L’estate ormai era finita.Tutti quei momenti meravigliosi trascorsi con i suoi amici dovevano rimanere solo un ricordo.Viveva in una famiglia considerata dagli altri disgraziata.Sua madre affetta da disturbi psicologici era stata mandata in un istituto,il padre era un alcolizzato e il fratello era l’unica persona che gli era rimasta. In lui contava molto.Faceva di tutto per tenergli compagnia,aiutarlo nei compiti di scuola e portare a casa i soldi per farlo andare a scuola.Tutto quello che aveva passato fino ad allora gli aveva insegnato a non dare fiducia e a non interessarsi di nessuno.Per questo, non aveva mai avuto ragazze anche se il suo fisico poteva permetterglielo.Era alto con i capelli biondi,ma gli occhi erano la sua vera particolarità.Il loro contorno era scuro ed esprimeva tutta la sofferenza passata.Dopo però diventavano più chiari, più limpidi, più vivaci. C’era un distacco incredibile tra una parte dell’occhio e l’altra.La cosa più interessante è che quell’ultimo ritaglio parlava.Raccontava della voglia di vivere e di crearsi una vita propria,praticamente perfetta.Si potevano perdere dei giorni nel guardarglieli.

Quello era il suo primo giorno in una nuova scuola, con dei compagni di classe nuovi e degli insegnanti nuovi. Praticamente un mondo tutto diverso lo aspettava e lui non aveva voglia di affrontarlo.Ultimamente infatti odiava qualsiasi novità gli si presentava davanti.Ormai si era fatto degli amici e una vita che,a parte tutte le cose riguardanti  i suoi genitori,poteva sembrare normale.In realtà portava una maschera davanti agli altri che lo rendeva diverso da quello che era veramente. Tutti, in fondo, lo vedevano come un bravo ragazzo che nonostante i problemi era riuscito ad andare avanti.Ma lui dentro stava per morire e quella specie di esistenza che si era creato,era l’unica cosa che riusciva a tenerlo ancora in vita.Tutti quei cambiamenti non lo attiravano.Sarebbe però accaduto qualcosa che avrebbe cambiato le sorti della sua vita.

Quel primo giorno andò a scuola in bici.La scuola non si presentava molto bene.Davanti c’era una lunga scalinata con ai fianchi degli alberi.Avrebbero dovuto renderla meno desolata.In alto, terminata la scalinata, c’era il grande portone di ingresso con ai fianchi una vetrata.Avevano cercato di abbellirla,anche in questo caso,con delle piante che col tempo erano morte,evidentemente trascurate e dimenticate da tutti,proprio come si sentiva lui in quel momento.Sopra il portone c’era una scritta con il nome della scuola ormai illeggibile logorato anche lui, come tutto il resto, dal tempo che inesorabile trascorreva.Agli studenti non era consentito accedere alle aule per mezzo di quel portone e di quelle scale.Loro dovevano entrare da dietro grazie a delle porte di servizio. Naturalmente conosceva già la classe in cui sarebbe dovuto andare.Ci arrivò senza particolari problemi. Bussò e appena entrò i suoi occhi si posarono su una ragazza.Per lui era strano soffermarsi su una ragazza.Gli stava succedendo qualcosa che non aveva mai provato prima.Quella sensazione però gli piaceva perché i suoi occhi erano affascinati da quello che vedevano. Cominciò a guardarla dalle gambe.Erano così lisce,così regolari.Salendo vide la vita scoperta.Gli sembrava così dolce e così aggraziata che avrebbe voluto subito gettarglisi incontro e abbracciarla. Ma il suo tormento gioioso non era terminato. Salendo,i suoi occhi si soffermarono sul viso.Aveva una bocca così rosea e la muoveva con una sintonia disarmante con la lingua mentre cercava di tenersi le labbra bagnate, in cerca dell’eternità.Ma gli occhi in maniera quasi impercettibile continuarono a salire fino a incrociare i suoi occhi.Aveva dei dolcissimi occhi azzurri come un fresco cielo azzurro di estate, come il mare del luogo dove aveva trascorso le sue vacanze.Quella visione fu per lui come se,dopo un lungo sonno,qualcuno fosse entrato nella sua stanza e gli avesse aperto le finestre.Era accecato, ma contento di essere finalmente sveglio e di potersi gustare tutti i colori della vita.Era ancora fermo all’entrata della classe.Il professore lo invitò ad entrare e lui lo salutò rispettosamente prendendo posto proprio dietro a quella ragazza che aveva notato.Il suo compagno di banco si chiamava Marco,ed era tutto spettinato e trascurato. Così durante i primi giorni di scuola non legò molto con lui. I giorni passavano abbastanza velocemente ed insieme vi erano legati tutti i problemi di scuola.Tutti i suoi pensieri erano rivolti a quella ragazza che vedeva tutti i giorni ma a cui non riusciva a rivolgere la parola.Dal suo banco riusciva a sentire il profumo dei suoi lunghi capelli.Avrebbe voluto accarezzarglieli. Certo, quel primo giorno di scuola gli aveva cambiato la vita,ma la sua triste storia era appena cominciata.

C’era però un problema abbastanza grande.Non riusciva a rivelarle quello che provava per lei.Era non poco insicuro!Non riusciva a conoscerla totalmente e quindi poteva solamente dire che era bella.Non riusciva a capire se a lui questo poteva bastare, ma in quel periodo non riusciva a fare ragionamenti che avessero un nesso logico tra di loro.Era certo però,che doveva dare per forza una svolta a quella storia.Un giorno le scrisse un bigliettino con questa poesia:

 

 

 

 

 

 

“Impazzire. Si può impazzire per molte cose.

 Io sono diventato pazzo di te.

 Dei tuoi capelli rossi come il fuoco

 che incendiano il mio cuore d’amore per te.

 Ti prego vieni tra le mie braccia

 e io ti proteggerò dal tempo

 per non farti cambiare

 e rimarrai per sempre così,

 accanto a me.”

Gliela fece recapitare tramite il suo compagno di banco.Quel giorno non riusciva a fare niente di giusto.Sbagliava tutto e non riusciva a concentrarsi e a formulare una frase con un proprio senso logico.Le mani gli sudavano.Gli sudavano tanto quanto le lunghe giornate trascorse al mare durante l’estate.Tutti i suoi pensieri erano come un vortice,un tornado che gli girava per la testa.Al centro del vortice l’unico punto fisso era lei.La ragazza per cui avrebbe dato la vita,la ragazza per cui avrebbe fatto ogni cosa pur di starle vicino. Da quando aveva cominciato scuola si era ben accorto che anche se non litigavano non si parlavano quasi mai.Giustificava però questo comportamento con la timidezza di entrambi.Sperava che quella lettera sarebbe riuscita a cambiare se non radicalmente,almeno in parte quella situazione.

Il giorno seguente,mentre si avvicinava a scuola,cercava un qualsiasi indizio o particolare che gli desse qualche buona notizia.Il tempo si fermò intorno a lui.Si fermò,quando vide la ragazza dei suoi sogni tra le braccia di un altro ragazzo.Gli si seccò d’improvviso la lingua.Il cuore iniziò a battergli forte come mai.Un improvviso brivido di gelo gli attraversò il corpo. I pensieri iniziarono a vagare alla ricerca di un’immagine,di un ricordo felice.Chiuse lentamente gli occhi e dovette fare uno sforzo disumano per riaprirli.Sperava che fosse tutto solo un brutto sogno.Sperava che la pagina sulla quale stava scrivendo quella parte della sua vita fosse completamente bianca.Sperava che la luce che passava attraverso quelle finestre finalmente aperte,non fosse all’improvviso svanita.Quando li riaprì,l’immagine che gli si ripresentò davanti fu peggiore della precedente. Lei,con una mano gli accarezzava dolcemente il viso,mentre l’altra era intrecciata con le mani di lui.Le dita delle due mani si intersecavano e formavano un’immagine di indissolubilità tragica.Sembrava che niente potesse sciogliere quel legame.Quel ragazzo,a lui sconosciuto, l’abbracciò più forte a sé e con dolcezza le baciò dolcemente il collo. I suoi lunghi biondi capelli erano mossi dal vento verso il viso di quel ragazzo che invidiava terribilmente.Lo invidiava,ma non provava nessun risentimento nei suoi confronti.Non odiava lui,ma non odiava nemmeno lei.Odiava solo se stesso.Si odiava perché non era come quel ragazzo che teneva tra le braccia la sua amata.Non era così bello,e soprattutto così grande,ma l’unica cosa che aveva era il suo amore per lei.Lentamente si diresse verso il bagno.Quando vi arrivò prese dalla tasca il suo portafortuna,un coltellino svizzero,e sfogò la sua rabbia verso quella cosa che ora odiava più di tutte.Pochi attimi, pochi istanti e tutto finì.Come sempre una cosa più grande aveva abbattuto una cosa più piccola.Quella cosa, era stata schiacciata e tolta di mezzo.