatra), nella psicologia e nell'educazione e su di lui si basano la concezione e la pratica della psicosintesi. L’autrice sa che la sua applicazione è l'esercizio che darà forza e vigore lirico alla sua poesia.

La poesia delle Rimi che nasce come un boccio di rosa chiuso; poi piano piano, verso dopo verso, si visualizzano lo stelo, le foglie e, alla sommità dello stelo, il boccio, che bevendo l’intimo sole dell’anima della Rimi sboccia per essere accolto (se preferite colto) dal lettore, che ne rimane incantato, perché mentre legge ed  osserva, vede che poco a poco il verso si materializza, lasciando scorgere le immagini più poetiche che abbia potuto leggere fino a quel giorno.

A questo punto, il lettore sente il profumo delle parole, ne inala l’odore e si rende conto che questa poesia ha un suo profumo caratteristico: tenue, dolce, gradevole, come una sinfonia di Beethoven.Anche il simbolismo è spesso usato nel linguaggio.

«Il giro a vuoto

inconcludente
delle tue braccia


L’impossibile passaggio

delle tue labbra

tra i mie desideri


Non mi volevi

quello


che potevo essere».

Gli effetti che questi versi producono nel lettore sono diversi ma molto buoni. Alcuni in loro trovano il risveglio dell’«impossibile passaggio/ delle tue labbra», un risveglio di qualità interne che fino allora erano rimaste latenti e che solo ora acquistando forza e coraggio dai versi fortemente «intriganti» affrontano il processo diventando essi stessi «quello/che potevo essere» e grazie alla tua poesia ora posso «essere». Altri, invece hanno vere espansioni di coscienza. L'efficacia dell’apprendimento dipende soprattutto dalla capacità di introiettare i versi, di identificarsi con loro in modo che il simbolo continui la sua creatività. Vi è una grand’affinità fra il processo di sviluppo nella mente del lettore e quando avviene la personalità ordinaria diventa seme di ciò che il verso ha cercato, o fatto diventare divenire mediante una propria, crescente autorealizzazione.

«Adesso mi accarezzano

le carezze mai fatte

mi guardano presenti

Mi abbraccio alle cose

che non rimangono

che non ingannano


Mi volevi

quello
che non potevo

essere».

Il significato simbolico di questi versi è evidente: essi sono usati per promuovere il processo tra quello che «non potevo essere» e ciò che «vuole essere» sono particolarmente adatti per soggetti più obiettivi e pratici, e permettono di scoprire il simbolismo insito nella natura lirica e nei suoi processi.

Fino ad ora ho considerato l’intuizione e la comprensione, ammesso che l'intuizione esista come funzione psicologica specifica e indipendente, e la comprensione non sia una funzione irrazionale. Afferma Jung in Psychological Types - New York, Harcourt, 1933, p. 569: «questo termine non denota qualche cosa di contrario alla ragione, ma qualche cosa che è fuori dal campo della ragione» e la Poesia è un’opera d’arte che sta al di fuori della ragione, perché se la filosofia studia l’evoluzione della vita, la scienza analizza i fenomeni, la poesia disincarna la realtà oggettiva perché il Poeta possa dalla disincarnazione oggettivare la sua opera d’arte.

L'intuizione del Poeta, per quanti studi siano stati fatti, è una delle funzioni meno riconosciute e meno apprezzate e perciò generalmente poco sviluppata o repressa. La repressione dell'intuizione, però, è prodotta dal mancato riconoscimento, dalla svalutazione, dall'ignoranza e dalla mancanza del suo rapporto con le altre funzioni creative. Riguardo a quest'ultimo punto è opportuno rendersi conto che un processo conoscitivo completo implica non soltanto l'uso della sola intuizione, ma anche la sua intelligente comprensione, la sua interpretazione e inclusione nel corpo delle conoscenze preesistenti.

La novità della Poesia di Margherita Rimi, sta nell’aver saputo trovare un «accordo armonico» fra scienza e poesia. Prima ha lasciato libero l’«Io creativo», poi ha analizzato la lirica come analizza un malato applicandole un’indagine preparatoria, e se ha trovato la lirica giusta, degna della fiducia dei lettori e soddisfacente per appagare il suo spirito le insegna a camminare: pubblicandola. Nel primo caso ha avuto la certezza del valore dell'intuizione e della complicità evocativa della lirica, che ha visto accentuato il suo valore poetico, perché purificata dalla diversità fra le intuizioni da un lato e le impressioni psichiche e le fantasie immaginarie dall'altro.

Per concludere richiamiamo in causa Nuccio Mula, il quale giustamente conferma:

«Ma l’indagine di Margherita Rimi non è un’operazione solipsistica, limitata al solo scavo nell’ego – per altro, nient’affatto estranea alla sua professione di neuropsichiatra – irradiandosi, invece, concentricamente, prima verso l’altro - un altro significativo dal punto di vista relazionale (madre, compagno etc.) – e le complesse interazioni che ne derivano, e poi, da ultimo, verso il contesto ampio del paradigma sociale, dove la condizione dell’individuo, o degli individui spesso si rivela patologia e dramma diffusi, in una dimensione fenomenica storicamente plausibile…»

Quindi deduciamo con Nuscis, che questa è «Una poesia meditata e matura, discosta da novecentismi mode e tendenze attuali (…) sa darci con originalità e serietà una lettura lucida, folgorante e convincente sul mondo che siamo, nel profondo, e nel fitto delle relazioni in cui viviamo, oltre la superficie abbacinante della vita».


POST-GENERAZIONALE

Ci siamo
senza punti estremi
da toccare
Ai soliti posti
che aspettano
per darci respiro
Per non allontanarci troppo
con le idee
che sanno tentare
e non sanno ritornare.

……….


Il giro a vuoto
inconcludente
delle tue braccia

L’impossibile passaggio
delle tue labbra
tra i mie desideri

non mi volevi
quello
che potevo essere.

……….


DELLE COSE CHE CAMBIANO


Adesso mi accarezzano
le carezze mai fatte
mi guardano presenti
Mi abbraccio alle cose
che non rimangono
che non ingannano

Mi volevi
quello
che non potevo
essere.


…………..


Risparmiami madre
dalle tue braccia
dai tuoi ,, sogni infranti,,
dai malcurati amori
dai tuoi terrori

Non parlarmi più
Devi trovarmi
Devi indovinarmi

Il tuo spavento
d’esistere
è pure
il mio.

……………..


La luna è più
alta

Un luogo per farsi
Prendere
Per farsi ritrovare.



……………….


Così sola
così nascosta
per sorprenderti
per farmi trovare.




Più di me
la paura di vivere
in malgiocati amori

Passerà…Passerà
questo inverno
mentre calca
il mio sacrificio

passi
da restare.

……………..

Sospetto
di non essere nata ancora
in contenuti irreali
della mia passione

La parola
in anticipi di me
che non conosco.


……………..

Un torpore
non si nasconde
agli occhi che si chiudono

Passano e ripassano
i miei sogni
convinti di non

essere
più
amati.


…………..

Troppe parole
abusano di me
rimasta intatta
a non saper
che dire.

…………

Quale folla
domani ci toccherà
Sempre gli stessi occhi
sul tutto che ripassa
ancora in croce
per essere guardato.

………..
Le poesie qui pubblicate sono tratte da: «Per non inventarmi» - edizioni Kèpos 1992

 

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